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"Nel contesto del più grande rafforzamento militare dalla seconda guerra mondiale, l’Esercito popolare di liberazione cinese (PLA) sta perseguendo in modo aggressivo un accesso militare ampliato delle sue forze all’estero".
Inizia così un articolo di FDD a firma di Craig Singleton, China Program Deputy Director and Senior Fellow del think tank di Washington, dal titolo Mapping the Expansion of China’s Global Military Footprint.
La pubblicazione è degna di nota in quanto riporta la mappa - aggiornata al 27 agosto con le ultime informazioni open source disponibili - sulla crescente impronta globale della PLA, nonchè sulle installazioni militari esistenti, i progetti attualmente in corso e le posizioni per futLa Cina ha vietato ai prelati di lasciare il Paese per assistere allo storico viaggio del Sommo Pontefice, ma una ventina di persone hanno utilizzato il treno per non farsi "vedere" e poter raggiungere Francesco, che ha dedicato loro alcune frasi.uri avamposti militari delle forze armate cinesi.
Foto: FDD
Cosa vuole Pechino?
La strategia della Cina, afferma l'autore, si basa sulla creazione di una rete internazionale di “punti strategici forti” (战略支点) in grado di fornire supporto per le operazioni militari all’estero o fungere da base avanzata per il dispiegamento di forze militari al di fuori dei confini nazionali.
L’espansione della presenza globale del PLA e la corrispondente capacità di condurre una gamma più ampia di missioni, compresi i combattimenti di guerra limitati, comportano gravi rischi per gli Stati Uniti e i suoi alleati nell’Indo-Pacifico e in altri teatri operativi.
Foto: FDD
"Storicamente, il testo della strategia di “difesa attiva” della Cina enfatizzava il ruolo della PLA nella difesa dell’integrità territoriale del Paese e nella vittoria di guerre localizzate nei “mari vicini” alla Cina".
Oggi, la crescente enfasi della Cina sulla “protezione dei mari lontani” richiede invece che la PLA “si adatti ai compiti in diverse regioni, sviluppi la capacità delle sue forze di combattimento per scopi diversi e costruisca una struttura di forze di combattimento per operazioni congiunte”.
Secondo Singleton, "la missione ampliata della PLA dà priorità alla protezione delle principali rotte commerciali, energetiche e di risorse della Cina lungo la sua principale linea di comunicazione marittima (SLOC) "che va dalla Cina continentale attraverso lo Stretto di Malacca e nell’Oceano Indiano e nel Golfo di Aden".
La Cina, inoltre, sta sfruttando i propri sistemi logistici civili e le infrastrutture commerciali, compresi i progetti finanziati da aziende cinesi e/o affiliati alla Belt and Road Initiative, per supportare le crescenti esigenze di accesso della PLA.
Lo stato attuale
Attualmente la PLA gestisce una base militare dichiarata d’oltremare a Gibuti, istitutita nel 2017 e mantiene diverse isole artificiali nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale, fortificate con missili, sistemi d'arma, piste di atterraggio e mezzi avanzati.
Oltre a questi avamposti navali, la Forza di supporto strategico (SSF) della PLA gestisce anche stazioni di tracciamento, telemetria e comando (TT&C) in Pakistan, Namibia, Kenya e Argentina che supportano le operazioni spaziali e satellitari della Cina.
Dopo anni di smentite da parte di funzionari cambogiani e cinesi, la PLA sembra anche sulla buona strada per inaugurare quest'anno la sua seconda base militare all’estero – e la prima nell’Indo-Pacifico – presso la base navale di Ream in Cambogia già nel 2023.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) sostiene che negli ultimi anni la PLA potrebbe anche aver aperto basi in altri tre paesi: Vanuatu, Isole Salomone e Namibia.
Il DoD, inoltre, ha identificato almeno altri 13 luoghi che la PLA probabilmente ha preso in considerazione per supportare la logistica militare all’estero e le infrastrutture di base. L’amministrazione Biden ha inviato delegazioni in due di essi – gli Emirati Arabi Uniti nel 2021 e la Guinea Equatoriale nel 2022 – nel tentativo di dissuadere entrambi i governi dall’ospitare una presenza militare cinese ufficiale.
Secondo Craig Singleton, però, ad oggi governo degli Stati Uniti "ha fornito scarsi dettagli su come l’espansione della presenza militare cinese all’estero potrebbe potenzialmente avere un impatto sulla posizione delle forze statunitensi e alleate nel mondo, in particolare nell’Indo-Pacifico. Allo stesso modo, Washington non ha delineato piani specifici volti a indebolire gli obiettivi della Cina, che dipendono quasi interamente dalla capacità di Pechino di modellare positivamente la ricettività del paese ospitante alle sue aperture di basi".
Cosa fare?
Nel 2017 Pechino ha annunciato il suo obiettivo di trasformare la PLA in una forza militare di “classe mondiale” per stabilire saldamente la Cina tra le principali potenze mondiali.
Questo obiettivo è guidato dalla visione del PCC secondo cui la Cina si sta avvicinando al “centro della scena mondiale” e la componente militare rappresenta un obiettivo multiforme per raggiungere una posizione di leadership.
Nel suo nuovo Libro Bianco sulla difesa, China’s National Defense in the New Era, Pechino vede l’ambiente internazionale come soggetto a “profondi cambiamenti mai visti in un secolo” [...] “minato da crescente egemonismo, politica di potere, unilateralismo e continui conflitti e guerre regionali”.
Per la Cina la concorrenza militare globale si sta intensificando e i “Paesi principali” stanno adattando le loro strategie di sicurezza e militari attraverso una riorganizzazione degli eserciti e lo sviluppo di nuovi tipi di forze da combattimento per “afferrare le vette strategiche nella competizione militare”
"Nell’ambito di una campagna concertata di contro-basi, gli Stati Uniti e i governi alleati dovrebbero impegnarsi in modo proattivo con i Paesi che sembrano maggiormente a rischio di ospitare una presenza militare cinese permanente o di sostenere l’architettura logistica globale della PLA per minare le attività di base della Cina", fa notare l'autore.
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