I due Paesi intendono firmare 15 accordi e memorandum d'intesa e negoziare importanti contratti sul progetto del corridoio economico Cina-Pakistan
G e N Iuvinale
Il Primo Ministro ad interim del Pakistan, Anwar Haji Kakkarè, è in visita in Cina oggi, 16 ottobre, dove è prevista la firma di numerosi accordi.
Nonostante si trovino ad affrontare una serie di sfide, il Pakistan e la Cina sono ancora attivamente alla ricerca di opportunità di cooperazione. I due paesi intendono firmare 15 accordi e memorandum d'intesa e negoziare importanti accordi sul progetto del corridoio economico Cina-Pakistan
La firma multimiliardaria arriva in un contesto di preoccupazioni per i progressi del progetto del corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) e per gli ostacoli agli investimenti cinesi in Pakistan.
Fonte: U.S.-China Economic and Security Review Commission "2022 Annual Report to Congress"
Il mese scorso, infatti, è emerso che una riunione del Comitato congiunto di cooperazione (JCC) aveva evidenziato le numerosi sfide affrontate dai due Paesi nell’espansione della cooperazione CPEC, in particolare nei settori dell’energia, della gestione dell’acqua e del cambiamento climatico.
Durante la visita di Anwar Haji Kakkar verranno firmati 15 accordi e memorandum d'intesa.
Il Primo ministro ad interim parteciperà anche al terzo Belt and Road Forum, durante il quale è prevista la firma del contratto sul progetto ferroviario della Main Line 1 (ML-1) da 6,67 miliardi di dollari, poiché la Cina ha accettato la rivisitazione del progetto.
Tutti i documenti sul progetto ferroviario ML-1 saranno completati entro il 30 novembre 2023, seguiti da un incontro finale con la Cina in programma nel prossimo mese di dicembre. Pechino, come detto, ha condiviso l’addendum rivisto dal Pakistan, ed ora sembra essere più che disposta a firmare se il Ministero delle Ferrovie del Pakistan acconsentirà alle revisioni.
Inoltre, saranno firmati accordi sulle esportazioni di pelle d’asino nell’ambito del CPEC, di prodotti lattiero-caseari e di carne, infrastrutture di misurazione avanzate e progetti del Centro spaziale pakistano, nonché l’accordo di sviluppo urbano di Gwadar.
Pechino, inoltre, realizzerà in Pakistan la settima centrale nucleare con tecnologia cinese. A liglio scorso si è la cerimonia dell'inizio dei lavori di costruzione dell'Unità 5 (C-5) della centrale nucleare di Chashma che sarà interamente realizzata dall'impresta statale China National Nuclear Corporation. L'impianto si trova nel nord-ovest del deserto di Chair nella pianura del Punjab, sulla riva orientale del fiume Indo, a 280 chilometri da Islamabad.
Si tratta della terza centrale nucleare di terza generazione cinese del tipo Hualong One "esportata" nel Paese asiatico. Tale tecnologia costituisce il modello più evoluto dell'industria nucleare cinese. Dopo il completamento, si stima che la produzione annuale di energia sarà di quasi 10 miliardi di kWh, in grado di soddisfare la domanda annuale di oltre 4 milioni di famiglie.
Al momento sono sette unità ad energia nucleare realizzate interamente da Pechino con propria tecnologia. Le sei già costruite sono in grado di fornire quasi 30 miliardi di chilowattora di elettricità al Paese.
Il 10° anniversario BRI e CPEC
Quest'anno è il decimo anniversario del lancio sia del corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC), sia della Belt and Road Initiative.
In particolare, il 7 settembre 2013 è stata avviata la Cintura economica della Via della Seta che collega i Paesi dell'Asia centrale. La rotta BRI si estende all'area del Mar Baltico attraverso l'Asia centrale e la Russia, all'area del Mar Mediterraneo attraverso l'Asia centrale e l'Asia occidentale all'area dell'Oceano Indiano attraverso la Cina sudoccidentale.
Il Pakistan è interessato dal "Corridoio economico Cina-Pakistan" (CPEC). Lungo 3.000 chilometri, il CPEC parte da Kashgar in Cina e termina a Gwadar in Pakistan e collega la cintura economica della Via della seta a nord e la Via della seta marittima a sud. È una rete commerciale di autostrade, ferrovie, oleodotti e cavi ottici. Per Pechino, il corridoio CPEC rappresenta "un progetto faro nell'ambito della Belt and Road Initiative".
I leader di Cina e Pakistan condividono da anni una profonda amicizia, anche militare. Nel 2022, la banca centrale cinese ha firmato un memorandum di cooperazione con la State Bank of Pakistan per stabilire accordi di compensazione in renminbi (RMB) in Pakistan.
Come si è scritto nel saggio La Cina di Xi Jinping, Verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico? , nell’Asia meridionale e centrale Pechino investe molto nelle infrastrutture di trasporto per espandere le rotte commerciali verso l’Eurasia e l’Europa e per garantire il flusso di energia, materie prime ed altre risorse. Il ChinaPakistan Economic Corridor funge da fiore all’occhiello dell’Asia centrale nella Belt and Road Initiative. Il CPEC si collega anche alla “Via della seta marittima del 21° secolo” della BRI, migliora notevolmente l’accesso al Medio Oriente attraverso il porto pakistano di Gwadar e crea un collegamento con i progetti cinesi al porto di Hambantota nello Sri Lanka, al porto di Chittagong in Bangladesh e a quello di Feydhoo Finolhu nelle Maldive.
