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La Cina si sta preparando. "China First" e il reshoring delle industrie chiave in occidente

La ricerca cinese dell'autosufficienza e i recenti eventi nell'Europa centrale, mostrano con quanta rapidità si possa capovolgere un sistema commerciale. Ora è il momento di identificare la vulnerabilità e sviluppare catene di approvvigionamento alternative alla Cina. Il Reshoring di tecnologia avanzata agli Stati Uniti e all'UE è l'unica risposta per garantire il nostro futuro


di Nicola Iuvinale


È giunto il momento per la Cina di "percorrere la strada dell'autosufficienza", dichiarò il presidente Xi Jinping nel settembre del 2018, in un discorso alla fabbrica China First Heavy Industries.

Portare la Cina a sviluppare la propria tecnologia all'avanguardia, con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dall'Occidente, è una componente chiave degli ampi piani di Xi per collocare la sua nazione in cima al mondo e garantirsi l'eredità tra grandi capi.

I loro piani per l'autosufficienza sono, infatti, antecedenti alla pandemia e alla guerra in Ucraina. Pechino persegue costantemente una politica di riduzione della dipendenza dalla tecnologia straniera da oltre 15 anni.

Questa strategia è stata svelata ufficialmente nel 2015 con il piano "Made in China 2025", con l'obiettivo di aumentare drasticamente la produzione nazionale in tecnologie avanzate e, nel frattempo, scacciare i concorrenti stranieri.

La Cina promuove l'istruzione scientifica e tecnologica, finanzia l'innovazione e acquisisce tecnologie anche tramite il furto di proprietà intellettuale, principalmente attraverso partenariati tra società straniere con imprese statali cinesi (SOE).

Nel 2021, alla sesta sessione plenaria del PCC, il mandato di sviluppare la tecnologia cinese è stato formalmente sancito nella Risoluzione del Comitato Centrale del PCC sui principali risultati e le esperienze storiche della lotta del Centenario del Partito".


Un Dejà vu!

La ricerca cinese per l'autosufficienza risale, in realtà, a secoli fa.

Sulla mentalità cinese, hanno inciso le guerre dell'oppio del 19° secolo, che derivarono dal rifiuto dell'imperatore Qian Long di acquistare merci britanniche in cambio dell'importazione di tè, porcellana e seta.

Nella sua lettera del 1793 al re Giorgio III, l'imperatore spiegò: “Il nostro Celeste Impero possiede ogni cosa in prolifica abbondanza e non manca di prodotto entro i propri confini". Non c'era quindi bisogno di importare le manifatture di barbari esterni in cambio "dei nostri stessi prodotti".

Gli eventi, però, avrebbero presto chiarito che la presunzione cinese nella fiducia illimitata in se stessi, era basata sulla loro ignoranza delle capacità del mondo esterno.

La vulnerabilità della Cina alla tecnologia occidentale fu inizialmente resa abbastanza evidente dal dominio militare britannico nella prima guerra dell'oppio e, successivamente, all'indomani delle successive guerre, dalla sottomissione del commercio cinese al controllo estero. In risposta a questa umiliazione per mano degli stranieri, un gruppo di pensatori e scrittori cinesi formarono il "Movimento di autorafforzamento".

Ispirandosi alla restaurazione giapponese Meiji, sostenevano il miglioramento della tecnologia e della produzione interna della Cina, per competere con successo con i "barbari".

Nel suo saggio del 1861, "Sulla fabbricazione di armi straniere", uno dei leader di questo movimento, Feng Guifen (1809–1874), scrisse della necessità di fabbricare armi a livello nazionale, sostenendo: "Solo così saremo in grado di pacificare l'impero; solo così possiamo svolgere un ruolo di primo piano nel globo; e solo così ristabiliremo la nostra forza originaria e ci redimeremo dall'umiliazione precedente".

Sebbene questo movimento per l'autosufficienza, alla fine non ebbe lo stesso successo riportato in Giappone, il "Movimento di autorafforzamento" cinese elaborò un principio guida, che alla fine avrebbe prodotto risultati.

Gli obiettivi espressi da Feng Guifen nel 1861, "di ringiovanimento nazionale sulla scena mondiale e di mantenimento dell'armonia domestica attraverso il progresso tecnologico", restano oggi ancora molto radicati.

