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Immagine del redattoreGabriele Iuvinale

Giappone e Russia ai ferri corti: la Cina pronta a sfruttare l'occasione

Aggiornamento: 23 mar 2022

Dopo le inaspettate sanzioni giapponesi, la Russia annuncia misure di ritorsione: interrotti i negoziati di pace sulla disputa delle isole Curili. E la Cina, che ha una contesa con il Giappone, è pronta a sfruttare l'occasione


Geopolitica / Indo - Pacifico


G Iuvinale

Mentre gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulle ambizioni di Vladimir Putin di riconquistare l'ex territorio sovietico, poca attenzione viene posta a quanto accade tra Russia e Giappone.


Ieri (21 marzo) l'ultimo episodio. Il Ministero degli esteri russo ha comunicato lo stop ai negoziati di pace con il Giappone sulla contesa delle isole Curili.

La decisione è stata presa in ritorsione all'evidente natura ostile delle restrizioni unilaterali imposte dal Giappone alla Russia in relazione alla situazione in Ucraina.

Data l'evidente natura ostile delle restrizioni unilaterali imposte dal Giappone alla Russia in relazione alla situazione in Ucraina, si stanno adottando le seguenti misure. La parte russa, nelle attuali condizioni, non intende proseguire i negoziati con il Giappone su un trattato di pace dovuto all'impossibilità di discutere la firma di un documento fondamentale sulle relazioni bilaterali con uno Stato che detiene apertamente posizioni ostili e che cerca di ledere gli interessi del nostro Paese.... La parte russa sta bloccando l'estensione dello status del Giappone come partner dell'Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero nel dialogo settoriale.. si legge nella nota.

L'antefatto.

Due settimane dopo la decisione della Germania di revocare il divieto decennale di fornire armi mortali nelle zone di conflitto per inviare armi all'Ucraina, il Giappone - dotato di una costituzione pacifista - ha deciso un drastico cambiamento nella sua politica estera con la Russia, inviando equipaggiamenti militari (non letali) a Kiev tramite l'esercito americano.

La guerra in Ucraina ha trasformato il Giappone da colomba a nuovo falco della difesa e della politica estera.

Il Giappone ha anche abbandonato il suo tradizionale approccio cauto verso le sanzioni internazionale appoggiando le iniziative degli Stati Uniti dirette a paralizzare l'economia russa. Ed ora potrebbe persino unirsi agli USA e ad altri Paesi nel disporre un embargo alle importazioni di petrolio e gas russi.


Una mossa rischiosa dicono gli analisti

Sebbene Mosca non sia uno dei principali partner commerciali di Tokyo, il Giappone è un Paese affamato di energia ed importa ancora circa il 9% del suo gas dalla Russia. "Non è facile interromperlo", afferma l'analista di Eurasia Group, David Boling. L'economia giapponese sta già risentendo delle sanzioni, ad esempio, con i prezzi altissimi del sushi.

Il Giappone, inoltre, sa che la potenza regionale che più trarrà vantaggio da una Russia indebolita dalle sanzioni è quella che teme di più: la Cina, che ha una contesa sulla sovranità marittima con il Giappone nel Mar Cinese Orientale.

Secondo l'analista, ora gli occhi sono puntati sull'isola russa di Sakhalin, ricca di energia, appena a nord delle Curili. La maggior parte delle major occidentali si è già ritirata dall'isola, ma il Giappone è ancora coinvolto lì in due progetti petroliferi e di GNL (gas naturale liquefatto).

Boling dice che Tokyo è preoccupata che Pechino possa piombare sul bottino se la Russia dovesse decidere di nazionalizzare le attività giapponesi per poi rivenderle a buon mercato.

La politica interna giapponese

Kishida Fumio, ex ministro degli Esteri negli anni in cui il Giappone lanciava il concetto di “Indo-Pacifico libero e aperto”, ad ottobre scorso è diventato il nuovo primo ministro giapponese.

Tra le doti del capo del centesimo gabinetto giapponese non spicca il carisma: i media lo descrivono come un moderato, un politico di lungo corso, poco incline alle sorprese. Lo chiamano il mite kishida. Lui ha lottato a lungo per uscire dall'ombra di Shinzo Abe, l'ex primo ministro giapponese di lunga data che si è dimesso nel 2020 ed ora è più libero di esprimere la sua opinione in pubblico nonostante sia ancora un parlamentare.

Dall'invasione russa, l'influente Abe ha spinto il suo ex alto diplomatico verso destra in materia di sicurezza nazionale. Ha persino chiesto al Giappone di prendere in considerazione l'idea di ospitare le armi nucleari statunitensi, una questione tabù nell'unica nazione attaccata con armi atomiche.

Il primo ministro giapponese, dice David Boling, è un burocrate pacato senza il carisma spavaldo di Abe ed ha sorpreso molti respingendo il suo ex capo. Come mai, si chiede l'analista?

Per prima cosa, il Premier in carica vuole aumentare il suo già alto indice di gradimento in vista delle prossime elezioni per la camera alta del parlamento che si terranno in estate. Dall'altro, il popolo giapponese approva in modo schiacciante le sanzioni contro la Russia e teme che la Cina possa presto invadere Taiwan.
"Kishida ha servito come ministro degli Esteri sotto Abe - in politica estera", spiega Boling. “Sa che questa crisi è diversa dalle altre. Sa anche che la Cina rappresenta sempre più una seria minaccia alla sicurezza nazionale per il Giappone e che ciò che sta accadendo in Ucraina potrebbe accadere nel vicinato del Giappone in futuro".

Il contenzioso Russia - Giappone sulle isole Curili

Dopo la seconda guerra mondiale, tutte le isole Curili furono incluse nell'URSS, ma il Giappone contesta tutt'oggi la proprietà di 4 isole: Iturup, Kunashir, Shikotan e gli isolotti rocciosi di Habomai.

L'isolotto più meridionale del gruppo Habomai si trova a pochi chilometri da Nemuro, sull'isola giapponese di Hokkaido.

A causa della disputa, Russia e Giappone non hanno ancora firmato un trattato di pace per porre fine alla seconda guerra mondiale.

La storia.

I giapponesi emigrarono a nord verso le isole Curili nel XVIII e XIX secolo, inclusi i membri della comunità minoritaria Ainu di Hokkaido.

Foto BBC news

Nel 1855, Russia e Giappone firmarono il Trattato di Shimoda, che conferiva al Giappone la proprietà delle quattro isole meridionali e alla Russia di tutto ciò che si trova a nord.

Le comunità si svilupparono su tre delle isole e all'inizio della seconda guerra mondiale c'erano 17.000 residenti giapponesi.

La Russia prese il controllo delle isole alla fine della guerra e nel 1949 deportò tutti i residenti in Giappone.

In base al Trattato di pace di San Francisco del 1951, firmato tra gli Alleati e il Giappone, il Giappone rinunciò a "ogni diritto, titolo e pretesa sulle Isole Curili", così come su altri possedimenti.

Ma questo non ha risolto nulla, perché la Russia non ha firmato il trattato e il governo giapponese non ha mai riconosciuto le quattro isole come parte della catena delle Curili.

Nel 1956, la Dichiarazione congiunta Giappone-Unione Sovietica ripristinò i legami diplomatici tra le due nazioni, ma un accordo di pace formale rimase fuori portata a causa della disputa territoriale.

All'epoca, la Russia propose di restituire le due isole più vicine al Giappone, un accordo che il Giappone rifiutò, in parte perché le due isole rappresentano solo il 7% della terra in questione.

Da allora, la controversia è rimasta irrisolta.

Le isole sono abitate da una comunità russa di 30.000 persone. C'è anche una presenza militare russa su Iturup.

All'inizio di agosto 2006, il governo russo ha sostenuto un piano da 17 miliardi di rubli (630 milioni di dollari) per lo sviluppo dell'intera catena delle isole Curili, compreso il miglioramento delle infrastrutture energetiche e dei trasporti.

Le possibilità di una risoluzione anticipata della controversia sembrano scarse.

Vladimir Putin ha indicato nel 2004 che l'offerta di restituzione delle due isole più meridionali era ancora sul tavolo, ma non ha mostrato segni di rinuncia alle due isole maggiori.

Le risorse naturali sono parte del motivo.

Le isole sono circondate da ricchi fondali di pesca e si pensa abbiano riserve offshore di petrolio e gas. Rari depositi di renio sono stati trovati sul vulcano Kudriavy su Iturup.

Anche il turismo è una potenziale fonte di reddito, poiché le isole hanno diversi vulcani e una varietà di avifauna.

Nel frattempo, il governo giapponese ha lavorato per mantenere la consapevolezza pubblica della controversia.

Le visite periodiche dei parenti degli sfollati dopo la guerra per pregare davanti ai loro santuari ancestrali hanno reso la questione molto emozionante per il pubblico giapponese.





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