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Immagine del redattoreNicola Iuvinale

Dov'é la strategia italiana vs Cina? Come i media rappresentano Pechino e il Fronte Unito Cinese?

Il Fronte Unito di Xi Jinping è fatto di persone, ma è, anche e soprattutto, una metodologia. Ed è qui che entra in gioco la sua parte più sinistra e pericolosa per l'Occidente e le democrazie. Perché, se portata ancora avanti consentirà alla Cina di dominare ovunque, attraverso il più potente ed efficace metodo di "divide et impera" che l'umanità abbia mai visto. Tutto ciò è qualcosa che possiamo contrastare solo promuovendo la comprensione di ciò che vuole e di come opera lo Stato Partito Cinese. Questo non è qualcosa che i servizi di sicurezza o la polizia possono affrontare. Deve avvenire attraverso l'istruzione. Si tratta di spiegare come funziona il sistema e la metodologia, in modo che le persone e i servizi abbiano la consapevolezza di affrontarlo

di Nicola Iuvinale


Di recente il professor Steve Tsang, direttore del SOAS China Institute, ha scritto sulla rivista Times che l'ex cancelliere Rishi Sunak e il ministro degli Esteri inglese Liz Truss, entrambi in corsa per diventare il prossimo primo ministro della Gran Bretagna, devono necessariamente creare e iniziare a parlare di una strategia coerente nei confronti della Cina, in particolare sull'aumento della capacità del Regno Unito di comprenderla e affrontarla.

Anche l'Italia ha bisogno di farlo in fretta, perché è molto, molto indietro addirittura nella consapevolezza, già invece matura, della politica inglese.

Quindi, la prima domanda da porsi è: gli Istituti Confucio devono essere chiusi?

In caso positivo, quali passi dovrebbero compiere i governi inglese e italiano?

Certamente, lo studio della Cina è molto importante per il nostro paese. È significativo, perché la Cina continuerà a restare un attore molto rilevante nel mondo e nelle sue relazioni con l'Italia.

Indipendentemente dal fatto che la Cina svolga quel ruolo, in modo positivo o negativo, è comunque importante per noi e per il mondo libero studiare quel paese; addirittura, è ancorpiù importante se il ruolo della Cina risulta essere negativo, com'è oggi.

Allora, poniamoci un'ulteriore domanda.

Se stiamo guardando qualcosa di così grande importanza strategica per il nostro paese, perché vogliamo che l'insegnamento della conoscenza sulla Cina sia gestito da istituzioni (gli Istituti Confucio) che, in definitiva, sono sotto la responsabilità e il controllo del Dipartimento di Propaganda del Partito Comunista Cinese? Dipartimento che non condivide - per usare un eufemismo - nessuno dei nostri valori di base.

Gli Istituti Confucio riguardano principalmente l'insegnamento del mandarino, anche se alcuni di loro si impegnano in altri tipi di attività accademiche (e non solo....). Ma anche nell'insegnamento del mandarino, non c'è dubbio che la realtà influisce ancora sul modo attraverso il quale comprendiamo il paese oggetto di studio.

Il modo in cui diamo forma all'insegnamento di una lingua è importante, perché essa è come la chiave della porta: ti permette di aprirla alla comprensione di ciò che sta dall'altro lato.

Quello di cui abbiamo bisogno è che il governo fornisca un sostegno reale allo studio della Cina e della lingua cinese alle università di questo paese. Abbiamo bisogno di sviluppare una generazione o addirittura generazioni di persone che capiscano la Cina - la sua storia, la sua cultura e le sue persone - in modo critico e perspicace, piuttosto che in quello attraverso cui i cinesi vorrebbero che la capissimo.

Quindi, il primo pilastro è quello dell'istruzione, per una strategia cinese che dovrebbe essere messa insieme dal governo italiano.

Ad esempio, il Regno Unito ha già fatto una chiara mossa strategica che è stata la creazione del National Security and Investment Act, che limita la capacità delle entità straniere di investire in aree ritenute sensibili.

Anche gli Istituti Confucio probabilmente verranno chiusi: cosa che dovrebbe essere fatta anche in Italia.

In questo momento ci sono aree verso le quali non stiamo adottando un approccio sufficientemente strategico, come ad esempio sull'Internet delle cose, un'area che a breve causerà problemi anche all'italia.