Le lezioni del secolo dell'umiliazione risuonano ancora all'interno della leadership della RPC: la Cina non si farà mai più vincolare al mondo esterno, specialmente non dagli Stati Uniti.

È interessante notare che oggi, Xi Jinping usa il termine "autorafforzamento" quando parla del bisogno di affidamento della nazione alla tecnologia.

Xi ha affrontato chiaramente l'importanza del Secolo dell'Umiliazione per la Cina moderna nel suo discorso del 100° anniversario al PCC:

"La nazione cinese è una grande nazione. Con una storia di oltre 5.000 anni, la Cina ha dato un contributo indelebile al progresso della civiltà umana. Dopo la guerra dell'oppio del 1840, tuttavia, la Cina fu gradualmente ridotta ad una società semicoloniale e semifeudale e subì devastazioni più gravi che mai. Il paese ha subito un'intensa umiliazione, il popolo è stato sottoposto a grandi dolori e la civiltà cinese è sprofondata nell'oscurità. Da allora, il ringiovanimento nazionale è stato il più grande sogno del popolo e della nazione cinese..."

Per raggiungere questi obiettivi, il presidente Xi sottolinea la necessità di trasformare la sua nazione in "una superpotenza scientifica e tecnologica mondiale!"


L'enfasi sulla scienza e la tecnologia è la chiave del più ampio piano della doppia circolazione di Xi; vale a dire, il duplice obiettivo della Cina di rafforzare la sua economia sia a livello nazionale che internazionale.
Come spiega Liu He, il principale consigliere economico del presidente Xi: "Accelerare la spinta all'autosufficienza nella scienza e nella tecnologia, è fondamentale sia per promuovere la circolazione del mercato interno, sia per proiettare la Cina in una posizione dominante nell'economia globale".

Il premier Li Keqiang ha illuminato l'interconnessione tra queste due componenti: "Faremo leva sui flussi dell'economia nazionale per fare della Cina un importante magnete per i fattori e le risorse di produzione globale, promuovendo così un'interazione positiva tra la circolazione interna e la circolazione internazionale". Li, ha inoltre sottolineato l'obiettivo per la Cina di passare dal suo ruolo globale di produttore di beni di fascia bassa ad una tecnologia superiore. In contrasto con la posizione di inferiorità in cui si è trovata la Cina durante il 19° secolo rispetto al dominio industriale e militare britannico, la RPC di oggi può abbracciare la ricerca dell'autosufficienza da una posizione di forza, sia economicamente, sia con un esercito in rapida espansione.

Nonostante la pandemia da COVID, la Cina rimane sulla buona strada per diventare la più grande economia mondiale entro questo decennio.

I leader di Pechino sono prima di tutto pragmatici: il loro obiettivo è alterare radicalmente lo status quo del dominio americano e ottenere l'egemonia a livello globale.

Dalla cooperazione alla competizione contraddittoria

La Cina conduce le sue pratiche commerciali e la sua politica economica attraverso l'obiettivo di un gioco a somma zero.

Il sospetto delle motivazioni dell'altra parte, sia della Cina che degli Stati Uniti, è cresciuto negli ultimi anni, con ciascuno che vede l'altro come un avversario in competizione per il dominio globale.

L'abilità economica della Cina sulla scena mondiale, con progetti come la Belt and Road Initiative (nota per le sue pratiche predatorie) che attirano sempre più paesi nella sua orbita economica, è preoccupante per gli Stati Uniti e i suoi alleati.

La costruzione di isole artificiali da parte di Pechino per strappare il controllo del Mar Cinese Meridionale e la sua espansione militare, comprese basi su suolo straniero, sollevano dubbi sul fatto che la Cina, miri o meno a modificare lo stato di diritto internazionale prevalente.

Il crescente nazionalismo e le pressioni interne all'interno della Cina, alimentano la ricerca del dominio della leadership.

L'ascesa economica della Cina è arrivata sulle rovine di numerose società straniere, comprese molte aziende statunitensi.

In particolare sotto la guida di Xi, la Cina si è evoluta dalla definizione di aspettative specifiche per la crescita economica (come uno degli obiettivi del piano quinquennale), all'esercizio di un maggiore controllo governativo sulle pratiche economiche.