In Asia, il PCC da tempo ha affermato un dominio politico ed economico in molte aree. La Cina sta cercando un accordo di cooperazione in materia di sicurezza, polizia e comunicazioni con diversi Paesi. L’intesa prevede una cooperazione su reti di dati, sicurezza informatica e sistemi doganali intelligenti. Questo fornirebbe al Partito Comunista Cinese (PCC) l’opportunità di raccogliere biodati e condurre una sorveglianza di massa.
La Cina, dunque, considera da tempo i Paesi dell'Asia meridionale e centrale come una priorità strategica, nella quale la costruzione di relazioni pubbliche e la "rappresentazione" della sua presunta "buona volontà", sono vitali per garantirsi i propri interessi economici, geopolitici e di sicurezza.
La cooperazione militare
Il 20 giugno scorso, Zhang Youxia, membro dell'Ufficio politico del Comitato centrale del PCC e Vicepresidente della Commissione militare centrale - il massimo organo delle forze armate cinesi (PLA) - ha incontrato a Pechino il Gen. Sahir Shamshad Mirza, presidente del Joint Chiefs of Staff del Pakistan per approfondire ulteriormente la cooperazione militare tra i due Paesi.
L'interesse militare della Cina per il porto di Gwadar
Uno dei progetti infrastrutturali più importanti del CPEC è il porto di Gwadar, definito il progetto faro del "Corridoio economico Cina-Pakistan". Nonostante la stretta associazione con il CPEC, l'intervento della Cina nel porto è antecedente di molto ad entrambi i mega progetti di sviluppo globali cinesi. La struttura portuale, infatti, è stata realizzata da un'azienda cinese tra il 2002 e il 2006.
Il porto di Gwadar ha una posizione geografica molto interessante. Si trova nella parte sud-occidentale della provincia pakistana del Balochistan e si affaccia sul Golfo di Oman, che si collega al Golfo Persico attraverso lo Stretto di Hormuz. Fino al 1958, Gwadar apparteneva al Sultanato di Muscat (ora Oman) e solo allora fu acquistato dal Pakistan.
Nel 2007, l'Autorità portuale di Singapore ha assunto la gestione dopo aver vinto una gara d'appalto per la gestione della struttura per la durata di 40 anni. Il controllo del porto è tornato alla Cina nel 2013, quando l'Autorità portuale di Singapore è uscita anticipatamente dal contratto.
Il porto di Gwadar può offrire vantaggi economici sia alla Cina che al Pakistan. Se collegato con un'adeguata infrastruttura di trasporto via terra, potrebbe infatti facilitare legami commerciali più stretti con l'Asia centrale, l'Afghanistan e l'Iran.
Alla Cina, invece, potrebbe offrire l'accesso via terra all'Oceano Indiano, riducendo teoricamente la sua dipendenza dallo Stretto di Malacca, attraverso il quale transitano oltre il 70% delle importazioni cinesi di petrolio e di gas naturale liquefatto.
Attualmente i costi per il trasporto merci e per l'approvvigionamento energetico via terra attraverso Gwadar sono proibitivi per Pechino. Tuttavia, i miglioramenti tecnologici e la continua tensione sino-indiana potrebbero rendere la struttura portuale una valida alternativa.
Gwadar, inoltre è uno dei tre porti più grandi del Paese. Con esso, la Cina stabilirà il transito petrolifero dal Golfo Persico. Come detto, una volta eseguito il debug del corridoio di comunicazione, i cinesi non dovranno più trasportare petrolio e altre merci attraverso i mari dell'Asia meridionale.
Il porto, inoltre, ha anche un significato strategico per entrambi i Paesi. Gwadar Port, infatti, offre una copertura strategica per il Pakistan, in quanto i maggiori porti del paese, Karachi e Qasim, sono più vicini all'India e vulnerabili ad un blocco da parte dell'Indian Navy.
Per Pechino, invece, rappresenterebba la scelta migliore per stabilire una presenza strategica all'estero della PLA, con le strutture del porto capaci di supportare le navi più grandi della Marina cinese.
La costruzione della struttura civile a Guadar è iniziata diversi anni fa. Tuttavia, come mostrano immagini satellitari, diversi complessi a "doppio uso" sarebbero già stati edificati sul territorio della futura base militare cinese. È interessante notare, scrive Top War, "che Pechino non ha mai riconosciuto ufficialmente la realizzazione di una base a Gwadar, ma tutto il lavoro viene svolto per conto della China Communications Construction Company (UDP Ltd)". Inoltre, alcuni anni fa l'analista militare cinese Zhou Chenmin riferì che una base a Gwadar sarebbe stata necessaria affinché la Cina potesse sostenere la sua marina che opera nell'Oceano Indiano".
Le immagini mostrano che la base è dotata di strutture anti-trasporto, circondate da un alto muro, torri di sicurezza per sentinelle sono posizionate attorno al perimetro. Sono anche visibili le sale che possono essere utilizzate in futuro come caserme per i marine cinesi.
Tuttavia, è anche possibile che Pechino non dispiegherà subito i marine della PLA a Gwadar, ma si limiterà ad inviare combattenti di compagnie militari private cinesi (PSC) che svolgono già vari compiti per garantire la sicurezza delle strutture cinesi nell'Africa orientale ed occidentale, in Afghanistan e nei Paesi del Medio Oriente.
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