Tuttavia, poco o nulla é stato ancora adeguatamente esaminato, a livello di governo o parlamento, sul tema della sicurezza nazionale, riguardo l'aggressiva politica estera ed internazionale della Cina.

Ma, la questione fondamentale è: cosa vogliamo nelle nostre relazioni con la Cina nei prossimi dieci, venti o cinquanta anni? Una strategia è per sua stessa natura uno schema a lungo termine di ciò che vogliamo fare e di come raggiungerlo, in un modo che sia realistico, possibile e costruttivo. Non ha senso avere una strategia che, fondamentalmente, non è realizzabile. Quando guardiamo ad una strategia italiana verso un'altra grande potenza emergente, dobbiamo tenere a mente che anche l'altra parte - in questo caso la Cina - ha la sua strategia verso l'Italia. E non hanno paura di articolare ciò che vogliono. Quindi, invece di vedere cosa vuole il governo cinese, dobbiamo prima di tutto chiederci cosa vogliamo noi e perché lo vogliamo. Conseguentemente, possiamo rispondere di "come ci siamo proposti di raggiungere questo obiettivo".

Xi Jinping vuole, fondamentalmente, rendere la Cina di nuovo grande, rappresentandola in modo tale da farla tornare, apparentemente, ad un'era mitica della storia cinese: il paese più benevolo al mondo.

Xi Jinping non è un bravo studente di storia, ma è qualcuno che capisce che "chi controlla il presente controlla il passato e chi controlla il passato controlla il futuro". E dovremo quindi essere consapevoli che la missione di Xi è quella di indirizzare il mondo nella stessa direzione che segue, o che sia parallela all'immagine della Cina che che vuole Xi Jinping. E quello che fa a livello nazionale è quello che farà a livello internazionale.
È questa la prospettiva che vogliamo? Se non lo è, cosa desideriamo?

Sicuramente, la nostra strategia riguarda il mantenimento, il miglioramento e il potenziamento di ciò che abbiamo: una direzione di viaggio che, in definitiva, riguarda le persone e i loro diritti fondamentali. La cosa grandiosa del nostro paese è che mettiamo valori nelle persone: nella loro dignità, nel potenziarle, per consentire loro di essere in grado di pensare da sole, fare ciò che vogliono - ovviamente, entro i limiti della legge - e massimizzare le loro potenzialità individuali.

Tutto ciò, è qualcosa di non realistico nel tipo di ordine mondiale che Xi Jinping ha immaginato. Quindi dovremmo pensare ad una strategia vs la Cina che sia quella di "affrontarla per tutelare il nostro bene di contrastarla". Dovremmo avere una strategia, rilevante per la nostra sicurezza nazionale, nei confronti della Cina che tenga conto di come Xi Jinping considera il suo paese e le sue relazioni con il resto del mondo, di come questo ci influenzerà e di come dovremmo andare avanti in modo da essere in grado di proteggere e accrescere i nostri valori fondamentali di libertà, stato di diritto e democrazia.

Ciò significa che a volte scenderemo a compromessi con i cinesi; altre dovremo mantenere la nostra posizione.

Ora proviamo a ricollegare l'idea della strategia sull'istruzione, sopra evidenziata, con quella sui media.

Chiediamoci: l'ambiente dei media svolge, oggi, un ruolo sovradimensionato nell'influenzare l'approccio del governo italiano nei confronti della Cina?

Si, i media contano e molto. Contano perché continuano a plasmare il pensiero delle persone. E come democrazia, i nostri politici eletti prestano attenzione sia alle opinioni pubbliche, che alla direzione di marcia delle persone. Quindi i media, in questo contesto, hanno due input nel processo decisionale.

Uno è il ciclo stesso dei media, che provoca risposte immediate da parte dei politici. L'altro sono i media che guidano l'opinione pubblica ad andare in una certa direzione che genera quel tipo di clima più generale di opinione, del quale i nostri politici terranno conto e i partiti non vorranno contrastare.

Su questi due punti particolari, la posizione dei media italiani sulla Cina, sta portando a migliori risultati strategici per l'Italia?

Il ruolo dei media è un'analisi immediata, piuttosto che a lungo termine.