Con scarso riguardo per lo stato di diritto internazionale, la Cina usa tutti i mezzi a sua disposizione per promuovere i propri interessi. Sotto il presidente Trump, gli Stati Uniti hanno risposto alle pratiche commerciali sleali della Cina e, i disaccordi con la RPC, non sono stati sostanzialmente modificati sotto il presidente Biden.

Gli Stati Uniti continuano ad accusare la Cina di non aver facilitato condizioni di parità per le imprese straniere che operano in Cina. Al contrario, Pechino crede che gli Stati Uniti e i loro alleati stiano semplicemente cercando di impedire l'ascesa della Cina.


Con un'acuta consapevolezza delle lezioni della Guerra Fredda e della fine dell'Unione Sovietica, Xi vuole garantire che la Cina non sia ugualmente vittima delle pressioni economiche dell'Occidente.

Con la strategia cinese sempre più basata su un'attenta pianificazione per un potenziale disaccoppiamento, come risponderanno l'America e l'Europa?

Pechino teme di essere tagliata fuori dalle forniture critiche e di essere punita se le relazioni USA-Cina continuassero a scivolare verso il basso.

Wall Street ha raddoppiato gli investimenti in Cina, ma la Cina ha i suoi piani.

L'America si alzerà per affrontare questa sfida prima che sia troppo tardi?

Un maggiore reshoring dell'industria americana ed Europea, in particolare nei settori ad alta tecnologia come la fabbricazione di semiconduttori, è la chiave per una politica economica statunitense di successo, a lungo termine.

La connessione Xi-Mao: ​​il regime tornerà alle sue radici

Una piena comprensione delle sfide economiche che la Cina pone agli Stati Uniti e all'UE, richiede un esame del pensiero dell'attuale leader della RPC e del suo legame con il fondatore del suo regime.

Molte discussioni si sono concentrate sui confronti tra lo stile di leadership di Xi e quello del presidente Mao, che l'attuale leader della RPC considera un "venerato modello".


Molti, in Occidente, hanno creduto a lungo che, man mano che la Cina fosse diventata più ricca, si sarebbe mossa verso valori democratici; ma il presidente Xi non è un riformatore.
Piuttosto, è un intransigente che vuole che la Cina torni alle sue più profonde radici comuniste.

L'attenzione di Xi sull'autosufficienza ha radici anche nel pensiero maoista, in particolare nel suo slogan del 1945, che promuove l'autosufficienza: "rigenerazione attraverso i propri sforzi (zili gengsheng / 自力更生)".

"Noi sosteniamo l'autosufficienza", ha scritto Mao nel suo "Piccolo Libro Rosso".

“Speriamo in aiuti esteri ma non possiamo dipenderne; dipendiamo dai nostri sforzi, dal potere creativo dell'intero esercito e dell'intero popolo".

Mao fu profondamente colpito dall'esperienza cinese durante il secolo dell'umiliazione e dall'esito negativo per la sua nazione derivante dalla debolezza rispetto alle potenze occidentali e al Giappone.

Anche Xi è determinato a facilitare l'ascesa della Cina ad una posizione di forza e una ridotta dipendenza dalle nazioni esterne.

Negli ultimi mesi, Xi ha guidato la Cina in un movimento più ampio e radicale verso l'indipendenza economica, sia nell'industria che nell'agricoltura. Nel dicembre 2021, in una riunione agricola di alto livello, ha dichiarato: "La ciotola di riso del popolo cinese deve essere tenuta saldamente nelle proprie mani in ogni momento e la ciotola di riso deve contenere principalmente grano cinese".

Ad esempio, la Cina ha lavorato per spostare le importazioni di soia, un'altra merce chiave, dagli Stati Uniti verso altri paesi.

Questi cambiamenti sono solo una parte dell'agenda di Xi per esercitare uno stretto controllo su tutti gli aspetti dell'economia e dello stile di vita cinesi.


Tutte le entità straniere che cercano di operare in Cina sono soggette a queste rigide normative e alle intrusioni del partito nelle imprese.

