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Immagine del redattoreGabriele Iuvinale

Escalation Indo-Pacifico: il Giappone militarizza le strutture civili

Tokio sta migliorando ed ampliando 33 immobili, tra aeroporti e porti civili. Dopo la ristrutturazione, le infrastrutture saranno destinate a funzioni "dual use"


G e N Iuvinale


L'accelerazione del Giappone nella costruzione di infrastrutture per uso civile-militare e nello sviluppo del suo potenziale armamento in funzione anti-Cina, Russia e Corea del Nord è sempre più evidente.



Foto: JGSDF

Tokio, infatti, investirà pesantememnte nella ristrutturazione e nell'ampliando di 33 strutture civili, tra cui aeroporti e porti, includendo la relativa spesa nella proposta di bilancio per l'anno fiscale 2024.


Al termine dei lavori, le strutture avranno una destinazione dual use (civile-militare) a supporto delle Forze di autodifesa giapponesi (JGSDF) e dell'Agenzia per la sicurezza marittima (Japan Coast Guard) nell'esecuzione di interventi su larga scala.

Accelerazione della "fusione" civile-militare


Le infrastrutture che figurano nell'elenco di potenziamento comprendono 14 aeroporti e 19 porti che coprono, praticamente, l'intero territorio giapponese.


Il Giappone prevede di completare i lavori nel 2025, attraverso la strategia della "simultaneous promotion and implementation in batches".


Il primo lotto coinvolge più di 10 aeroporti civili presenti nelle isole di Yonaguni, Ishigaki, Miyako, Kyushu e Shikoku, con nuove vie di rullaggio, parcheggi e hangar per dotarli della capacità di far atterrare e stazionare aerei da trasporto militare.


In precedenza, il tasso di utilizzo militare di tali strutture era basso a causa della resistenza e dell'opposizione della popolazione locale e di fattori quali il processo di approvazione e il traffico aeroportuale. In particolare, parte della popolazione della Prefettura di Okinawa era contraria all'utilizzo a tempo pieno degli aeroporti di Ishigaki e Miyako da parte della Japan Maritime Self-Defence Force e della Air Self-Defence Force in situazioni non di emergenza.


L'attuale ciclo di sviluppo aeroportuale giapponese rappresenta, dunque, una spinta alla costruzione di armamenti, soprattutto in funzione di contenimento dell'espansionismo cinese, con gli aerei militari delle Forze di autodifesa giapponesi che diventeranno "visitatori abituali" di alcuni degli aeroporti sopra citati.

Il Giappone costruirà anche nuove infrastrutture nei porti interessati, per consentire di ospitare le navi delle Forze di autodifesa marittima per la loro manutenzione e per il trasferimento di rifornimenti.


Tra questi, il porto di Ishigaki della prefettura di Okinawa sarà in grado di accogliere grandi navi da trasporto, mentre quello di Muroran a Hokkaido consentirà l'ormeggio temporaneo di grandi navi.


Le strutture portuali di Furuinya della città di Setouchi e di Miyakojima Hirara potranno, invece, accogliere i cacciatorpediniere elicotteristi di stanza.


Tra le 33 strutture, però, ce ne sono tre a cui il Ministero della Difesa giapponese ha prestato grande attenzione: l'aeroporto di Shimojima, l'isola di Mamojima e il porto di Furuinya.


Tra questi, l'aeroporto di Shimojima è stato progettato e costruito secondo gli standard di una base avanzata in tempo di guerra e avrà la capacità di garantire l'atterraggio e il decollo di aerei da guerra pesanti.


Il porto di Furuinya, invece, oltre a servire come porto a doppio uso per l'attracco del primo lotto di cacciatorpediniere con elicotteri, avrà strutture di stoccaggio di serbatoi di petrolio e magazzini e servirà come luogo per il rifornimento di materiale della JGSDF e per il trasbordo delle truppe.


Il Ministero della Difesa, infine, sta migliorando le strutture presenti sull'isola di Mamo - utilizzata come poligono militare - e costruirà un ponte a cavalletto per l'attracco delle navi.


Basi militari per gli USA


Il Giappone ha affermato che alcuni degli aeroporti e dei porti in fase di ristrutturazione potranno essere utilizzati dagli Stati Uniti nel quadro dell'alleanza USA-Giappone.

In particolare, le tre località sopra citate saranno le prime ad essere destinate all'impiego congiunto Giappone/USA. L'isola di Shimojima sarà aperta agli aerei statunitensi F-15 ed EA-18. Il porto di Furuinya fornirà servizi di sicurezza per le navi da trasporto anfibio e per quelle della marina statunitense, mentre l'aggiornamento dell'isola di Mamo, già base militare ad uso promiscuo tra Stati Uniti e Giappone, rafforzerà ulteriormente la cooperazione bilaterale tra i due Paesi.


Aumento della forza militare


Oltre ad aumentare il numero delle basi militari disponibili e ad accrescere il potenziale di dispiegamento delle truppe, il Ministero della Difesa giapponese sta anche cercando di espandere a tutto tondo la propria forza militare.

