Crescita economica, politica del "Covid 0" e aggressività sempre più attiva sulla scena internazionale, sono aspetti di una medesima strategia deliberata dal PCC volta ad affermare la leadership della Cina sulla scena globale. In apparenza, questi fattori paiono slegati ma, se li collochiamo nell'attuale, ed in parte imprevedibile, contesto internazionale, un filo comune c'è: il rischio di non centrare nessuno degli obiettivi
Geopolitics - China
G Iuvinale
L'attuale segretario generale del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping, si è posto diversi obiettivi sui quali ha costruito la sua (finora) indiscussa leadership all'interno del PCC, tra cui:
garantire una crescita economica sempre più forte al Paese anche attraverso il meccanismo della "doppia circolazione"
rendere "immune" la Cina da un possibile contagio massivo, applicando la ferrea politica definita del "Covid 0"
la sfida multidimensionale lanciata agli Stati Uniti, ai suoi alleati e all'ordine mondiale stabilito per via di una sua crescente insoddisfazione per lo status quo internazionale.
Foto Gettyimages
Tuttavia, fattori congiunturali, anche imprevedebili, quali il ritorno del covid e la guerra in Ucraina, potrebbero oggi rendere difficile il raggiungimento di questi traguardi, finendo per scalfire l'indiscusso potere di Xi Jinping all'interno del Partito Comunista.
La decelerazione della crescita economica
ll futuro della continua ascesa globale della Cina è di grande importanza per il PCC. Anche se la previsione della sua performance economica a lungo termine è intrinsecamente difficile ed aperta al dibattito, secondo il think tank australiano Lowy Institute è probabile un una sua sostanziale decelerazione pre tre ragioni:
gli effetti negativi ereditati dalle draconiane politiche demografiche del passato
la dipendenza della crescita dagli investimenti
il rallentamento della crescita della produttività.
È probabile che la Cina subirà un sostanziale rallentamento della crescita a lungo termine a causa del declino demografico, dei limiti della crescita ad alta intensità di capitale e di una graduale decelerazione della crescita della produttività.
Anche ipotizzando un continuo successo politico generale, lo studio del Lowy Institute evidenza
che la crescita economica annuale rallenterà a circa il 3% entro il 2030 e al 2% entro il 2040, con una media complessiva del 2-3% da qui al 2050.
Le proiezioni, dunque, implicano un futuro molto diverso rispetto alla narrativa dominante dell'ascesa globale in corso della Cina. Le aspettative di crescita, dice il think tank, dovrebbero essere sostanzialmente riviste al ribasso rispetto alla maggior parte degli studi economici esistenti e in particolare alle aspettative di coloro che valutano le implicazioni più ampie dell'ascesa della Cina per la politica globale. E con una crescita del 2–3%, il futuro della Cina sembra molto diverso. Pechino sarebbe ancora probabilmente la più grande economia del mondo, ma non stabilirebbe mai un vantaggio significativo sugli Stati Uniti e rimarrebbe molto meno prospero e produttivo per persona dell'America, anche entro la metà del secolo.
La Cina diventerebbe la più grande economia del mondo, ma non godrebbe mai di un vantaggio significativo sugli Stati Uniti e rimarrebbe molto meno prospera e produttiva a livello pro capite anche entro la metà del secolo.
L'imprevedibile ritorno del covid
Per più di due anni dall'inizio della pandemia, la maggior parte dei Paesi ha ormai il virus sotto controllo, almeno per il momento. La Cina, invece, è l'eccezione.
Con l'accelerazione della trasmissione della variante omicron in Cina e con il Governo che impone blocchi sempre più aggressivi per fermarne la diffusione, il paese è ormai sull'orlo di una massiccia crisi sociale.
Attualmente, la Cina continentale registra meno di cinque decessi al giorno. Ma le morti quotidiane potrebbero potenzialmente raggiungere alcuni dei livelli più drammatici che abbiamo visto finora durante la pandemia, anche tre volte più alti dell'ondata più grande dell'India. Un'epidemia di omicron su vasta scala in Cina potrebbe portare a oltre 600.000 morti in totale entro luglio.
Le restrizioni Covid 0 stanno, però, iniziando a ostacolare l'attività economica locale, con potenziali ramificazioni per le linee di approvvigionamento globali afferma Godman Sachs.
L'indice GS Effective Lockdown (ELI) globale di Goldman Sachs Research (una combinazione di restrizioni ufficiali e dati sulla mobilità effettiva di 46 economie, ponderati in base al PIL PPP) si è inasprito nella quarta settimana di marzo, con l'ELI nazionale cinese in aumento. Questa è la prima volta da febbraio 2020 che l'ELI cinese è stato più rigoroso rispetto ad altre regioni principali, dice il rapporto.
Il rallentamento dell'attività nella Cina continentale è sia regionale, in aree come Jiangsu, Jilin, Guangdong, Shaanxi e Shanghai, che svolgono un ruolo importante nelle catene di approvvigionamento a livello nazionale, sia all'interno dei sottosettori manifatturieri.
