Giulio Terzi di Sant'Agata, sul suo profilo Facebook, ha pubblicato il proprio punto di vista sulla recente visita della Pelosi a Taiwan. Qui il testo integrale 👇
AGGRESSIONI CINESI: GIU' LE MANI DAI #TAIWAN!
Senza dubbio, per qualcuno sarà ovviamente colpa degli Stati Uniti: la recente visita della speaker della Camera USA Nancy #Pelosi a #Taiwan è sufficiente a giustificare l'aggressività del governo Comunista #Cinese verso la piccola democratica isola affacciata sull'oceano Pacifico...
Conosco personalmente, molto bene, Nancy Pelosi: è la personalità politica che più di ogni altra negli USA ha sempre avuto posizioni *estremamente chiare*, pubbliche e decise sulla Cina, sul PCC, sul suo desiderio di *egemonia globale*: in gergo colloquiale, diremmo che "non le ha mai mandate a dire...", e anche quando l'ho recentemente rivista, non ho notato alcuna flessione nella sua determinazione nel denunciare *la massiccia e continua violazione dei diritti umani* da parte del #comunismo cinese.
In generale, la Pelosi non ha mai fatto sconti a nessuno sul tema del *valori*, in questo caso neanche al Presidente Biden né al Chief of Staff Miley, né al DOS come al Pentagono...non si è mai piegata ad interessi "particolari" e del momento... Giusto? Sbagliato? A ognuno di Voi valutare liberamente (d'altra parte, come ripeto spesso, qui non siamo ne in #Cina ne in #Russia, ci si può esprimere in piena libertà e senza alcuna conseguenza...) :D
Aggiungo che il fatto che si tratti di una mossa da lei profondamente ragionata e motivata da *una visione precisa del mondo*, della libertà e dei diritti, e non soltanto da un qualche calcolo elettorale, posso garantirvelo proprio conoscendo questa donna decisa e con le idee estremamente chiare: prova ne sia che la sua iniziativa di visitare Taiwan, dal punto di vista meramente politico, a ben guardare fa più il gioco di molti Repubblicani che del Partito Democratico, al quale lei appartiene e che è attualmente interessato più di ogni altra cosa ad evitare altri problemi oltre all'Ucraina, che assorbe già moltissime energie sia in termini di risorse che di diplomazia.
Diversi utenti di questa pagina mi hanno chiesto nei giorni scorsi: le esercitazioni militari della #Cina a Taiwan sono l’inizio di una nuova crisi mondiale, per certi versi simile a quella che stiamo vivendo in est #Europa? Quanto è probabile lo scoppio di un *conflitto diretto* tra #Pechino e #Taipei? E se ciò dovesse accadere, cosa faranno gli #USA...? Tutte domande più che lecite, attuali e di grande interesse per tutti noi.
Qualche elemento di riflessione in più. Il viceministro degli Esteri cinese Xie Feng, in relazione alla visita a Taiwan della Pelosi, ha parlato di "grave provocazione" oltre che di "violazione del principio della Unica Cina", concetto che esiste *solo nella mente del Partito Comunista cinese* ma che è assai caro a Pechino, anche per ragioni di politica interna: l'hanno sempre sostenuto, e non possono indietreggiare di un passo sul punto, questo è certo... Per contro, la Pelosi è stata ben chiara (come al solito): la sua non era una visita di cortesia, bensì si trattava di "una dimostrazione di sostegno alle democrazie minacciate", a conferma di prendere posizione netta contro "gli autocrati" nel mondo... Pechino, in tutta risposta ha lanciato una massiccia operazione militare speciale consistente (per ora) in intense esercitazioni, che hanno a più riprese violato la sovranità di Taiwan, che tuttavia mantiene i nervi saldi e - giustamente - non reagisce alle arroganti provocazioni cinesi...
