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Criticità geopolitica di Taiwan: rischio attuale anche per l'UE

Le economie degli Stati Uniti e della Cina sono entrambe dipendenti da Taiwan e gli effetti commerciali ed economici di un'invasione cinese dell'isola potrebbero facilmente superare quelli della guerra russa all'Ucraina, con danni globali incalcolabili. Ecco perché l'UE dovrebbe collaborare maggiormente con Taiwan


Geopolitcs

G Iuvinale

L'economia globale naviga costantemente nell'incertezza per un eventuale incidente geopolitco nello stretto di Taiwan. Un'invasione da parte della Cina, una legge cinese che priverebbe l'isola della sua autonomia (modello Hong Kong), una dichiarazione di indipendenza taiwanese o uno scontro accidentale in mare tra Pechino e Taiwan o con gli Stati Uniti, potrebbero portare ad una crisi che avrebbe riverberi gravi, anche economici, in tutto il mondo.

Foto Gwettyimages

Ecco peché l'UE non deve essere più timida, ma schierarsi esplicitamente con Taiwan nella "gestione" della questione dell'Indo-Pacifico.


Perché Taiwan è importante per l'economia di Pechino?

La risposta è principalmente per i chip. La leadership globale cinese nella produzione elettronica dipende, infatti, dai collegamenti della sua catena di approvvigionamento con l'isola e con altre economie indo-pacifiche. In qualità di principale hub di produzione mondiale per l'elettronica, Pechino è la destinazione di circa il 35% delle vendite globali di semiconduttori, con molti di questi inviati all'estero in dispositivi prodotti a Pechino. E la Cina è il principale importatore di semiconduttori di Taiwan, con l'isola che rappresenta il 35,3% (124,1 miliardi di dollari) delle importazioni totali di semiconduttori cinesi nel 2020 (350,8 miliardi di dollari). Senza questi chip, dunque, Pechino si vedrebbe costretta a fermare l'attività di produzione elettronica, anche militare. Insomma, un danno incalcolabile.


E perché l'isola è invece importante per l'economia USA?

Taiwan è importante per tre ragioni fondamentali:

  • per i chip di fascia alta;

  • per i flussi digitali provenienti da cavi sottomarini con "stazioni di atterraggio" a Taiwan;

  • per le spedizioni di container nello Stretto di Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale in viaggio verso o dagli Stati Uniti.

Questione chip. Recentemente, gli Stati Uniti hanno riaffermato che Taiwan rappresenta un partner chiave nell'Indo-Pacifico. L'isola viene considerata importante alleato nel commercio e negli investimenti, nella salute, nei semiconduttori e in altre catene di approvvigionamento critiche, nello screening degli investimenti, nella scienza e tecnologia, nell'istruzione e nel promuovere i valori democratici. Taiwan, però, è essenziale per gli USA (come per la Cina) perché nell'isola si concentra quasi tutta la produzione globale dei chip di fascia alta, diversamente non reperibili.

Questione cavi sottomarini e traffico merci. Un recente studio del Mercatus Center della George Mason University, a firma di Christine McDaniel e Weifeng Zhong, sostiene che gli effetti commerciali ed economici di un'invasione cinese di Taiwan potrebbero facilmente superare quelli dell'invasione russa dell'Ucraina. Secondo gli autori, infatti, le conseguenze di potenziali interruzioni dei flussi digitali provenienti da cavi sottomarini vulnerabili con stazioni di atterraggio a Taiwan, nonchè quelli conseguenti dal ritardo o da un'eventuale interruzione del commercio marittimo, sarebbero pesantissimi non solo per gli USA, ma anche per le economie globali interconnesse. Lo studio evidenzia, in particolare, come le economie di Cina e Taiwan sono molto più grandi di quelle di Russia e Ucraina (l'economia cinese è circa 10 volte più grande di quella russa e quella di Taiwan è circa 4 volte più grande di quella ucraina) e l'esposizione dell'economia statunitense a Cina e Taiwan è di gran lunga maggiore, non solo nei volumi degli scambi, ma anche nella quota di valore che i due paesi aggiungono alla domanda finale statunitense. Dunque, la criticità "geopolitica" di Taiwan è un rischio attuale per tutto l'Occidente.


I cavi sottomarini nell'economia digitale

Le rotte oceaniche per il trasporto di merci su navi portacontainer sono facili da trovare, affermano gli esperti. Ma l'infrastruttura per i flussi digitali (la rete via cavo sottomarina) è molto meno reperibile. Centinaia di migliaia di miglia di cavi costeggiano il fondo dell'oceano, collegandosi a stazioni terrestri dotate di infrastruttura di rete e di alimentazione per facilitare comunicazioni intercontinentali affidabili. Quasi tutto il traffico digitale e Internet si basa su cavi sottomarini. Se un cavo viene tagliato o una stazione di atterraggio viene danneggiata (intenzionalmente o meno), il flusso di quei dati viene direttamente influenzato.

I cavi sottomarini arrivano a terra nelle stazioni di atterraggio che sono un'infrastruttura critica per la rete. Queste stazioni non sono sempre evidenti e una tipica stazione di atterraggio spesso non sembra molto diversa da qualsiasi altro edificio.