I settori con una notevole produzione o esposizione a fornitori in queste località includono, dice Goldman Sachs, prodotti chimici, attrezzature per il trasporto e prodotti in legno/legno (come i mobili), ma prove aneddotiche suggeriscono anche che le regioni designate dal governo come "ad alto rischio" o "a medio rischio" per il Covid-19 stanno affrontando sia ritardi di consegna che sospensioni di produzione.
Con l'aumento dei casi, questa ondata Covid potrebbe, quindi, trasformarsi nell'epidemia più grave sulla terraferma dall'inizio del 2020 e le interruzioni della logistica, in particolare negli hub chiave come i porti, potrebbero essere maggiori di quelle viste all'inizio del 2021 e fino alla scorsa estate.
Blocchi ad ampio raggio, quindi, porterebbero a maggiori turbolenze economiche globali e persino a disordini sociali, in particolare con l'aumento dell'inflazione e la sicurezza alimentare minacciata dalla guerra in Ucraina.
C'è un altro livello di vulnerabilità per la Cina, dice il Think Global Health: la debolezza dei vaccini COVID-19 che la Cina ha somministrato alla sua popolazione. Il suo vaccino virale inattivato, il Sinopharm, e il vaccino vettore dell'esercito cinese, il CanSino, forniscono una protezione minore contro malattie gravi rispetto ai vaccini mRNA come il vaccino Pfizer-BioNTech e il vaccino Moderna. Più preoccupanti sono le segnalazioni di bassi tassi di vaccinazione tra gli adulti in Cina che hanno più di 60 anni e che sono stati esclusi dai cicli iniziali di campagne vaccinali nel paese a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza del vaccino. Questo messaggio iniziale potrebbe essere intrattabile e potrebbe ancora rendere diffidenti gli anziani nel paese di vaccinarsi. Inoltre, il lancio di booster in Cina è rimasto indietro rispetto alla maggior parte dei paesi europei.
Come prevenire il disastro, quindi? Occorrebbe una solidarietà globale. I paesi dovrebbero dare la priorità alla produzione di antivirali e condividerli con la Cina.
La sfida multidimensionaledel PCC all'ordine mondiale democratico
Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente preoccupazione per la sfida multidimensionale che il Partito Comunista Cinese (PCC) pone agli Stati Uniti, ai suoi alleati e all'ordine mondiale stabilito. The Elements of the China Challenge fornisce un'accurata diagnosi delle fonti, delle motivazioni e delle caratteristiche della condotta del PCC.
Come è stato osservato, quattro aspetti dell'ascesa della Cina sono di particolare interesse:
l'approccio del PCC agli affari esterni che spesso appare sia predatorio che corrosivo per gli interessi americani ed europei
l'orientamento geopolitico di Pechino. Mentre l'Esercito popolare di liberazione (PLA) si è concentrato a lungo sul continente asiatico, negli ultimi decenni ha adottato sempre più un orientamento marittimo. Con il suo orientamento marittimo, la Cina intende negare la tradizionale forza americana di proiettare la potenza militare da lontano.
la crescente insoddisfazione del PCC per lo status quo internazionale. Come si è detto, la leadership cinese ha sfidato lo status quo sia retoricamente che, sempre più, attraverso l'azione. Niente lo illustra in modo più tangibile della campagna di Pechino di costruire e poi militarizzare gli isolotti nel Mar Cinese Meridionale come mezzo per rafforzare la sua rivendicazione di proprietà.
il sistema politico interno cinese. Il governo autoritario della Cina e il disprezzo per i diritti umani e la libertà personale hanno causato tensioni con gli Stati Uniti, i loro alleati e altre nazioni.
Nell'interesse dell'autoconservazione, il PCC sotto Xi Jinping ha deciso di rendere il mondo sicuro per l'autoritarismo stabilendo un'alternativa sino-centrica all'ordine internazionale liberale. Sotto questo modello, il segno distintivo della leadership globale americana - un sistema aperto di libero scambio e sicurezza cooperativa sostenuto da alleanze, istituzioni e regole - soccomberebbe a un sistema chiuso in cui i rapporti transazionali con Pechino determinano il destino delle nazioni.
Dunque, per le ragioni dette, Pechino potrebbe anche fallire taluni obietti ed essere costretta anche chiedere "aiuto" all'occidente, quanto meno per prevenire una catastrofe interna pandemica (ed alimentare).
Ma c'è un "ma". Tra USA e Cina i rapporti sono molto freddi al momento. E' in atto una guerra commerciale e la posizione di "sostegno" di Pechino alla guerra russa ha generato una reazione fortemente "critica" del mondo occidentale.
Russia e Cina condividono punti di vista anti-occidentali simili e desideri revisionisti per creare un nuovo ordine mondiale in cui detengono maggiore influenza e status. Entrambe coordinano tutte le loro mosse e si sostengono a vicenda nelle rispettive azioni contro gli USA, i suoi alleati e i partner in Europa, Medio Oriente ed Asia.
I giochi restano ancora aperti, dunque. Ma Xi Jinping dovrà probabilmente riflettere.
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