Per un'analisi a lungo termine dovremmo guardare a gruppi di riflessione e università per fornirli. Non è del tutto giusto aspettarsi che i giornalisti, i redattori della bozza iniziale di qualsiasi storia, approfondiscano. Perché non è quello che devono fare veramente nel riportare le notizie.

Tuttavia, uno dei problemi con i media che riferiscono sulla Cina (che il governo cinese conosce e usa a proprio vantaggio) è sia il modo in cui gestiscono le notizie, sia di come interagiscono, in generale, con la popolazione. Utilizziamo un linguaggio semplice e termini che le persone comprendono e con cui possono facilmente relazionarsi al fine di farsi un'idea complessa in modo efficace.

Ad esempio, esaminiamo la cosa in modo semplice e dal basso. Come funziona uno dei migliori reportage sulla Cina contro i nostri interessi? Come ci riferiamo a Xi Jinping?

I media in questi giorni lo descrivono come il presidente cinese Xi Jinping.

In realtà, Xi è senza dubbio il leader della Cina, ma lo fa contemporaneamente come Segretario generale del Partito Comunista Cinese, Presidente della Commissione militare centrale cinese e Presidente della Repubblica popolare cinese.

Xi li tiene tutti e tre in pugno e nessuna "questione" può essere risolta senza la sua benedizione.

Perché è importante? Perché quando leggiamo, come normali utenti dei media, il presidente X o il presidente Y, lo associamo a qualcuno che ricopre la carica sulla base di una sorta di mandato elettorale, che Xi Jinping non ha. Quindi, quando si fa quel tipo di reportage sulla Cina, usando un linguaggio che il governo cinese vorrebbe che usassimo, inconsapevolmente (o a volte anche consapevolmente) stiamo facendo volare la propaganda cinese molto oltre e non è affatto una buona pratica mediatica.

Il tema della linguaggio e l'importanza di averlo corretto, è fondamentale per creare una buona politica e una corretta comprensione. Ad esempio, una delle cose che sono emerse quest'anno nella politica britannica, per la prima volta, è il tema del Fronte Unito e della sua ingerenza nella vita politica. E c'è, ovviamente, grande preoccupazione per il linguaggio usato e quindi la politica che, a volte, appare non abbastanza severa.

Quando guardiamo al Fronte Unito, in cui è impegnato il governo cinese in Gran Bretagna come in Italia, ci sono due cose che dobbiamo tenere a mente. Uno è ciò che significa il Fronte Unito: e qui ci sono due significati diversi. Il secondo è che, quando abbiamo a che fare con il Fronte Unito, principalmente, non esclusivamente, abbiamo a che fare con la parte della popolazione britannica (o italiana) che ha origini cinesi.

Secondo la legge sulla nazionalità cinese, un cittadino cinese perde automaticamente la cittadinanza e la nazionalità cinese nel momento in cui ne acquisisce una straniera. Questo è ciò che dice la legge. Così, ad esempio i cittadini inglesi cinesi sono solo inglesi per quanto riguarda la legge cinese, perché perdono la nazionalità cinese quando diventano cittadini britannici.

Lo stesso si può sostenere riguardo l'Italia.


Ma Xi Jinping, a differenza dei suoi due predecessori, ora dice che se hai sangue cinese nelle vene, sei cinese, qualunque cosa pensi di essere, ovunque ti trovi. "Il sangue non è acqua".

E, qui, potrebbero esserci dei problemi che andranno attentamente valutati.

Oggi, la lealtà delle persone di estrazione cinese, siano essi immigrati recenti dalla Cina o nate in Inghilterra di seconda o terza generazione, è messa in dubbio da un'ampia fetta della popolazione britannica e dalla classe politica.

Perché il governo cinese sta sostanzialmente dicendo che "voi, molti, dovete lealtà a me, non al Regno Unito!"

Ad aggravare la situazione, non è solo il dibattito politico, ma anche una recente disposizione normativa cinese, che obbliga tutte le entità cinesi con sede estera e gli stessi "cittadini" residenti in altri paesi, a collaborare (anche con metodi pochi ortodossi) con l'intelligence di Pechino.

Ovviamente sarà necessario avere gli occhi aperti. Tuttavia, se agiamo in modo da far sentire quelle persone "non una di noi", stiamo facendo molto per aiutare il governo cinese a farle sentire vittime dello stato, dell'establishment o del popolo britannico (o italiano) e, quindi, dovrebbero rispondere all'appello della patria Cina ed essere fedeli allo stato partito cinese.