La storia dei cavi sottomarini risale al 1820, quando i primi cavi furono usati per inviare un telegrafo elettrico da l'ambasciata russa a Monaco. Oggi ci sono oltre 450 cavi sul fondo dell'oceano e oltre 1.300 stazioni di atterraggio costiere uniche.

Questi sofisticati cavi in ​​fibra ottica sono responsabili della trasmissione di quasi tutti i dati transoceanici e delle comunicazioni digitali come telefonate, e-mail e pagine Web.

Nonostante il loro ruolo fondamentale nell'economia digitale, i cavi sottomarini sono sorprendentemente vulnerabili e le regole che ne garantiscono la sicurezza sono obsolete. Le minacce più evidenti sono fisiche, dato che i cavi dei sottomarini possono essere danneggiati in molti modi: morsi dagli squali, colpiti dalle ancore delle navi, scossi dai terremoti, sabotati da malintenzionati, ecc.

Ad agosto 2022, Taiwan risulta collegata a 15 cavi sottomarini, che arrivano a terra presso stazioni di atterraggio in sole tre aree: la città di New Taipei, la città di Toucheng a nord e la città di Fangshan a sud. Queste stazioni collegano cavi ad alta capacità in cui le società tecnologiche statunitensi hanno effettuato investimenti significativi. Ad esempio, la Pacific Light Cable Network è di proprietà di Google e Meta ed è diventata pronta per il servizio nel gennaio 2022. La rete, protetta da una crittografia avanzata, ha punti di atterraggio a Toucheng, Taiwan; Filippine e California. Una delle stazioni di atterraggio di Taiwan a Tanshui (parte di New Taipei) è un punto di interesse (POI) dell'infrastruttura ICT monitorato da un'entità cinese.

La mancanza di protezione da parte del diritto internazionale esacerba le vulnerabilità dei cavi. Secondo James Kraska dello US Naval War College, i principali trattati che regolano i cavi sottomarini sono la Convenzione del 1884 per la protezione dei cavi telegrafici sottomarini, la Convenzione del 1958 sulla piattaforma continentale e la Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul diritto del mare. Questi strumenti forniscono una protezione in tempo di pace, anche se obsoleta, ai cavi sottomarini. Durante i conflitti aperti, tuttavia, l'applicabilità di queste regole è discutibile e Kraska osserva che, in pratica, i cavi che collegano due punti nel territorio nemico possono essere tagliati.

Per Christine McDaniel e Weifeng Zhong, però, il costo economico di un'interruzione delle comunicazioni digitali non è ancora chiaro. Alcuni ricercatori hanno tentato di stimare il contributo di Internet all'economia globale. Per taluni di essi, l'effetto quotidiano di una chiusura temporanea di Internet (e di tutti i suoi servizi per un Paese altamente connesso) è di circa 23,6 milioni di dollari per 10 milioni di persone. Data la popolazione di Taiwan di 23,57 milioni, il costo medio sarebbe di 55,63 milioni di dollari al giorno o 1,69 miliardi di dollari al mese. Gli effetti economici nel tempo non sarebbero tuttavia lineari e i costi di interruzione aumenterebbero rapidamente se le aziende fossero costrette ad apportare maggiori adeguamenti della produzione durante un conflitto prolungato.


Spedizioni commerciali nello Stretto di Taiwan

Il Mar Cinese Meridionale costituisce una delle rotte marittime più trafficate del mondo. Si stima che circa 3,4 trilioni di dollari di scambi commerciali sono passati attraverso il Mar Cinese Meridionale nel 2016, ovvero il 21% del commercio globale. Il Mar Cinese Meridionale è collegato dallo Stretto di Taiwan con il Mar Cinese Orientale, che bagna la Corea del Sud e il Giappone, e dallo Stretto di Luzon con il Mar delle Filippine.

L'interruzione del commercio potrebbe influenzare le spedizioni di container da o verso i principali porti di Cina, Giappone, Filippine, Corea del Sud, Taiwan e Vietnam. Tale interruzione, sostengono i due esperti, si è verificata con l'invasione russa dell'Ucraina, che secondo i dati assicurativi ha causato un calo significativo del traffico del Mar Nero.

Secondo lo studio del Mercatus Center, la produzione statunitense dipende più da Cina e Taiwan per gli input intermedi che da Russia e Ucraina.

I dati dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico sul valore aggiunto nella domanda finale degli Stati Uniti indicano che la Cina rappresenta il 2,2% e la Russia lo 0,2% . Per gli input intermedi importati, la Cina rappresenta il 17,8% della domanda finale degli Stati Uniti e la Russia l'1,5%. La forte dipendenza dalla Cina è più evidente nella produzione e ancor di più nei computer e nelle apparecchiature elettroniche ed elettriche.

Per questo, in caso di interruzione del traffico marittimo, i costi di reindirizzamento delle rottte ed i ritardi nelle consegne sarebbero altissimi. Dal'altra parte, Cina e Taiwan sono anche i principali fornitori e consumatori per i più importanti partner commerciali statunitensi, dal Giappone alla Germania, fino all'Arabia Saudita.


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