Una maggiore consapevolezza di queste tendenze in Cina, sotto la guida di Xi, dovrebbe suscitare domande per gli americani e gli europei che cercano di proteggere la loro economia e la sicurezza nazionale.

Se Xi sta adottando misure decise, per ridurre la dipendenza dall'America e dai suoi alleati, è sicuro per l'occidente continuare a dipendere dalla Cina per le forniture critiche?

Se la Cina sta assumendo il controllo delle imprese americane ed europee tramite società statali, utilizzando anche pratiche predatorie, è opportuno che queste società continuino a dipendere dai cinesi per una parte significativa delle loro entrate?

I rischi per le imprese straniere di fare affari in Cina

L'esempio della Disney illustra molti dei rischi per le imprese straniere che lavorano in Cina. La Disney in genere esercita il controllo su ogni dettaglio delle sue operazioni. L'apertura del loro parco a tema a Shanghai funge da caso di studio per comprendere i rischi e i sacrifici che le imprese straniere devono sopportare per operare in Cina.

Dopo lunghe e difficili trattative, la Disney alla fine ha ceduto una quota del 57% al governo cinese, mantenendo una quota di minoranza di solo il 43%. I funzionari della Disney sono stati costretti a ottenere l'approvazione del governo per mettere in funzione le giostre del parco, oltre a tanto altro.


Nell'era Xi, di accresciuto controllo del governo e crescente nazionalismo, questa collaborazione forzata di entità straniere con imprese statali, provoca la perdita del controllo proprietario da parte della società fondatrice.

Per le aziende tecnologiche in particolare, il furto di proprietà intellettuale pone rischi enormi per la salvaguardia dei dati e dei segreti delle proprietà aziendali e si traduce in milioni di dollari di perdite di entrate.

L'incentivo ad accedere all'enorme mercato cinese ha portato aziende come IBM a impegnarsi a condividere la tecnologia.

Sebbene il presidente Xi, possa inquadrare questo approccio come parte della sua visione più ampia di un "destino condiviso per l'umanità", la realtà è che le pratiche predatorie della Cina rappresentano una minaccia alla sicurezza e potrebbero, alla fine, portare la società straniera a cedere quote di mercato e informazioni riservate ad imprese locali.


Pertanto, le società straniere attratte dal mercato cinese dalla prospettiva di un'enorme base di clientela, potrebbero scoprire, molto presto, che il loro successo tenderà e diminuire e sarà di breve durata.

L'esperienza della DuPont Company a Shanghai è un esempio calzante.

DuPont è stata vittima dei trasferimenti forzati della sua tecnologia alla Cina, quale risultato dell'obbligo, per le aziende straniere, di collaborare con una cinese locale.

Nell'ottobre 2006, DuPont ha collaborato con l'azienda cinese Zhangjiagang Glory per la produzione e la distribuzione del polimero di politrimetilene tereftalato "Sorona" di DuPont in Asia.

Questo processo ha consentito all'azienda di creare fibre tessili flessibili dal mais.

Già nel 2013, tuttavia, DuPont ha iniziato a sospettare del suo partner cinese, spingendo l'azienda americana a sospendere il rinnovo della licenza di Glory, per vendere prodotti basati su questa tecnologia. Nel 2017, l'azienda americana era in contenzioso contro il suo ex partner, avendo scoperto che Zhangjiagang Glory aveva copiato il metodo chimico brevettato e vendeva una versione non autorizzata del polimero dell'azienda americana.

L'autorità antitrust cinese ha quindi risposto ai tentativi di DuPont, di lavorare attraverso il "sistema legale cinese", inviando 20 investigatori dell'autorità antitrust di Pechino a fare irruzione negli uffici di DuPont a Shanghai, usando tattiche aggressive per intimidire i dipendenti e confiscare documenti e computer.

Il tentativo palese delle autorità cinesi di "convincere" DuPont ad abbandonare le sue tutele legali contro il trasferimento forzato di tecnologia, sembra aver avuto successo, poiché il caso non è andato più avanti.


Pechino sembra considerare il trasferimento di tecnologia come "il prezzo che le aziende straniere devono pagare per il privilegio di fare affari in Cina".

Questo caso dimostra chiaramente le sfide affrontate dagli Stati Uniti e da altre aziende straniere nella lotta contro le tattiche predatorie della Cina.