Questo è esattamente l'opposto di ciò che va fatto.

Quello che andrà fatto è chiarire molto bene: ovunque tu venga, ovunque tu sia nato, se hai scelto di diventare cittadino italiano o sei nato cittadino italiano, sei cittadino italiano, qualunque sia il tuo aspetto, ovunque tu sia da cui provengono gli antenati. Possiamo accettare e abbracciare la diversità in questo paese e lo celebriamo. Quindi non c'è alcuna base per presumere o pensare o che ti venga insegnato a credere che devi lealtà alla Cina. Il Fronte Unito di cui parla il Partito Comunista ha due parti.

Uno è il lavoro del Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito del Partito Comunista, che è quello di cui si parla più spesso in Inghilterra in termini di agenti di influenza cinesi in loco. La stragrande maggioranza di loro sembra essere di estrazione cinese, ma, alcuni, in realtà non lo sono. I caucasici sono anche reclutati come agenti di stato sotto il Fronte Unito del Partito Comunista. Ora possiamo affrontare quel tipo di infiltrazione. Seguiremo la legge, avremo i servizi di sicurezza e la polizia per affrontare i casi in cui le persone hanno infranto la legge o commesso atti eclatanti.

Ma la parte del Fronte Unito che per molti versi è molto più sinistra, che abbiamo spesso trascurato, è il lato dell'arma magica dell'idea del Fronte Unito. E, qui, il Fronte Unito è una metodologia. È usato dal Partito Comunista, sia a livello nazionale che altrove, per identificare, distinguere i nemici, dagli amici .

Fondamentalmente, funziona in modo molto semplice.

Immaginiamo il mondo come una sala conferenze: la Cina siede a un'estremità del lungo tavolo, con un sacco di persone in mezzo e, poi, l'altra persona seduta all'estremità opposta della stanza. Quella all'estremità opposta è la principale contraddizione della Cina, o il suo principale nemico. Nel mezzo c'è la zona intermedia, alcune più vicine alla Cina, altre più vicine alla contraddizione principale. E poi hai un intero gruppo nel mezzo - il mezzo vacillante.

Sotto il Fronte Unito, la Cina si concentrerà sul suo attacco e sulla critica della contraddizione principale all'altro capo e cercherà di consolidare il sostegno dei suoi alleati naturali, raggiungere il mezzo vacillante, impegnarsi con loro, far sì che siano più solidali - o almeno non favorevoli alla contraddizione principale e ai suoi alleati naturali - fino a quando, attraverso il lavoro del Fronte Unito, le contraddizioni principali o gli oppositori non saranno eliminati. E, poi, dalle loro contraddizioni secondarie, quelle che sono alleate naturali della contraddizione principale, ne elevano una a diventare la contraddizione principale, e ripeteranno il ​​processo finché non ci sarà più nessun nemico in quella stanza. Ecco come funziona il Fronte Unito come metodologia. Ed è qui che entra in gioco la parte sinistra. Perché alla fine significa che dominerà ovunque, attraverso il più potente ed efficace metodo di divide et impera che l'umanità abbia mai visto. Ora, questo è qualcosa che possiamo contrastare solo promuovendo la comprensione di ciò che vuole e di come opera lo Stato Partito Cinese.

Questo non è qualcosa che i servizi di sicurezza o la polizia possono affrontare. Questo deve avvenire attraverso l'istruzione. Si tratta di spiegare come funziona il sistema e la metodologia, in modo che le persone abbiano quella consapevolezza.

Il diritto alla conoscenza quale valore universale dell'uomo libero e base delle vere democrazie.

Cerchiamo di entrare nella storia ad occhi aperti, come protagonisti e non come marionette.

A fine settembre uscirà il libro sulla Cina di Xi Jinping che, si spera, potrà contribuire ad una migliore e generale comprensione del fenomeno Cina e Xi Jinping. Scritto da Nicola e Gabriele Iuvinale, contiene la preziosa prefazione dell'Ambasciatore ed ex Ministro Giulio Terzi di Sant'Agata, da anni impegnato sul tema; la stampa e distribuzione sarà curata dalla casa editrice Antonio Stango Editore.


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