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Immagine del redattoreNicola Iuvinale

Il decoupling USA-Cina è già iniziato? Si, e sarà per il momento irreversibile

Il rapporto tra Stati Uniti e Cina è cambiato rapidamente nell’ultimo mezzo secolo. Più recentemente è stata avviata una rivalutazione dei rapporti che mette in discussione i benefici che l’America trarrebbe dalle sue relazioni con la Cina. Le due scuole di pensiero di questa rivalutazione – disaccoppiamento e derisking – concordano entrambe sulla necessità di un ridimensionamento. Il loro principale disaccordo non riguarda il “se?” Ma “quanto?”. Con il percorso apparentemente tracciato sotto Xi, la questione diventa solo quella di una Cina post-Xi.


di Nicola e Gabriele Iuvinale



Scommettere contro un disaccoppiamento USA-Cina richiede un ottimismo sempre più a lungo termine. Osservando le relazioni dal lato statunitense, tale ottimismo è difficile da giustificare. Osservando quelle dal lato cinese, c’è solo marginalmente più spazio.

Si stima che, per gli anni a venire, il PIL cinese si attesterà tra l'1% e il 3% abbandonando definitivamente la crescita a due cifre.

Il rapporto tra Stati Uniti e Cina è cambiato rapidamente nell’ultimo mezzo secolo.

Per gran parte del periodo, l’interpretazione prevalente è stata un impegno costruttivo: l’America ha beneficiato di questa relazione a livello geopolitico ed economico inserendo la Cina nel sistema occidentale.

Ora non più.

Più recentemente è stata avviata una rivalutazione del rapporto tra i Paesi che mette in discussione i benefici che l’America trarrebbe dalle sue relazioni con la Cina.

Le due scuole di pensiero di questa rivalutazione delle relazioni commerciali – disaccoppiamento e derisking – concordano entrambe sulla necessità di un ridimensionamento. Il loro principale disaccordo non riguarda il “se?” Ma “quanto?”

Il derisking si concentra sulla negazione delle risorse strategiche della Cina e sulla riduzione della dipendenza dell’America da Pechino per quelle statunitensi.

Il disaccoppiamento sostiene che l’America e l’Occidente devono andare ancora oltre, ritirandosi virtualmente da una significativa cooperazione economica a tutti i livelli.

Pur condividendo il principio di riduzione, entrambe le scuole di pensiero hanno in comune l'errata convinzione che sia possibile un "controllo" sulla relazione USA-Cina.

In breve, il disaccoppiamento è già iniziato su entrambi i lati della relazione USA-Cina?

Scommettere contro il disaccoppiamento è difficile dal punto di vista statunitense.

Il popolo americano ha una visione fortemente negativa del governo cinese. Di conseguenza, esiste una forte opposizione bipartisan alla Cina; l’unica contesa è su quale partito possa assumere una posizione più dura contro le politiche del Partito Comunista Cinese.

Le ragioni della generale disapprovazione americana nei confronti del governo cinese sono ampie e profonde: violazioni dei diritti umani, danni ambientali, furto di proprietà intellettuale, spionaggio, aggressione militare, abusi commerciali all'estero e cattive pratiche commerciali in patria, un'ideologia sempre più comunista piegata al suo governo e alle minacce alla sicurezza militare statunitense e occidentale.

Semmai, la Cina ha recentemente alimentato questi problemi, tanto che l’elenco continua a crescere.

La sua crescita e gravità rendono quasi impossibile vedere un miglioramento della percezione della Cina da parte degli americani nei prossimi anni.

Scommettere contro il disaccoppiamento ha probabilità solo marginalmente migliori dal punto di vista cinese.

Negli ultimi anni il presidente cinese Xi Jinping e il Partito comunista cinese sono diventati inequivocabilmente più autoritari: la Cina si è trasformata in un moderno e raffinato neototalitarismo.

Questo maggiore controllo personale e statale ha reso la Cina più belligerante in patria e all’estero, con l'affermazione di un intransigente nazionalismo han. In ogni crocevia tra l’opinione mondiale e quella di Xi, non c’è più alcuna questione su quale strada debba prevalere.

Con il percorso apparentemente tracciato sotto Xi, la questione diventa quella di una Cina post-Xi.

Ci sono tre risultati fondamentali: la Cina continua sulla linea più dura di Xi, assume una posizione ancora più dura o si allontana dalla posizione odierna di Xi. Solo i primi due sembrano attualmente possibili perché il controllo di Xi gli consente di accatastare la burocrazia che continuerà al potere dopo di lui.

Per coloro che in Occidente cercano qualcuno che sviluppi il ruolo conciliatore svolto da Deng Xiaoping decenni fa, la domanda non è semplicemente chi potrebbe farlo, ma quanto durerà l’attesa per una persona del genere?

Vale anche la pena ricordare che Deng è stato un leader eccezionale che ha saputo gestire magistralmente (e miracolosamente) la pericolosa politica interna della Cina. Solo perché una figura del genere è nuovamente necessaria, non è garantito che una persona simile possa emergere di nuovo.

Non molto tempo fa, l’economia cinese, gigantesca e apparentemente invincibile, ha fornito a molti ragioni sufficienti per nascondere sotto il tappeto le preoccupazioni relative al rapporto unilaterale tra Cina e Occidente.

Oggi non più.

Non più un colosso, l’economia cinese appare sempre più vulnerabile e ciò è sempre più visibile. E, in quello che sembra essere un circolo vizioso, le debolezze economiche spingono il PCC a rispondere con forza politica – non con le riforme economiche necessarie che aiuterebbero l’economia nel lungo termine.

Tali azioni minano l’economia e aumentano il prezzo delle soluzioni future; inoltre, aumentano gli attriti con l’Occidente e sminuiscono la Cina come luogo desiderabile per fare affari.

Non sorprende che gli investimenti statunitensi e occidentali si stiano spostando dalla Cina perché, con l’aumento del rischio cinese, il suo rendimento sta diminuendo.

A questa mole di avvertimenti si aggiunge l’ignoto. Un evento fortuito che potrebbe far precipitare le relazioni decisamente più in profondità in un attimo; una delle tante dimostrazioni di forza della Cina che va storta, un altro errore da palloncino spia, la rivelazione che il ruolo della Cina nella pandemia di COVID era peggiore di quanto già noto, un palese atto di aggressione, eventuali sanzioni per il "sostegno" alla guerra di Putin all'Ucraina.

La Cina è nota da tempo come un cattivo attore globale.

Pechino, che mantiene a livello internazionale le relazioni con Corea del Nord, Iran, Russia, Cuba, Venezuela, Argentina, ecc. segnala la sua deliberata separazione dall’Occidente. Allo stesso tempo, sta diventando economicamente un rendimento sempre più negativo e un rischio maggiore.

Se non è già in atto, il disaccoppiamento avverrà, indipendentemente da qualsiasi dibattito politico statunitense o occidentale per determinarlo.

Conteranno sempre meno le decisioni governative e maggiormente quelle autoregolatorie del libero mercato.

Fonte The Hill

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