Nelle ultime settimane, una serie di articoli giornalistici riguardanti lo spionaggio cinese dovrebbero far rafforzare gli sforzi di controspionaggio dei Paesi Occidentali, focalizzandoli sulla Cina. Il Partito Comunista Cinese recluta (o convince in altro modo) anche comuni cittadini cinesi, come studenti universitari e uomini d’affari, a partecipare alle sue campagne di spionaggio e influenza. Data la gigantesca operazione di Pechino, nessun mosaico di leggi, non importa quanto approfondito, sarà adeguato al compito di fermare l'attività segreta del Partito Comunista Cinese. Tuttavia, in questo momento storico, ai fini della salvaguardia della sicurezza nazionale di ogni Paese Occidentale, solo l'attenzione e la vigilanza da parte dell’intera società, anche politica, potrà contrastare l’offensiva di spionaggio e influenza cinese, che dilaga in ogni angolo della società americana e in tutto il mondo libero
Il 10 settembre, il Sunday Times ha riferito che l'MI5, l'agenzia di sicurezza interna britannica, aveva arrestato un ricercatore che lavorava per il China Research Group della Camera dei Comuni britannica, con il sospetto di essere una spia cinese. Il 28enne, Chris Cash, avrebbe avuto contatti con molti membri del parlamento britannico.
Una fonte di Whitehall ha ipotizzato per The Hill: “Sono abbastanza sicura che [il ricercatore] abbia trasformato alcuni dei falchi cinesi in sostenitori nei confronti di Pechino”.
Quella non era l'unica notizia dal Regno Unito.
Il Times ha anche riferito il 12 settembre scorso che l’MI5 ha avvertito nel 2021 il Partito conservatore che due potenziali candidati al Parlamento sarebbero potuti essere agenti del Dipartimento cinese del Fronte Unito (DFU), la principale agenzia di Pechino per l’influenza straniera all’estero e la propaganda.
Negli Stati Uniti, Jimmy Quinn di National Review ha riferito il 10 settembre che gli assistenti del sindaco di New York, Eric Adams, si erano recati in Cina con uno degli imputati nel caso del Dipartimento di Giustizia contro cittadini cinesi accusati di gestire, nella città di New York, una stazione di polizia illegale per conto del governo di Pechino. La notizia fa eco a precedenti operazioni cinesi negli Stati Uniti, che hanno posizionato agenti vicino alla senatrice Diane Feinstein (D-Calif.) e al deputato Eric Swalwell (D-Calif.).
E ad agosto, il Dipartimento di Giustizia ha arrestato due marinai della Marina degli Stati Uniti con l’accusa di aver passato informazioni riservate alla Cina sulle attività navali, sulla loro progettazione e sugli armamenti statunitensi.
Nel frattempo, il governo canadese ha annunciato il 7 settembre l’apertura di un’inchiesta sull’ingerenza russa e cinese nelle elezioni nazionali.
All’inizio di quest’anno, The Global e Mail ha citato rapporti dell’intelligence canadese secondo cui la controparte cinese avrebbe condotto un’operazione di influenza progettata per mantenere al potere il partito liberale del primo ministro Justin Trudeau e sconfiggere i legislatori conservatori considerati ostili agli interessi di Pechino.
Gli sforzi cinesi sarebbero consistiti in contributi politici non divulgati e costrizione di studenti cinesi a fare volontariato nelle campagne elettorali. Questo schema somiglia ai riusciti tentativi cinesi di infiltrarsi e influenzare anche il parlamento australiano negli ultimi anni.
Questo tipo di penetrazione delle istituzioni occidentali è decisamente subdolo se paragonato alle notizie provenienti dall’India. Vari organi di stampa indiani hanno riferito di uno stallo diplomatico tra funzionari e dipendenti cinesi al Taj Palace di Delhi, la città che ha ospitato il vertice del G20 della scorsa settimana.
