Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Nicola Iuvinale
La peste del 1348 colpisce una società prospera, florida e vivace, ma che da un po’ di tempo avverte la pressione di una crescita sempre più difficile da gestire. Non si aspettava la peste, come noi non ci aspettavamo il coronavirus, e non sa come reagire. (…) Ci si rende conto che, anche se la peste nessuno la sa curare, si può combattere”. Queste le parole del Prof. Alessandro Barbero all'inaugurazione del Salone del libro di Torino di quest'anno che racconta come la temibile peste fu sconfitta con le armi del tempo, cioè controllando i contagi, chiudendo i porti, le città e sbarrando le strade.
Stessa cosa si è ripetuta per il coronavirus.
La prima ondata ha colto tutti impreparati. Mancava un piano pandemico e gli ospedali erano carenti di posti letto nelle terapie intensive e nelle rianimazioni.
Ma in questa seconda ondata ci sono state conseguenze più gravi rispetto la precedente anche in termini di estensione territoriale. E non è ancora chiaro cosa abbia fatto il Governo per mitigarne gli effetti posto che gli scienziati, già da prima dell'estate, la davano per certa. Ed anche le sanità regionali hanno dimostrato di non essere pronte.
Nel mese di marzo è stato emanato il primo provvedimento, il D.L. 18/2020, finalizzato, principalmente, al potenziamento del personale nelle strutture ospedaliere.
Di fondamentale importanza sarebbero stati i Piani di riordino delle reti ospedaliere regionali finalizzati a rendere effettiva la disponibilità di posti letto per affrontare la presenza protratta nel tempo delle infezioni da SARS-CoV-2, rafforzando la risposta di assistenza nella fase di ripresa delle attività lavorative, nonché per fronteggiare l’impatto di eventuali nuovi focolai.
Si sarebbe dovuto agire velocemente, con procedure snelle e sburocratizzate. Invece, si è partiti in ritardo, due mesi dopo. Il DL attuativo n. 34 del 19 maggio stabiliva (art. 1) che le Regioni avrebbero dovuto, tra l'altro, adottare piani di potenziamento e riorganizzazione della rete assistenziale con l'obiettivo di implementare e rafforzare un solido sistema di accertamento diagnostico. E si dava la possibilità alle Regioni di disporre temporaneamente di beni immobili (i famosi Covid hotel) per far fronte ad improrogabili esigenze connesse alla gestione dell'isolamento delle persone contagiate. Erano previste, infatti, le stipule di contratti di locazione con strutture alberghiere, provvedendo - al fine di garantire un adeguato supporto sanitario per il monitoraggio e l'assistenza dei pazienti - ad implementare le attività di cura domiciliare integrata per i malati in isolamento, eventualmente ospitati anche presso queste strutture.
Si disponeva, poi, (art. 2) che ogni Regione avrebbe dovuto dotarsi di un Piano di riordino della propria rete ospedaliera per fronteggiare adeguatamente le emergenze pandemiche, come quella da COVID-19 in corso, con l'obiettivo di garantire l'incremento di attività in regime di ricovero in Terapia Intensiva in caso di eventuali accrescimenti improvvisi della curva pandemica.
Le Regioni avrebbero dovuto inviare, entro 30 giorni, i Piani al Ministero della Salute per l'approvazione (il quale a sua volta avrebbe avuto 30 giorni per darne disposizione).
Nel caso di mancata presentazione da parte della Regione, il Piano sarebbe stato adottato coattivamente dal Ministero della Salute. E solo dopo la loro approvazione l'importo stanziato per l'anno 2020 di euro 1.467.491.667 (di cui 1.413.145.000 da ripartire a livello regionale) sarebbe stato trasferito alla contabilità speciale intestata al Commissario Straordinario Domenico Arcuri che, a sua volta, avrebbe dovuto dare attuazione ai Piani, garantendo la massima tempestività e omogeneità territoriale, in raccordo con ciascuna Regione e Provincia autonoma.
Per la loro attuazione, inoltre, il Commissario Arcuri avrebbe potuto delegare anche i Presidenti di Regione.
Il 29 maggio scorso, il Ministero della salute emana la Circolare attuativa, specificando come i termini previsti dalla legge rappresentavano una tempistica massima di adempimento e invitando, al contempo, le Regioni a velocizzare la presentazione del Piano di riordino.
Nonostante ciò, alcune Regioni hanno inviato il documento con notevole ritardo e gli stessi sono stati approvati dal Ministero in date differenti. Un ritardo che è stato anche confermato dal vice ministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, che ha sostenuto come alcuni Piani siano stati addirittura inviati dalle Regioni nello scorso mese di settembre.
Si giunge così alla Conferenza delle Regioni - svolta nelle sedute del 9 e del 23 settembre – dove si è discusso dell'eventuale conferimento della delega delle funzioni commissariali ai presidenti delle Regioni - che ne facciano richiesta - per l'attuazione degli interventi concernenti l'esecuzione delle opere di adeguamento o ristrutturazione degli ospedali (aree mediche e separazione dei percorsi, ristrutturazione delle aree di pronto soccorso). Restava, invece, in capo al Commissario straordinario il compito relativo alla fornitura di attrezzature medicali per l'allestimento di posti letto per terapia intensiva e sub intensiva e di veicoli attrezzati per il trasporto di pazienti affetti da COVID-19.
La delega del Commissario Arcuri è stata, così, conferita a quei Presidenti delle Regioni che ne hanno fatto richiesta all'incirca nel mese di ottobre. Tutto con tragica lentezza e con una procedura da stato borbonico. Basti pensare che in Abruzzo, ad esempio, l'ordinanza attributiva della delega è stata emanata solo l'8 ottobre scorso, su richiesta del Presidente Marco Marsilio del 30 settembre e pubblicata in G.U il 14 ottobre.
Nel pieno della seconda pandemia, dunque, ci si ritrova con gli stessi problemi della prima, se non più gravi ed amplificati su base nazionale.
E' notizia di questi giorni che in Lombardia sono stati attivati pochissimi Covid hotel. Figurarsi cosa accade nelle altre regioni.
A seguito del DPCM del 3 novembre che istituisce le zone rosse, arancioni e gialle, alcuni Presidenti hanno dovuto emanare ordinanze per applicare misure più restrittive di quelle imposte dal Governo proprio per il superamento dei limiti di guardia nelle terapie intensive.
In questo buio medievale, sarebbe stato auspicabile vedere uno spiraglio luce, come diceva il Carducci, pensando alla fine del mondo all'approssimarsi del primo millennio V’immaginate il levar del sole nel primo giorno dell’anno Mille?
Ecco, oggi non siamo ancora nell'anno Mille!
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