Solo a Mamojima, e nei porti di Ishigaki, di Furuinya e di Kagaya verranno aggiunti 570 uomini della SDF. Inoltre, con l'imminente entrata in servizio di aerei militari di nuova generazione come l'F-35A e l'RQ-4, sarà aumentata la "pressione" sugli aeroporti militari tradizionali come Shinden e Komatsu per sostenere l'addestramento ed il presidio.


L'apertura di aeroporti a doppio uso disperderà parte delle operazioni aeroportuali, aumentando la flessibilità tattica delle operazioni militari connesse.

Secondo la legge giapponese, gli aerei e le navi militari straniere sono soggetti ad una serie di condizioni rigorose per l'utilizzo degli aeroporti e dei porti.


In precedenza, le Forze di Difesa tedesche (Bundeswehr) utilizzavano gli aeroporti sudcoreani su base temporanea per scopi di addestramento a causa di un "uso limitato nel tempo".


Tuttavia, dalla fine del 2022, il Giappone ha aumentato significativamente l'uso dei propri aeroporti militari con Gran Bretagna, Germania, Francia, Australia ed altri Paesi. Durante l'esercitazione "Northern Edge", conclusasi di recente, Tokio ha aperto alcuni campi d'aviazione agli aerei militari francesi.


Una volta che gli Stati Uniti e i suoi alleati otterranno il diritto di utilizzare le suddette strutture su base permanente o temporanea, si amplierà in modo significativo la copertura dei pivot militari nella regione Asia-Pacifico, migliorando l'efficienza della collaborazione militare alleata.

Negli ultimi anni il Giappone ha promosso una serie di iniziative di integrazione del settore civile con quello militare. Nel campo dell'industria bellica, ad esempio, le imprese civili e le forze giapponesi hanno formato un'industria pilastro. Nel settore della rete e dell'intelligenza artificiale, i militari hanno introdotto un gran numero di risorse civili. Nel nuovo bilancio annuale della difesa, il Tokio ha investito 97,8 miliardi di yen per rafforzare la resilienza della catena di approvvigionamento dei prodotti militari e per semplificare il processo di produzione, migliorando la sicurezza informatica della società.


Inoltre, il Giappone sta promuovendo la costruzione di cosiddetti rifugi di evacuazione in varie località. In tempo di guerra, tali strutture potranno essere convertite in bunker sotterranei o basi di stoccaggio.

Stati Uniti e Giappone verso una "mobilitazione unificata della forza militare"


Come si è detto, con l'integrazione dei sistemi di comando, della disposizione delle basi, dei concetti tattici e dei sistemi d'arma, in caso di guerra contro la Cina le forze statunitensi e giapponesi saranno utilizzate in modo coordinato.


L'organo legislativo statunitense, il Congresso, insieme all'Amministrazione Biden stanno infatti decidendo i "necessari" adeguamenti al meccanismo di mobilitazione delle truppe statunitensi di stanza in Giappone, in modo che, in caso di guerra, le forze americane e nipponiche potranno essere mobilitate ed utilizzate in modo uniforme.


Con l'approfondimento dell'alleanza USA-Giappone, i due Paesi stanno infatti elevando l'integrazione della difesa come asse strategico con l'"unificazione" dei sistemi di comando, della layout delle basi, dei concetti tattici e dei sistemi d'arma.


Con le sue 88 basi militari, l'esercito americano di stanza in Giappone costituisce la più grande forza militare degli Stati Uniti all'estero.

L'obiettivo di questa complessa riforma militare è adeguare alla nuova realtà regionale il potere di comando statunitense, in modo che le forze armate di stanza in Giappone possano raggiungere una efficace "unificazione della forza militare".


In caso di guerra contro la Cina, le forze statunitensi e giapponesi saranno quindi mobilitate ed utilizzate in modo uniforme.

Dopo che l'U.S. Indo-Pacific Command avrà decentralizzato il suo comando operativo, la base di Yokota diventerà il quartier generale delle operazioni militari in Giappone.


In questo modo, il sistema di comando delle forze armate risulterà più "lineare", con la base di Yokota che fungerà da centro di comando.


Attualmente, la base di Okinawa è il fulcro della rete di combattimento congiunta.

Il raggio d'azione delle forze armate statunitensi copre l'intero Pacifico occidentale e continua ad espandersi a quello meridionale e all'Oceano Indiano.


Pertanto, il quartier generale in territorio nipponico viene considerato il "posto di comando più avanzato" dell'U.S. Indo-Pacific Command.



Le spese

Il problema della continuità dei finanziamenti rappresenta, però, una grande prova per il governo nipponico. Negli ultimi anni, infatti, le varie mosse del governo di Kishida volte ad aumentare la spesa militare hanno scatenato un forte malcontento interno. Questo nuovo piano di ammodernamento ed espansione "dual use" richiede un totale cumulativo di decine di miliardi di yen, con i costi di manutenzione che ne derivano anch'essi molto elevati. E' probabile, quindi, che le enormi spese per la difesa saranno destinate a scatenare un'opposizione ancora più forte.



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