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L'economia globale è pronta per la crisi del credito?

L'inflazione cresce in tutto il mondo e probabilmente non sarà temporanea. Milton Friedman sosteneva che l'inflazione dei prezzi è un fenomeno monetario causato dall'incremento eccessivo dell'offerta di moneta rispetto alla crescita della produzione. Le politiche booster delle banche centrali hanno inondato di liquidità il mercato, la pandemia rallentato la produzione, ma uno spettro potrebbe accompagnare l'aumento dei prezzi: la fine del credito facile


di Nicola Iuvinale

Desmond Lachman, economista, senior fellow presso l'American Enterprise Institute, su 19fortyfive.com, si è posto oggi una domanda molto interessante.

"Con quanta rapidità le principali banche centrali del mondo sembrano aver dimenticato la Grande Recessione Economica del 2008-2009 che è partita con il giro di vite sui "soldi facili" concessi a credito?"
Se se ne fossero ricordate, "avrebbero già da tempo cessato il loro attuale ciclo di massiccia creazione di liquidità e di tassi di interesse ultra bassi".

In risposta alla pandemia di Covid-19 le principali banche centrali del mondo hanno mantenuto le condizioni di politica monetaria più semplici: immettere sul mercato grandi quantità di denaro.

Inoltre, senza precedenti, si sono impegnate in un massiccio acquisto di obbligazioni su vasta scala (principalmente di titoli di stato) che ha portato, negli ultimi diciotto mesi, la dimensione dei loro bilanci all'incredibile importo complessivo di 10 trilioni di dollari.

Con così tanta liquidità che si riversa sui mercati finanziari mondiali e con gli investitori che puntano disperatamente al rendimento, non c'è da meravigliarsi se ora abbiamo, diffusamente, un alto valore globale delle attività e una bolla del mercato del credito che è molto più pervasiva rispetto alla precedente del settore immobiliare e del credito.

"Tra gli aspetti più inquietanti della bolla di oggi c'è che le valutazioni azionarie statunitensi sono ora a livelli elevati che sono stati sperimentati solo una volta negli ultimi cento anni".

Deve anche destare preoccupazione il fatto che, anche se aumentati dall'inflazione, i prezzi delle case negli Stati Uniti sono ora più alti di quanto non fossero alla vigilia del crollo del mercato immobiliare del 2006.

"Così, dovremmo anche essere preoccupati per l'enorme quantità di prestiti che è stata fatta a bassi tassi di interesse a mutuatari sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti con discutibili capacità di rimborso".
"Questo, per non parlare della frenesia speculativa nei mercati di asset esotici come quelli delle criptovalute e dei mondi dei token non fungibili".

L'unico neo per le maggiori banche centrali mondiali, sostiene l'economista, è che la loro attività di mantenimento di politiche monetarie ultra-espansive - anche quando l'economia mondiale era ben avviata alla ripresa - ha contribuito al ritorno dell'inflazione su livelli non sperimentati negli ultimi trent'anni.

Questo, costringe, inevitabilmente e in tempi brevi, le banche centrali ad aumentare i loro tassi ufficiali per evitare che l'inflazione odierna si radichi.

Le bolle odierne dei "valori" delle attività e del mercato del credito sembrerebbero fondarsi sul duplice erroneo presupposto che gli attuali tassi di interesse ultra bassi dureranno per sempre e che la ripresa economica mondiale non verrà interrotta.

"Ciò rende fin troppo probabile che queste bolle scoppino quando le principali banche centrali del mondo termineranno i loro programmi di acquisto di titoli di stato e inizieranno ad aumentare i tassi di interesse".

In tale contesto, aumenta anche la probabilità che le bolle possano scoppiare se si dovesse sperimentare un marcato rallentamento dell'economia cinese o una significativa crisi del debito dei mercati emergenti.

Nel 2008, i responsabili delle politiche economiche globali sono stati colti completamente alla sprovvista dallo scoppio della bolla del mercato immobiliare e del credito negli Stati Uniti.

Oggi, è evidente che siamo nel bel mezzo di una bolla globale dei valori delle attività e del mercato del credito di proporzioni epiche, ma i responsabili delle politiche economiche del mondo pare abbiano lo stesso atteggiamento del 2008.

Fonte: 19fortyfive.com

Desmond Lachman è senior fellow presso l'American Enterprise Institute. In precedenza è stato vicedirettore del dipartimento per lo sviluppo e la revisione delle politiche del Fondo monetario internazionale e capo stratega economico dei mercati emergenti presso Salomon Smith Barney.

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