Nel quarto trimestre del 2021 la Cina si è allontanata dalle regole dell'economia di mercato. Il settore immobiliare ha continuato a dominare i titoli dei giornali quando Evergrande, il più grande promotore immobiliare del Paese, è andato in default, insieme a Kaisa, Sinic Holdings, Fantasia e Modern Land. Nel frattempo, la repressione regolamentare del governo si è intensificata, culminando con il delisting forzato del gigante di Didi dalla Borsa di New York.
E' quanto afferma il think tank USA China Pathfinder del GeoEconomics Center dell'Atlantic Council nel suo ultimo rapporto.
La mossa potrebbe preannunciare una più ampia liquidazione delle quotazioni estere, in particolare per le società cinesi ad alto contenuto di dati.
Mentre i flussi di VC verso le startup tecnologiche cinesi hanno mostrato una ripresa dai minimi del 2020, gli obiettivi principali di questo investimento sono i settori della tecnologia hardware favoriti da Pechino. Con l'aumento delle aspettative di un rallentamento nel 2022, i leader cinesi hanno abbandonato le restrizioni fiscali e hanno promesso nuovi stimoli alla Conferenza centrale sul lavoro economico (CEWC) di fine anno.
La valutazione finale per il quarto trimestre mostra, sostengono gli esperti, che le autorità cinesi sono attive in quattro dei sei cluster economici che compongono il quadro analitico di China Pathfinder:
sviluppo del sistema finanziario,
politica della concorrenza,
innovazione
apertura agli investimenti di portafoglio.
Ci sono stati meno sviluppi negli investimenti diretti e nei cluster commerciali. Nel valutare se il sistema economico cinese si è avvicinato o allontanato dalle norme dell'economia di mercato in questo trimestre, l'analisi mostra uno spostamento principalmente negativo (verso restrizioni)
Questo numero del China Pathfinder Quarterly Update mette in evidenza il delisting forzato di Didi.
La storia di Didi avverte le aziende private operanti nei settori ad alta densità di dati: l'incontro con le autorità di regolamentazione comporta sanzioni severe, indipendentemente dalle dimensioni dell'azienda. L'intervento di Pechino nella quotazione Didi azzera le ipotesi di rischio. Non è più teorico che lo Stato possa sacrificare il dinamismo economico per perseguire quella che percepisce come una maggiore sicurezza nazionale.
La domanda che si pone il think tank ora è: quante volte e fino a che punto le Autorità di regolamentazione del settore a valore aggiunto utilizzeranno queste tattiche?