L'Europa continua a guardare insistentemente sempre più ad est.
Prosegue, infatti, il programma di allargamento dell'Unione europea verso i partner dei Balcani occidentali. Un'area ritenuta di fondamentale importanza strategica sia politica, che economica e di sicurezza. Tuttavia, ci sono anche forti timori come dimostrano i recenti casi dell'Ungheria, già annessa, ed anche della stessa Turchia. Evitare il ripetersi di errori passati, quindi.
Va pure detto che sui Balcani si continua a registrate, da parte della UE, una dura partita geopolitica con il Cremlino, realizzata a mezzo di una persistente disinformazione posta in essere dalla Russia su diversi fronti.
Ieri, 6 ottobre, la Commissione Europa ha fatto il punto dell'attuale situazione con l'annuale comunicazione sulla politica di allargamento dell'UE ed il pacchetto 2020, in cui sono state indicate le relazioni annuali sui singoli Stati e le valutazioni delle riforme poste in essere, ritenute fondamentali per l'ingresso in UE e sono state fornite le raccomandazioni specifiche e gli orientamenti sulle prossime tappe di adesione.
Processo di allargamento
L'attuale programma di allargamento europeo riguarda gli Stati dei Balcani occidentali e la Turchia. In particolare, i negoziati di adesione sono stati avviati con il Montenegro nel 2012, con la Serbia nel 2014 e con la Turchia nel 2005. Inoltre, nel marzo del 2020, gli Stati europei hanno deciso di avviare i negoziati di adesione anche con la Macedonia del Nord e con l'Albania. Candidati potenziali sono ritenuti anche la Bosnia-Erzegovina, che ha presentato domanda di adesione nel febbraio 2016, ed il Kosovo con l'accordo di stabilizzazione e di associazione entrato in vigore nell'aprile 2016.
Il processo di adesione, precisa la Commissione, si fonda su criteri consolidati, su una condizionalità rigorosa e sul principio secondo il quale ogni Paese sarà valutato in base ai propri meriti. Le condizionalità, cui si riferisce l'Organismo europeo, attengono più precisamente al rispetto dello Stato di diritto – sancito dall'articolo 2 del trattato sull'Unione Europea – ad una riforma della giustizia che prevede l'indipendenza della magistratura e processi equi, alla lotta contro la corruzione e alla criminalità organizzata, alla sicurezza, al rispetto dei diritti fondamentali della persona, al funzionamento delle istituzioni democratiche, ad una riforma della pubblica amministrazione, nonché allo sviluppo economico ed alla competitività.
Balcani occidentali
Una politica di allargamento credibile è un investimento geostrategico nella pace, nella sicurezza e nella crescita economica di tutta l'Europa, a maggior ragione in un periodo di sfide e divisioni globali crescenti. Questa la precisazione della Commissione. Interesse politico, economico e della sicurezza dell'Unione europea, dunque.
E a tal riguardo, la Commissione ha richiamato proprio la sua recente comunicazione dal titolo "Rafforzare il processo di adesione - Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali", approvata dagli Stati membri nel marzo 2020. In essa sono contenute le proposte per dare slancio al processo di adesione, rendendolo soggetto a una guida politica più forte. Si ribadisce, anche, che il processo di adesione deve essere meritocratico, basato sulla fiducia reciproca e su impegni chiari da parte di tutti con un'attenzione ancora maggiore alle riforme fondamentali. Ma a ben vedere la valutazione fornita della Commissione non è poi così tutta "rose e fiori". Cosa sostiene? Afferma che i progressi credibili riguardo allo Stato di diritto continuano a rappresentare una sfida importante, spesso legata alla mancanza di volontà politica. La cultura giudiziaria continua a diffondersi lentamente in tutta la regione dei Balcani occidentali, senza un impegno adeguato a favore del principio dell'indipendenza del potere giudiziario. Inoltre, prosegue la Commissione, la lotta alla corruzione ha subito un rallentamento e i risultati ottenuti dalla maggior parte degli Stati sono ben lungi dal soddisfare i requisiti per l'adesione.
Progressi meno significativi, poi, sono stati registrati anche in tema di libertà di espressione e di pluralismo dei media.
Rischi, dunque, che l'unione Europea, dopo i casi di Ungheria e Polonia, non può più assolutamente correre.
Il sostegno economico dell'UE
Sul piano del sostegno economico, l'Unione Europea ha finora mobilitato un pacchetto di oltre 3,3 miliardi di euro a vantaggio dei cittadini dei Balcani occidentali e delle imprese. I finanziamenti sono stati stanziati nell'ambito del programma pluriennale 2014-2020.
La Commissione, inoltre, sempre ieri, ha adottato un ulteriore piano economico e di investimenti globale per i Balcani occidentali.
Previsto un pacchetto di investimenti, in forma di prestiti, fino a 9 miliardi di euro che dovrebbero essere destinati a sostenere la connettività sostenibile, il capitale umano, la competitività, la crescita inclusiva e la duplice trasformazione verde e digitale.
La situazione turca
Secondo la Commissione, la Turchia ha continuato ad allontanarsi ulteriormente dall'UE con gravi regressioni nei settori della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e dell'indipendenza del potere giudiziario. Come precisato dal Consiglio europeo nel 2018 e nel 2019, i negoziati di adesione con la Turchia sono giunti a un punto morto, senza che si possa prendere in considerazione l'apertura o la chiusura di nuovi capitoli. La relazione della Commissione conferma, inoltre, che questi gravissimi fatti continuano a sussistere, ancora oggi, nonostante il più volte dichiarato impegno di Erdogan verso una adesione all'UE. La relazione denuncia, quindi, come la politica estera della Turchia si ponga sempre più in contrasto con le priorità dell'Unione Europea, sia nell'ambito della politica estera che della sicurezza comune.
La Turchia, quindi, alle attuali condizioni non potrà assolutamente entrare a far parte dell'Unione Europea anche se in ballo ci sono ancora le drammatiche situazioni legale alla migrazione e agli eventi alla frontiera greco-turca del marzo 2020.
Prossime tappe
La palla ora passa al Consiglio. Ad esso spetterà il compito di esaminare le raccomandazioni della Commissione ed adottare le decisioni sulle prossime tappe.
Insomma, la parola d'ordine è, come si dice in gergo, andarci con i piedi di piombo per evitare soprattutto il ripetersi di situazioni come quelle dell'Ungheria che attualmente stanno condizionando, e non poco, anche la definitiva adozione degli importanti strumenti di sostegno finanziario a favore degli Stati europei.
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