Il progetto macroeconomico della doppia circolazione sancisce l'ambizione della Cina a diventare autosufficiente nel lungo termine nelle risorse e nella tecnologia, nello sviluppare la domanda interna e quella esterna attraverso i mercati terzi della Belt and Road Initiative
di Nicola Iuvinale
Il China Leadership Monitor dell'Hoover Institution (Stanford University) ha pubblicato un saggio "What is Behind China's Dual Circulation Strategy" di Alicia García Herrero, che ci spiega, in dettaglio, l'importanza del sistema della strategia economica della doppia circolazione che dovrebbe riverberare importanti effetti interni ed esterni.
Il piano ha l'ambizione di portare la Cina a diventare autosufficiente. Tale aspirazione è stata resa nota al mondo nel 2015 dopo il lancio del piano generale di politica industriale cinese, Made in China 2025.
Dalla spinta di Trump verso la guerra commerciale e tecnologica contro la Cina, la leadership cinese ha fatto però affidamento su una strategia a doppia circolazione per sostenere la crescita del Paese. Ciò significa, sostanzialmente, isolare il mercato interno dal resto del mondo, eliminando ogni strozzatura, sia in termini di risorse naturali che di tecnologia, in modo da integrare verticalmente la propria produzione e raggiungere l'autosufficienza accontentata dall'enorme mercato di Pechino.
Una conseguenza rilevante per il mondo, però, è che la Cina non avrà più bisogno di importare input di fascia alta, con ovvie conseguenze negative per i principali esportatori di tecnologia, come Germania, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti.
Inoltre, tenderà ad aumentare la domanda esterna, in un contesto di contenimento occidentale, a favore della Belt and Road Initiative (BRI).
In buona sostanza, la doppia circolazione fa parte del piano generale della Cina per tentare di diventare autosufficiente in termini di risorse e tecnologia, di sviluppo della domanda interna attraverso il suo enorme mercato e di quella esterna attraverso i mercati della BRI.
La strategia è stata lanciata in piena pandemia dal presidente Xi Jinping nel 2020 e segue quella di politica estera della "Belt and Road Initiative" avviata nel 2013 e quella di politica industriale Made in China 2025.
La doppia circolazione è stata incoronata come una parte centrale della pianificazione economica della Cina nel il 14° piano economico quinquennale del marzo 2021.
Un intero capitolo (Capitolo 4) del Piano è dedicato alla doppia circolazione ma con un focus più sulla “circolazione interna” che sulla circolazione esterna, come chiaro segno che l'autosufficienza è un obiettivo prioritario.
La strategia è dovuta anche quale conseguenza alle politiche introdotte da Trump per contenere l'ascesa tecnologica della Cina, come la “entity list” che vieta le esportazioni di input chiave per alcune delle principali società tecnologiche cinesi, compresi i fornitori 5G come Huawei.
L'amministrazione Biden ha sostanzialmente mantenuto in vigore la maggior parte delle politiche restrittive dell'era Trump, comprese le varie limitazioni sui trasferimenti di tecnologia, sulle esportazioni e sulle acquisizioni cinesi di società tecnologiche estere.
Come viene implementata la strategia della doppia circolazione
La Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme (NDRC) ha sviluppato una serie di politiche specifiche.
La prima, pubblicata nel settembre 2020, mira a ridurre i "colli di bottiglia" dal lato della produzione.
Il piano fissa obiettivi per ridurre i costi di produzione, logistica e per migliorare l'efficienza della distribuzione.
L'obiettivo non è solo l'integrazione fisica delle imprese manifatturiere, ma anche il miglioramento della condivisione delle informazioni attraverso l'uso del 5G e della "moneta di stato intelligente."
Un'importante implicazione della strategia è la spinta alla scienza e alla ricerca. Il "Piano a medio e lungo termine per la scienza e la tecnologia 2021-35" si concentra, infatti, sulle tecnologie fondamentali. In un documento correlato, la NDRC ribadisce il sostegno ai settori prioritari, tra cui l'informatica di nuova generazione, le biotecnologie, la produzione di fascia alta, i nuovi materiali, la nuova energia, i veicoli elettrici, la protezione dell'ambiente e la creatività digitale.
Il Ministero del Commercio (MOFCOM), poi, nel suo piano quinquennale, ha anch'esso iniziato a utilizzare il concetto di doppia circolazione per introdurre misure a sostegno dei consumi interni e di diversificazione degli scambi.