La querelle tra Pechino e Taipei gioca un ruolo chiave nella scacchiera mondiale: ultimo baluardo in terra di Cina contro il Partito Comunista cinese (è li che si ritirarono le truppe ostili ai comunisti nel 1949, quando Mao Zedong conquistò il potere in Cina), Taiwan è percepito come un "boccone" assai goloso per la Cina: con un PIL tra i 20 più alti del pianeta (superiore a quello di nazioni come Svizzera, Svezia e Arabia Saudita), Taiwan detiene il 92% della capacità produttiva di tutti i semiconduttori avanzati nel mondo (!), indispensabili per la produzione di auto ma soprattutto di Smartphone , PC ed elettronica in genere. Inoltre, nella piccola isola di Taiwan (23 milioni di abitanti, dei quali 5 milioni circa nella modernissima capitale Taipei, ma appena 36.000 kilometri quadrati di territorio) transita anche il 40% del commercio mondiale (!), per un valore totale annuale di quasi 5,3 trilioni di dollari... Inoltre, Taiwan gode di una posizione straordinaria da un punto strategico-militare: chi conquistasse l'isola, deterrebbe il controllo su qualunque movimento in quell'ampia area geografica di mare, porta per l’Oceano Pacifico.
La comunità internazionale, pur riconoscendo la Repubblica Popolare Cinese come l’unico governo legittimo della Cina, non ha mai fatto un passo indietro sul tema: gli USA non hanno mai accettato la *pretesa di sovranità * del Partito Comunista Cinese sull’isola, e la maggioranza assoluta degli Stati nel mondo dialoga correntemente con Taiwan, sia a livello bilaterale che in molti consessi internazionali (come ad esempio il #WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio).
Nel 2016, con l’elezione a Taiwan dell’indipendentista Tsai Ing-wen, la tensione è salita, anche perchè Xi Jinping, dal canto suo, non ha mai fatto mistero delle sue volontà imperialiste e del desiderio di riannettere Taiwan...
Inoltre, qualunque percorso per una "riannessione pacifica" e indolore di quella che Pechino considera semplicemente una propria provincia, è da escludere, perchè la #Cina non rispetterebbe (non l'ha mai fatto, in questi casi) nessun accordo: come dimostrano le violente repressioni delle proteste pacifiche a Hong Kong, della quale la Cina si era impegnata a rispettare la parziale autonomia, la firma di Pechino non vale nulla, è carta straccia... laddove un accordo dovesse non essere in linea con le aspettative di Pechino, semplicemente non verrebbe rispettato, sotto questo profilo la *credibilità internazionale del PCC è purtroppo pari a zero*.
Dal punto di vista strettamente militare, nonostante Taipei disponga dei più moderni armamenti, è evidentissimo l’enorme squilibrio tra le due parti e *la schiacciante superiorità della macchina bellica cinese*. #Taiwan si salverebbe, forse, solo grazie a un intervento occidentale. Ma a che prezzo?
C'è chi sostiene che Taiwan andrebbe lasciata al proprio destino (tendenzialmente, le stesse persone che sostenevano che anche l'Ucraina andava lasciata al proprio destino...). Tuttavia, le grandi capitali hanno già reso chiarissimo, anche con l'immediata e ferma reazione all'invasione russa dei territori sotto la sovranità di Kiev, che non intendono lasciar ulteriore spazio a *dittature, autocrazie e oligarchie* per annettersi boccone dopo boccone pezzi di mondo a proprio piacimento, e il parallelo storico, con i dovuti distinguo, è immediato: già nel 1938 a Monaco "ci si girò dall'altra parte", sacrificando parte della Cecoslovacchia pur di tentare di tacitare la fame di territori di Hitler...e - come ripeto spesso - di li in avanti non mi pare sia andata proprio benissimo...
In realtà , se può consolare, la diplomazia lavora come al solito intensamente dietro le quinte, e il messaggio mandato a #Pechino è chiaro: *l'occidente non intende stare a guardare*, ma soprattutto la questione della piccola isola di #Taiwan non è un problema che può essere risolto solo tra #Taipei e #Pechino (ne va anche della credibilità di tutte le democrazie liberali del mondo...). Il Partito Comunista Cinese dovrà quindi, molto probabilmente, farsene una ragione, e *sedersi a dialogare*, se non vorrà essere diretto responsabile di un escalation su scala mondiale... Nell'attesa, *massima, incondizionata e decisa solidarietà * agli amici di Taiwan!
Bene, ho terminato (per ora!), adesso DITE LA VOSTRA!
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale