Guidare e aiutare l'Ucraina a bilanciare il suo desiderio di rapporti più stretti con l'Europa e la sua necessità di legami accettabili con la Russia servirebbe agli interessi fondamentali sia dell'Ucraina, che degli Stati Uniti e dell'UE. Aiuterebbe sia l'Ucraina ad evitare quella che potrebbe diventare una tragedia nazionale, sia a spingere la Russia ad una relazione più produttiva con l'Occidente; diminuirebbe la tentazione di un'alleanza militare ed economica con la Cina e ridurrebbe la minaccia di un conflitto armato convenzionale, che potrebbe degenerare in uno nucleare
di Nicola Iuvinale
Una politica estera di successo dovrebbe scaturire da un quadro ben disegnato, capace di articolare gli interessi strategici fondamentali di un paese.
E questo quadro non dovrebbe essere troppo complesso.
Durante il periodo di preminenza globale, la Gran Bretagna, aveva due principi fondamentali: mantenere il dominio navale ed evitare il possesso dell'Europa continentale da parte di un'unica potenza.
"Gli Stati Uniti non sono riusciti ad articolare un tale quadro alla fine della Guerra Fredda. Invece, hanno sprecato il loro momento unipolare in risposte ad hoc a crisi specifiche (Somalia, Kosovo) e tentativi donchisciotteschi di plasmare il mondo a loro immagine (Afghanistan, Iraq, Siria, Libia)".
"Il fallimento quasi universale di questi sforzi ha lasciato i paesi interessati in condizioni peggiori, ha ucciso e mutilato innumerevoli esseri umani, ha sprecato trilioni di dollari e ha creato un sistema internazionale più instabile e insicuro".
Ora gli Stati Uniti affrontano lo sforzo più pericoloso per continuare ancora su quella triste strada: lo sforzo di presentare l'Ucraina come un interesse nazionale vitale degli Stati Uniti, potenzialmente un nuovo membro della NATO, per il quale gli USA e gran parte dei paesi UE, si assumerebbero, in base al trattato, l'obbligo di entrare in guerra per difenderla.
Se gli Stati Uniti avessero un quadro strategico di politica estera, come dovrebbe essere e come si adatterebbe l'Ucraina?
Gli Stati Uniti hanno tre interessi strategici fondamentali.
Primo, la creazione di un sistema internazionale più stabile.
Un sistema stabile è di grande beneficio anche per le entità al vertice del sistema. Gli Stati Uniti occupano attualmente quella posizione. A seguire ne beneficerebbe anche l'UE, che dovrebbe consolidare la sua unione.
In secondo luogo, evitare un'alleanza di opposizione cinese/russa.
I vantaggi per gli Stati Uniti di non avere l'altra superpotenza nucleare e l'altra superpotenza economica e nucleare alleate contro di essa sono palesemente ovvi.
Se uno dei più grandi trionfi in politica estera di Henry Kissinger è stata l'apertura alla Cina che ha rimosso la minaccia di un'alleanza sovietico/cinese, come si potrebbe valutare una politica americana che ha portato a ricreare l'equivalente funzionale con l'UE in mezzo?
Terzo, ridurre il rischio di una guerra nucleare.
Il raggiungimento di tale obiettivo richiede, tra l'altro, di evitare un conflitto armato con un'altra potenza nucleare quando sono coinvolti i suoi interessi vitali e non i propri.
L'Ucraina, come ogni altro paese, vuole sopravvivere e prosperare come stato indipendente.
E ne ha tutto il diritto.
L'invasione della Crimea, così come il sostegno russo ai separatisti del Donbass, sono dei crimini, sanzionati dal diritto internazionale.
Bisogna agire su quel piano.
Diciamolo chiaramente: Putin non ha alcun diritto sull'Ucraina che possa trovare giustificazione né nel diritto internazionale, né nell'ordine globale delle Nazioni Unite.
Al tempo stesso, però, né la situazione interna dell'Ucraina, né quella esterna sono invidiabili.
È un caso di economia profondamente corrotta e di medie dimensioni, che ospita una grande minoranza russa disamorata.
All'inizio di quest'anno, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha imposto ai media dell'opposizione le restrizioni più draconiane che l'Europa abbia mai visto dalla caduta dell'Unione Sovietica.
Con un tratto di penna, ha chiuso tre popolari canali di notizie dell'opposizione.
Gli Stati Uniti hanno sostenuto questo atto eclatante di censura politica come volta alla "difesa della propria sovranità e integrità territoriale".
Ma l'Ucraina condivide pure una storia molto stretta, anche se a volte controversa, con la Russia, il suo vicino più significativo, un paese più grande, dotato di armi nucleari e più ricco, con il quale intratteneva importanti relazioni commerciali.
"L'UE ha fornito all'Ucraina un importo senza precedenti di 17 miliardi di euro in assistenza dal 2014, l'UE è pronta a continuare a fornire altri tipi di sostegno finanziario, come, ad esempio, il pacchetto di assistenza già approvato da 31 milioni di euro per rafforzare la forze armate, in particolare le loro capacità di ciberdifesa", così ieri il capo della diplomazia europea, Josep Borrell.
Come sono stati spesi quei soldi dell'Europa, quali risultati hanno raggiunto, quali gli obiettivi?
L'Ucraina, oggi, ha due ampie scelte strategiche: raggiungere un modus vivendi con la Russia che soddisfi gli interessi essenziali di entrambi i paesi; o concludere un'alleanza strategica con un'altra potenza che le consentirà di sfidare il suo vicino più grande.
Gli Stati Uniti sono l'unica altra potenza potenzialmente in grado di sostenere con successo la seconda scelta.
E questa è l'opzione che l'Ucraina ha perseguito, con l'incoraggiamento degli Stati Uniti e dell'UE.
È abbastanza facile capire perché l'Ucraina possa considerare preferibile questa scelta. Seguirebbe il percorso dei suoi vicini baltici e dell'Europa orientale, che hanno utilizzato la NATO e l'adesione all'UE per consolidare la loro indipendenza nazionale.
"In termini di interessi strategici statunitensi, tuttavia, non poteva esserci scelta peggiore", sostiene Raymond F. Smith, anziano del servizio estero degli Stati Uniti dove ha lavorato a lungo sugli affari sovietici e russi, autore di "Negotiating with the Soviets e The Craft of Political Analysis for Diplomats".
Almeno dai tempi del Trattato di Vienna, è stato chiaro che un sistema internazionale stabile richiede legittimità, che può esistere solo se non ci sono grandi potenze scontente.
"La disaffezione della Russia dall'attuale ordine internazionale, che è cresciuta durante i primi periodi di espansione della NATO, ha ora raggiunto un punto di crisi. La creazione di un sistema internazionale più stabile richiederebbe di tenere in considerazione gli interessi vitali della Russia, così come quelli dell'Ucraina. Guidare e aiutare l'Ucraina a bilanciare il suo desiderio di legami più stretti con l'Europa e la sua necessità di legami accettabili con la Russia servirebbe gli interessi fondamentali sia dell'Ucraina che degli Stati Uniti e dell'UE. Aiuterebbe l'Ucraina ad evitare quella che potrebbe diventare una tragedia nazionale. Potrebbe aiutare a spingere la Russia ad una relazione più produttiva con l'Occidente, diminuirebbe la tentazione di un'alleanza militare con la Cina e si ridurrebbe la minaccia di un conflitto armato convenzionale che potrebbe degenerare in uno nucleare".
L'Ue dovrebbe condividere questa visione strategica. La parola torni alla diplomazia.
Varius multiplex multiformis: «Ogni nuovo ampliamento territoriale dell'Impero sembrava un'escrescenza ripugnante, uno schifoso tumore od un gonfiore dovuto all'idropisia...».
Così l'Imperatore Adriano nella penna della Yourcenar nelle sue memorie.
Fonte TheNationalInterst
Sono d’accordo con l’analisi. Perché non si è capito prima (in Italia)? Perché la politica estera dipende troppo dall’ombrello americano. Ora si è capito quanto l’ombrello è incerto. Ma il dubbio poteva già sorgere con la guerra d’invasione in Irak, la mancanza d’impegno dopo il crollo del regime libico, l’incapacità dimostrata sul campo in Siria. L’amministrazione Trump ha fatto crollare le ultime illusioni. Anche nel 2014 l’amministrazione Obama ha probabilmente spinto troppo in avanti il governo ucraino provocando le reazioni russe, illegittime ma comprensibili, in Crimea e in Donbas. C’è un paese che almeno in Ucraina non ha dovuto cambiare strategia: la Francia, poco ascoltata a Washington. Ma ora qualcuno deve decidere che cosa proporre alla Russia, quali concessioni dare…