Il miglior esempio del primo sono le nuove misure annunciate nel febbraio 2021 nel settore automobilistico per impedire ai governi locali di introdurre restrizioni all'acquisto di auto in pendenza di sussidi per l'acquisto di veicoli elettrici.
Per quanto riguarda quest'ultimo, nel marzo 2021 il MOFCOM ha annunciato misure per aumentare la presenza di investitori stranieri in cima alla catena del valore cinese, mirando a integrare ulteriormente verticalmente la capacità produttiva del paese.
La politica mira a trasformare le PMI in aziende “little giant” che eccellono in settori di nicchia. Allo stesso modo, il MOFCOM ha anche pubblicato una linea guida per la diversificazione delle importazioni in modo da ridurre la dipendenza dalle economie occidentali dando più peso alle economie emergenti, in particolare a quella russa.
Sempre il MOFCOM, insieme al Ministero dell'Industria e delle Tecnologie dell'Informazione (MIIT) e alla Cyberspace Administration of China (CAC), hanno pubblicato congiuntamente una linea guida per sostenere l'espansione dell'economia digitale cinese a livello internazionale istituendo centri di ricerca e sviluppo internazionali.
In sintesi, le misure per sostenere la domanda interna e aggiornare la catena di approvvigionamento cinese sono tutte associate al canale interno della strategia a doppia circolazione.
Potenziale impatto settoriale
L'obiettivo generale della strategia della doppia circolazione, vale a dire l'autosufficienza, ha importanti implicazioni settoriali. Il primo è che il potenziamento della capacità industriale cinese ridurrà la sua dipendenza dal resto del mondo ed eliminerà potenziali colli di bottiglia, spesso legati alle risorse naturali o alla tecnologia.
Le mancanza di risorse naturali, la scarsità di energia e metalli per soddisfare le sue esigenze di domanda erano il tallone d'Achille della Cina, ma un'azione rapida ha ridotto al minimo questo potenziale collo di bottiglia.
In effetti, negli ultimi anni, la Cina ha investito ingenti fondi per superare la scarsità di risorse petrolifere e metallifere, la scarsità di litio, cobalto e di terre rare, fondamentali per le nuove tecnologie. Questo spiega non solo la corsa agli acquisti globali di compagnie energetiche e minerarie, ma anche la creazione di nuove rotte commerciali nell'ambito della strategia Belt and Road.
Il secondo obiettivo della Cina per raggiungere l'autosufficienza è la tecnologia.
Pechino ha chiaramente scavalcato molti paesi in termini di capacità tecnologica investendo ingenti somme in ricerca e sviluppo (R&S). La spesa media in R&S della Cina in percentuale del PIL ha già superato quella dell'UE, sebbene rimanga ancora inferiore a quella degli Stati Uniti. In diversi settori, ad esempio 5G e intelligenza artificiale, la Cina sembra essere all'avanguardia tecnologica, ma non nei componenti chiave richiesti dalla maggior parte delle tecnologie, ovvero i semiconduttori.
Questo è chiaramente il collo di bottiglia più importante per il sogno di autosufficienza della Cina. Le importazioni cinesi di semiconduttori sono maggiori di quelle di petrolio e sono la prima voce nel paniere delle importazioni.
Ecco perché il potenziamento dell'industria dei semiconduttori è stato uno degli obiettivi chiave di Made in China 2025, accompagnato da un fondo dedicato di 140 miliardi di RMB: il National Integrated Circuit Industry Investment Fund, noto come Big Fund, introdotto nel 2014.
La fase 2 del Big Fund è stata introdotta nel 2019, con 204 miliardi di RMB. Oltre a questi fondi pari a circa 60 miliardi di dollari, in questo settore sono stati introdotti anche altri incentivi e agevolazioni fiscali.
Per sostenere la produzione di chip, la Cina aumenterà le detrazioni fiscali: "per ogni milioni di yuan (150.000 dollari) spesi in ricerca e sviluppo, un'azienda potrà detrarre 2 milioni di yuan dal reddito imponibile".
Nonostante una forte spinta politica, i risultati sembrano però finora limitati. Secondo IC Insights, nel 2020 le società con sede in Cina hanno rappresentato solo il 5,9% della quota di mercato totale dei circuiti integrati del paese.