Secondo il Times of India, una delegazione cinese si è rifiutata di sottoporre 20 bagagli contenenti "attrezzature sospette" a un controllo di sicurezza, provocando una disputa di 12 ore con il personale di sicurezza dell'hotel. L'hotel fungeva da alloggio del presidente brasiliano ed era anche molto vicino all'hotel ITC Maurya, dove alloggiava il presidente Biden. Alla fine i cinesi accettato di riportare la loro attrezzatura all’ambasciata cinese in India.
Chiaramente, la Cina è imperterrita nella sua volontà di condurre operazioni contro obiettivi in Occidente e altrove.
Come spiega il ricercatore australiano Alex Joske nel suo libro "Spies and Lies: How China's Greatest Covert Operations Fooled The World”, la “simbiosi del Ministero cinese per la Sicurezza di Stato con le reti del fronte unito, gli imperi economici, la diplomazia pubblica e le università è forte quanto mai".
Il rappresentante Mike Gallagher (R-Wis.), presidente del comitato ristretto degli Stati Uniti sul Partito Comunista Cinese, ha dichiarato il mese scorso che “stiamo appena iniziando a scalfire la superficie di questa attività sul suolo americano”.
La pervasività del problema è chiara, ma la soluzione per chiudere le operazioni cinesi negli Stati Uniti è tutt’altro che facile.
Come ampiamente documentato nel libro "La Cina di Xi Jinping. Verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico" del 2023, gli autori Nicola e Gabriele Iuvinale riferiscono che gli agenti cinesi non sempre operano sotto la copertura di un’affiliazione governativa, come ad esempio un incarico diplomatico.
Per espressa previsione normativa di Pechino, tutti i cinesi, in qualsiasi parte del mondo, hanno il dovere di riferire notizie al PCC. Il Partito Comunista Cinese recluta (o convince in altro modo) comuni cittadini cinesi, come studenti universitari e uomini d’affari, a partecipare alle sue campagne di spionaggio e influenza.
Le forze dell’ordine e le agenzie di intelligence statunitensi e dei Paesi Occidentali non possono monitorare le attività di ogni singolo cittadino cinese presente nei rispettivi stati, sia per una questione pratica, che per una di non discriminazione.
Ma sono necessari alcuni passi per colmare le lacune.
In America, ad esempio, il Congresso in primo luogo dovrebbe ampliare i parametri legali di ciò che costituisce una operazione cinese illegale nel Paese, con una particolare attenzione agli ambiti accademico e imprenditoriale. Ad esempio, tutte le attività associate al programma cinese Mille Talenti, che recluta scienziati occidentali in Cina per incanalare il know-how americano verso le istituzioni cinesi, dovrebbero essere viste come un sostegno allo spionaggio e al furto di proprietà intellettuale e di conseguenza chiuse.
Le entità commerciali cinesi, che sono state individuate dalle forze dell’ordine come società di copertura, devono essere considerate piattaforme di spionaggio, i cui membri dovrebbero essere indagati e/o espulsi.
Infine, il governo federale deve ampliare l'obbligo di segnalazione all'autorità competente, ricomprendendovi anche i contatti tra cittadini cinesi e funzionari governativi statunitensi (compresi i membri del Congresso e il loro staff) e individui che sostengono la base industriale-difensiva degli Stati Uniti.
In definitiva, nessun mosaico di leggi, non importa quanto approfondito, sarà adeguato al compito di fermare lo spionaggio cinese.
Richiederà, a diversi segmenti della società e all'intelligence di valutare le motivazioni, le affiliazioni e il giro di denaro dei cittadini cinesi – e degli americani che difendono gli interessi cinesi – con un grado di sospetto molto più elevato.
Ovviamente, questo livello più elevato di controllo solleva domande scomode sull'intersezione tra sicurezza nazionale, libertà civili e razza.
Tuttavia, in questo momento storico, ai fini della salvaguardia della sicurezza nazionale di ogni Paese Occidentale, solo l'attenzione e la vigilanza da parte dell’intera società, anche politica, potrà contrastare l’offensiva di spionaggio e influenza cinese, che dilaga in ogni angolo della società americana e in tutto il mondo libero.
Fonte The Hill
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