Come cambierà l'economia dopo che sarà passata la pandemia? Quali saranno i cambiamenti futuri? Quale sarà il ruolo dell'Europa nel mercato globale? Quali settori produttivi non avranno più mercato interno o internazionale? E' giusto sussidiare tutti a mo' di annaffiatoio? Tutti questi aiuti di stato possono danneggiare l'economia? Domande legittime. Risposte complesse. Ma il dibattito pubblico al riguardo non esiste, almeno qui in Italia. Grave, anzi drammatico, perché si rischia di creare un'economia zombie e di bruciare nella stufa miliardi di euro. Finora oltre 100 che pesano su un debito pubblico ormai debordato e forse non più sostenibile.
Domenica scorsa alcuni politici benpensanti hanno proposto la cancellazione dei debiti che gli Stati hanno contratto a causa della pandemia. Debiti, attualmente in pancia alla BCE con i vari programmi di acquisto dei titoli di Stato. Qualcuno si è anche spinto a sostenere una migrazione dell'istituto MES sotto il comando della Commissione Europea per utilizzarne la capacità di finanziamento di circa 400 miliardi.
Teorie inammissibili e dannose.
I trattati UE vietano espressamente il finanziamento diretto degli Stati tramite la BCE. La remissione del debito rientrerebbe appunto in questa fattispecie. Inammissibilità giuridica, dunque. Ma anche inammissibilità politica. Queste soluzioni sono la evidente declinazione di un politica irresponsabile che da anni ha abbandonato il Paese a se stesso e che vede nel sussidio l'unica forma di sostegno. Creare una società parassitaria su larga scala. E' la sballata “teoria” nota come “PIL senza crescita”, che non ha colore politico evidentemente. Ormai è così che l'Italia viaggia da decenni. E la politica continua strumentalmente a raccontare frottole, bypassando scientemente i veri problemi nazionali che restano, drammaticamente, irrisolti.
Intanto ieri il Governo ha approvato la legge di bilancio.
Di nuovo sussidi su larga scala. Ulteriori 12 settimane di cassa integrazione Covid gratuita per tutte le imprese e proroga fino a fine marzo del blocco dei licenziamenti. Fondo da 4 miliardi a favore delle imprese più colpite dall’emergenza. Insomma, continua la pietrificazione dell'economia. Ma soprattutto nessuna idea di come affrontare il risveglio post covid.
Il “modello” Arcuri, di affidamento ad un terzo della gestione della pandemia accentrando tutti i poteri nelle mani di un plenipotenziario tuttologo, già di per se problematico ed altamente rischioso, non potrà di certo essere utilizzato anche per la gestione di ripartenza dopo la crisi. Servono idee immediate e programmi da attuare sin da ora.
E' indubbio che i sussidi governativi su larga scala creano falsi incentivi economici a lungo termine e danneggiano l'economia. E le imprese beneficiarie, che non avranno più un mercato, falliranno ugualmente.
Serve, dunque, uno sguardo oltre la crisi.
Niente più principio dell'annaffiatoio ma più distruzione creativa. Queste le parole usate ieri da Christian Sewing, capo di Deutsche Bank, durante la giornata lavorativa della CDU.
Le aziende dovrebbero adattarsi alle nuove circostanze, anche se questo è associato al dolore.
Dura da digerire, vero? Molto dura. Ma questa è la realtà.
Dopo la crisi, alcune cose saranno meno richieste, altre no, altre molto di più. Ovviamente i programmi di salvataggio sono la cosa giusta da fare per attutire rapidamente una crisi. Ma ora è necessario discutere soluzioni a lungo termine, aggiunge.
E questo argomento, che dovrebbe formare oggetto di un serio dibattito pubblico, difetta sia in Germania come in Italia.
Cosa fare?
Gli aiuti in futuro andrebbero dati esaminando i modelli di business dei beneficiari, evitando di elargirli a chi non ha prospettive.
Ma in Italia, more solito, si va in direzione opposta. E l'assurda proposta di cancellazione del debito statale ne è la plastica dimostrazione.
Serve una exit strategy urgentemente.
Occorre che la politica inizi ad elaborare progetti che supportino l'economia italiana nella fase del disgelo. Ci riusciranno? Se non sono stati in grado di gestire la fase pandemica come si può pensare che riusciranno ad amministrare al meglio la fase post covid?
Intanto bisognerà confrontarsi con ciò che ci aspetta.
E qui le parole di Christian Sewing, tornano nuovamente in soccorso.
L'Europa sta affrontando una triplice trasformazione, dice. In primo luogo, c'è un problema di debito pubblico che i Governi dovranno affrontare. Per molti di essi questo onere è gestibile solo a tassi di interesse molto bassi. Questo è uno dei motivi per cui la fine di una politica monetaria estremamente accomodante sta diventando sempre più irrealistica.
Secondo. La rivoluzione digitale in atto sta determinando un profondo cambiamento nell'economia. Il servizio di videoconferenza Zoom ora vale più sul mercato azionario di qualsiasi banca europea e Tesla ha superato le tradizionali case automobilistiche in termini di capitalizzazione di mercato.
Bisogna rendere l'economia rispettosa verso l'ambiente e questa trasformazione comporta notevoli esigenze di investimento. E tutto ciò dovrà essere progettato e finanziato, aggiunge Sewing.
Ma le regole del gioco dell'economia globale stanno attualmente subendo cambiamenti fondamentali. E questa è la terza variabile importante, aggiunge. L'epoca d'oro del commercio mondiale e della globalizzazione quasi senza ostacoli sta volgendo al termine. Un segno di ciò è il confronto tra Cina e Stati Uniti. Mentre gli Stati Uniti sono diventati sempre più protezionisti negli ultimi anni, la Cina ha appena siglato il più grande accordo di libero scambio del mondo in Asia, rendendo il paese maggiormente indipendente dall'Occidente ed espandendo la sua influenza.
Alcuni economisti descrivono ciò che attende l'Europa e gli Stati membri come un'era di disordine".
Servirà, dunque, una grande capacità di progettazione. Uno sguardo oltre la crisi.
Uno sguardo che la politica italiana purtroppo finora sta dimostrando di non avere.
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