Il secondo aspetto della doppia circolazione riguarda il sostegno alla domanda interna e, in particolare, lo spostamento verso un modello di crescita basato sul consumo. Questo può essere inteso come un rinnovato sostegno alla new economy.
In effetti, gli investimenti in nuovi settori sono cresciuti in modo massiccio, soprattutto in tre aree chiave: i settori dei semiconduttori, dei consumatori e della sanità. Un tale boom di investimenti nei nuovi settori non può essere spiegato dalla loro redditività molto elevata, almeno non se confrontata con i loro omologhi globali.
Cosa significa per il resto del mondo
Le importazioni potranno essere sostituite dalla produzione interna non appena la Cina sarà in grado di produrre a livello nazionale.
Riguardo le catene di approvvigionamento non è altro che l'integrazione verticale della produzione manifatturiera interna.
I partner stranieri potrebbero subire una forte diminuzione delle esportazioni verso la Cina, in particolare di apparecchiature di produzione di fascia alta. Ciò dovrebbe essere particolarmente problematico per Germania, Giappone e Corea del Sud, ma anche per Taiwan e Stati Uniti in quanto principali esportatori di beni intermedi, siano essi macchinari, prodotti chimici, componenti per auto o semiconduttori.
Inoltre, nella strategia della doppia circolazione, la Cina non solo intenderebbe sostituire le sue importazioni non appena sarà in grado di produrre tali beni intermedi, ma si aspetta anche di esportarli, competendo con i maggiori esportatori nei mercati terzi.
In realtà, questo sta già accadendo.
La Cina è già in competizione con la Germania nei principali settori di esportazione, come automobili, macchinari industriali ed elettrici, e lo stesso vale per Giappone e Stati Uniti.
In alcuni settori chiave del futuro (sia per la sostenibilità energetica che per la digitalizzazione), la Cina ha già oggi scavalcato molti degli operatori storici. Un esempio è l'energia rinnovabile, e in particolare i pannelli solari, poiché la Cina conta già per il 71% della quota di produzione globale (da appena il 15 percento nel 2006).
Conclusione
Oltre l'aumento della domanda sia interna che esterna, la strategia della doppia circolazione riguarderà soprattutto l'autosufficienza in risposta a un ambiente esterno sempre più ostile.
È importante però notare che la spinta cinese all'autosufficienza non sarà solo un problema per il resto del mondo (in particolare per i maggiori esportatori di beni di fascia alta) ma anche per la stessa Cina.
Il motivo è che la ricerca del disaccoppiamento da parte della Cina richiederà enormi risorse finanziarie, con tutte le relative inefficienze.
L'entità delle inefficienze dipenderà da quanto è lontana Pechino dalle frontiere tecnologiche e da cosa può fare la Cina per accorciare tali distanze.
Le acquisizioni di società estere nelle aree in cui la Cina soffre dei colli di bottiglia più importanti potranno chiaramente aiutare (come nel caso dei semiconduttori), ma tale percorso sarà sempre più difficile man mano che le economie sviluppate intensificheranno il controllo delle acquisizioni cinesi.
Inoltre, se la Cina continuasse a chiudere la sua economia attraverso il mantra dell'autosufficienza, potrebbe esserle sempre più difficile mantenere un vantaggio competitivo internazionale.
In tale contesto, però, la strategia cinese Belt and Road può essere vista come un'importante politica complementare alla doppia circolazione. Costruendo infrastrutture di trasporto in modalità hub-and-spoke, Pechino si assicurerà che le economie collegate attraverso tale infrastruttura dipenderanno sempre più dalla Cina per le importazioni.
In sintesi, la strategia della doppia circolazione è una politica cruciale che riflette chiaramente la visione del mondo della Cina e il suo posto in esso. La Cina sta cercando di diventare un mercato completamente integrato senza bisogno di aiuto dal resto del mondo, pur beneficiando ancora dei mercati di esportazione.
Nella visione di Xi Jimping, la strategia della doppia circolazione dovrebbe tradursi in un surplus commerciale per la Cina; le importazioni sarebbero controllate in modo da ridurre l'eccessiva dipendenza dal resto del mondo e le esportazioni sarebbero ulteriormente promosse come un contrappeso per monetizzare i suoi sforzi.
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