La strada futura

Alcune aziende americane si stanno "svegliando" sui rischi di fare affari in Cina.

La consapevolezza che l'investimento richiesto per avviare un'attività in Cina, possa rivelarsi controproducente e di breve durata, sta ora spingendo aziende, come Intel, ad aprire stabilimenti negli Stati Uniti.


Fornire infrastrutture e supporto normativo a livello federale, statale e locale sarà vitale per questo processo.

Legislazioni come il CHIPS Act, la promozione dello STEM per educare i futuri ingegneri e l'espansione dei programmi biennali post-liceo per formare macchinisti e altri tecnici altamente qualificati, sono fondamentali per riportare la produzione di forniture critiche negli USA e nei paesi alleati.

A causa degli elevati costi del lavoro negli Stati Uniti, nonché di altri problemi che contribuiscono alle spese generali, il completo reshoring della produzione dalla Cina direttamente negli Stati Uniti e dall'Europa non è realistico.


La transizione verso opzioni a basso costo in ambienti più amichevoli, come Messico, Vietnam o India, sarebbe più fattibile.
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea possono adottare politiche che promuovano il reshoring della produzione sia negli Stati Uniti e nell'UE, che nei paesi che la pensano allo stesso modo (es. Canada con l'accordo CETA).

Basarsi sulle alleanze e sulle relazioni esistenti per gestire una risposta unificata, dovrebbe essere una componente fondamentale della strategia statunitense ed europea per affrontare le sfide poste dalla potenza industriale sempre più dominante della Cina.


L'attuale situazione in Ucraina, ha catalizzato l'unità tra i membri della NATO e le altre nazioni favorevoli alla democrazia e dovrebbe anche motivare gli Stati Uniti e i loro alleati a respingere il dominio economico di Pechino.

La promozione dell'innovazione e della tecnologia all'avanguardia a livello nazionale è la base fondamentale di un'agenda basata sulle alleanze.

Il finanziamento del Congresso per sostenere le agenzie governative che promuovono lo sviluppo economico e l'ulteriore innovazione ed efficienza nella produzione, è la chiave di volta di questo approccio.

I prestiti SBA per la produzione e altri programmi finanziati dal governo federale sono fondamentali.

Gli Stati Uniti possono guardare alla Germania, che ha superato gli Stati Uniti grazie a misure politiche che promuovono l'efficienza, come modello di sostegno del governo alla tecnologia industriale. Il finanziamento del Congresso dei programmi di partenariato pubblico-privato per la ricerca e lo sviluppo promuoverebbe anche l'innovazione e l'efficienza nella produzione. Uno di questi esempi è stato il Manufacturing Extension Partnership, formato durante la prima amministrazione Bush.

Un "consiglio nazionale dei concorrenti tecnologici" alla Casa Bianca, potrebbe portare avanti questa agenda.

Il Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti può svolgere un ruolo chiave sviluppando la formazione della forza lavoro per facilitare l'adattamento a metodi di produzione innovativi. Un sistema efficiente per consentire ai potenziali datori di lavoro di identificare i lavoratori con le competenze richieste, rafforzerebbe ulteriormente la produzione, in particolare nel settore tecnologico. Un ulteriore strumento per promuovere la produzione negli Stati Uniti sarebbe la modifica del codice fiscale per renderlo più pro-industriale.

Attualmente, il codice fiscale va contro le imprese, compreso il settore high-tech che richiede ingenti investimenti di capitale. Il governo può fornire crediti d'imposta, così come altri incentivi, per incoraggiare l'industria vitale dei semiconduttori.

Ovviamente, gli Stati Uniti e l'UE non devono abbracciare le politiche di Pechino di furto di proprietà intellettuale, sussidi statali inefficienti o trasferimenti di tecnologia forzati, ma l'approccio della RPC all'investimento nell'istruzione e nelle infrastrutture è degno di emulazione.

Tra il 2000 e il 2017, la Cina ha più che raddoppiato il numero delle università e aumentato di oltre sette volte il numero dei laureati. La Cina spende una percentuale molto maggiore del suo PIL in R&S e infrastrutture rispetto agli Stati Uniti.

L'aumento dei finanziamenti in queste aree vitali e il lavoro per incentivare gli studenti a entrare nei campi di studio STEM, aumenterebbero la forza lavoro manifatturiera negli Stati Uniti. Sebbene la Repubblica popolare cinese abbia una lunga esperienza nel sottrarsi all'osservanza delle promesse di rispettare lo stato di diritto internazionale, in merito a questioni come il furto di proprietà, ci sono misure concrete che gli Stati Uniti potrebbero intraprendere per affrontare tali preoccupazioni.

La limitazione degli acquisti da parte di entità cinesi di attività di semiconduttori statunitensi è fondamentale per questo approccio.

Nell'ambito di un programma completo per raggiungere gli Stati Uniti nella tecnologia dei chip, Pechino utilizza il China Integrated Circuit (IC) Industry Investment Fund per acquistare asset di semiconduttori statunitensi, facilitando così l'acquisizione di tecnologia critica. Dal 2015, il Fondo ha investito più di 30 miliardi di dollari, spacciandosi per attività indipendenti, il che rende difficile rintracciare la loro vera identità.


Adottare un approccio più vigoroso per determinare l'effettiva identità delle imprese straniere che investono negli Stati Uniti. Il rafforzamento delle misure di sicurezza informatica è importante anche per la protezione contro i furti di proprietà intellettuale.

Conclusione

La storia della vulnerabilità di DuPont e di altre società straniere che operano in Cina, alla predazione da parte di entità supportate dal governo di Pechino, dimostra chiaramente il pericolo per le imprese americane ed europee.

Questo fa parte del quadro più ampio, della ricerca della Cina di rafforzare le capacità interne e quindi aumentare l'autosufficienza a spese degli altri.

Rientra in uno dei due principali segnali che dimostra che la Cina si prepara al disaccoppiamento:

  1. lottare per la produzione interna di tecnologia avanzata e

  2. rafforzare i consumi interni al fine di ridurre la dipendenza dai mercati esteri.

Creare strati di isolamento dalla dipendenza dall'Occidente non significa che, almeno a breve termine, la Cina voglia smettere di esportare merci o commerciare con l'Occidente. Tuttavia, Pechino vuole essere preparata per un disaccoppiamento più drastico, se gli Stati Uniti e i loro alleati smettessero di impegnarsi economicamente su larga scala.

La pianificazione strategica a lungo termine della Cina, per un potenziale disaccoppiamento, pone problemi economici e di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti e l'UE.

La pandemia di COVID-19 avrebbe dovuto essere un campanello d'allarme per gli americani e gli europei. La crisi ha messo in luce la fragilità delle catene di approvvigionamento; la mancanza di capacità industriale e la dipendenza dalla Cina per forniture critiche.


L'attuale stato di dipendenza degli Stati Uniti e dell'Europa dalla Cina, per le parti chiave della catena di approvvigionamento è insostenibile.

Gli Stati Uniti e i paesi europei avrebbero già dovuto comprendere le lezioni dal COVID sulle vulnerabilità della dipendenza dai regimi autocratici per gli elementi critici.

Tuttavia, ora i rischi di collegare aree vitali della sicurezza nazionale a potenziali avversari sono diventati ancora più evidenti, a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina.


Mentre l'Occidente cerca di imporre sanzioni al regime di Putin, la dipendenza dell'Europa (in particolare della Germania e dell'Italia) dalla Russia per gli idrocarburi, evidenzia la necessità di creare mezzi sicuri per approvvigionarsi di forniture come energia, cibo, tecnologia e medicine.

Attualmente, secondo i funzionari statunitensi, la Russia fa appello alla leadership cinese per l'aiuto militare per il loro sforzo bellico in Ucraina e anche per l'assistenza economica, alla luce delle dannose sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti e dai suoi alleati.

(Sia Mosca che Pechino hanno negato queste accuse.)

Prima dell'inizio dell'invasione dell'Ucraina, Putin e Xi si erano incontrati all'apertura delle Olimpiadi di Pechino e avevano promesso una cooperazione illimitata.

Il 14 marzo 2022, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha incontrato a Roma il membro di spicco del Politburo cinese, Yang Jiechi, per un'ampia discussione sulla situazione attuale, con gli Stati Uniti che hanno lanciato un forte avvertimento contro la Cina, se aiutasse la Russia ad eludere le sanzioni occidentali.

Dato il bisogno cinese di petrolio e la necessità della Russia a trovare acquirenti disponibili, l'appello russo alla Cina è preoccupante per l'Occidente.

Sebbene gli esperti ritengano improbabile che la Cina rischi il più ampio impatto economico sul suo commercio, ottemperando alle presunte richieste di assistenza della Russia (nonostante la precedente promessa di mutuo soccorso di Xi), qualsiasi ipotesi di possibilità di sostegno del PCC alla brutale invasione di Putin all'Ucraina, accresce l'urgenza della necessità dell'America e dell'Europa di ristabilire le industrie critiche e garantire l'indipendenza energetica. Comprendere le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento ha implicazioni significative per il pensiero strategico statunitense e la necessità di reshoring delle industrie critiche.

Mentre l'America è ancora leader nell'innovazione, la produzione è stata ceduta, negli ultimi decenni, ad aziende in grado di produrre beni a costi inferiori.


La Cina è l'esempio più saliente di questa tendenza. Mentre gli Stati Uniti hanno un mercato libero e aperto e abbracciano il commercio internazionale, la Cina utilizza sussidi e tattiche predatorie per conquistare il dominio del mercato e acquisire illecitamente tecnologie avanzate.
L'attuazione di misure volte a raggiungere un livello di parità, sarà fondamentale per il futuro successo degli Stati Uniti e dell'Europa nel reshoring dell'industria e nel salvaguardare una solida sicurezza nazionale.

Diverse aziende stanno iniziando a rendersi conto dei rischi di fare affari in Cina. La consapevolezza che l'investimento necessario per costituire una società in Cina possa rivelarsi di breve durata, sta ora motivando aziende come Intel ad aprire stabilimenti negli Stati Uniti.

Fornire infrastrutture e supporto normativo a livello federale, statale e locale sarà fondamentale per questo processo.

Legislazioni come il CHIPS Act, la promozione dello STEM per educare i futuri ingegneri e l'espansione dei programmi biennali post-liceo per formare macchinisti e altri tecnici altamente qualificati sono anche fondamentali per un approccio globale per riportare la produzione di forniture critiche al USA e l'Europa. Attualmente, gli americani stanno vivendo una drastica carenza di auto come conseguenza diretta della carenza di chip. I semiconduttori sono essenziali per tutta la tecnologia; sono certamente fondamentali per i nostri sistemi di difesa militare. Gli Stati Uniti hanno passato decenni a lottare con la dipendenza dal Medio Oriente per il petrolio. In particolare con l'avvento dei veicoli elettrici, sarebbe tragico che gli Stati Uniti consentissero ora una continua dipendenza dalla Cina. Nel suo discorso al CSIS nell'ottobre 2021, la rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, Katherine Tai, ha affrontato la necessità di promuovere la produzione nazionale di articoli critici, in particolare all'indomani della crisi della catena di approvvigionamento dovuta alla pandemia.

Spetta a ogni azienda americana ed europea che dipende dalla Cina, indipendentemente dal fatto che quello strato di dipendenza provenga dall'alto o dal basso, predisporre piani di emergenza nel caso in cui la Cina dovesse interrompere le catene di approvvigionamento o faccia qualcosa nei confronti di Taiwan.

Ora è il momento di identificare la vulnerabilità e sviluppare catene di approvvigionamento alternative.

I recenti eventi nell'Europa centrale mostrano con quanta rapidità si possa capovolgere un sistema commerciale. Reshoring di tecnologia avanzata agli Stati Uniti e all'UE è l'unica risposta per garantire il nostro futuro.

La costruzione di impianti di produzione richiede ingenti investimenti di tempo e finanziamenti.

La Cina si sta preparando per un potenziale disaccoppiamento. L'America e l'Europa hanno una profonda tradizione nella produzione ed è giunto il momento di rivitalizzarla.

David Schneider works in communications and policy at SAFE’s Commanding Heights, a bipartisan initiative dedicated to securing supply chains for America’s transportation and energy needs. He is a recent graduate of The Institute of World Politics (IWP) and previously taught in mainland China, where he also studied Mandarin.

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