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Immagine del redattoreGabriele Iuvinale

La "NATO per il commercio" è già realtà. Puntare anche all'Indo-Pacifico


G e N Iuvinale


Come abbiamo scritto nel saggio La Cina di Xi Jinping - Verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico? , per combattere il mercantilismo predatorio cinese, le nazioni democratiche avrebbero bisogno di una “NATO per il commercio”.





Gli Stati aderenti dovrebbero stipulare un patto in cui accettano di aiutarsi a vicenda quando vengono minacciati economicamente dal PCC. L'organizzazione dovebbe essere governata da un Consiglio di Paesi partecipanti e se una singola nazione fosse minacciata o attaccata, la NATO per il commercio si riunirebbe per intraprendere un’eventuale azione congiunta per la difesa del Paese sotto attacco.


Ad esempio, se la Cina minacciasse di espellere gli studenti di una determinata nazione, gli Stati membri potrebbero accettare in cambio di bandire gli studenti cinesi. Se la Cina minacciasse di inserire le aziende di un Paese nella sua “lista inaffidabile”, i membri potrebbero accettare di limitare le importazioni dalle aziende cinesi.

Qualsiasi nazione democratica sarebbe benvenuta a far parte della NATO commerciale, inclusa Taiwan, ma se una nazione non adottasse le misure necessarie per rispettare una decisione NATO per il commercio, perderebbe il diritto di esserne membro.


Gli Stati membri potrebbero sviluppare un elenco di imprese, individui o entità “malevoli” che hanno tentato o hanno effettuato un furto di proprietà intellettuale e potrebbero sviluppare meccanismi congiunti per impedire a questi soggetti di competere nei loro mercati. Gli Stati membri potrebbero anche potenziare gli sforzi di condivisione delle informazioni per combattere lo spionaggio economico straniero e il furto di IP, tecnologia e segreti commerciali.


Gli Stati aderenti alla NATO commerciale potrebbero, inoltre, espandere la partnership Five Eyes, l’alleanza di sorveglianza composta da Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti, che fornisce accesso reciproco tra i Membri per quanto riguarda le attività di intelligence, inclusa la sicurezza informatica e livelli più elevati di interoperabilità militare.


L'Alleanza Nord Atantica (anche) economica

Una NATO per il commercio, tuttavia, già esiste. La sua base normativa si rinviene proprio nelll'Articolo 2 del Trattato Trattato Nord Atlantico secondo cui:


Il partito contribuirà allo sviluppo di relazioni internazionali pacifiche e amichevoli, rafforzando le loro libere istituzioni, favorendo una migliore comprensione dei principi su cui queste istituzioni sono fondate, e promuovendo condizioni di stabilità e di benessere.

Esse si sforzeranno di eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali e incoraggeranno la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte.


La valenza economica di mutua assistenza dell'Alleanza Nord Atantica è stata anche ribadita dall'ultimo Concetto strategico della NATO 2022, secondo cui "la ragion d'essere della NATO è garantire la nostra difesa collettiva, seguendo un approccio a 360 gradi. Definisce i tre compiti fondamentali che spettano alla NATO: deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa [...] Il concetto strategico sottolinea la resilienza nazionale e collettiva, chiave per il successo dell'esecuzione dei tre compiti fondamentali e pietra angolare dei nostri sforzi per proteggere i nostri paesi e le nostre società e preservare i nostri valori comuni. Sottolinea inoltre l'importanza dei temi trasversali dell'innovazione tecnologica, su cui è necessario investire, così come il cambiamento climatico, la sicurezza umana e il tema "donne, pace e sicurezza", che dobbiamo considerare nel nostro fondamentale compiti."


Questi i passaggi principali.


"13. La Repubblica popolare cinese mostra ambizioni e persegue politiche coercitive contrarie ai nostri interessi, alla nostra sicurezza e ai nostri valori. Utilizza una vasta gamma di strumenti politici, economici e militari per rafforzare la sua presenza nel mondo e proiettare il suo potere. Allo stesso tempo, mantiene vaghezza circa la sua strategia, le sue intenzioni e il rafforzamento del suo sistema militare. Le sue operazioni informatiche ibride o dannose, la retorica ostile e le attività di disinformazione prendono di mira gli alleati e minano la sicurezza dell'Alleanza. Cerca di esercitare il controllo su settori tecnologici e industriali chiave, infrastrutture critiche e materiali strategici e catene di approvvigionamento. Usa la leva economica per creare dipendenze strategiche e aumentare la sua influenza. Funziona per minare l'ordine internazionale basato su regole, anche nei settori spaziale, cibernetico e marittimo. L'approfondimento del partenariato strategico tra la Repubblica popolare cinese e la Federazione Russa, così come i loro tentativi combinati di destabilizzare l'ordine internazionale basato su regole, vanno contro i nostri valori".


"Rimaniamo pronti a interagire con la Repubblica popolare cinese in modo costruttivo, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza reciproca, con l'obiettivo di proteggere gli interessi di sicurezza dell'Alleanza. Lavoreremo insieme responsabilmente, come alleati, per rispondere alle sfide sistemiche che la Repubblica popolare cinese pone alla sicurezza euro-atlantica e per garantire che la NATO rimanga in grado di sostenere la nostra difesa e la nostra sicurezza. Rafforzeremo la nostra comprensione comune delle questioni, rafforzeremo la nostra resilienza, innalzeremo il nostro livello di preparazione e ci guarderemo dalle tattiche coercitive impiegate dalla Repubblica popolare cinese e dai suoi tentativi di dividere l'Alleanza. Difenderemo i valori che condividiamo, così come l'ordine internazionale basato su regole, compresa la libertà di navigazione".


"23. La sicurezza marittima è un fattore chiave per la pace e la prosperità dei nostri paesi. Intendiamo rafforzare la nostra posizione e migliorare la nostra consapevolezza situazionale per essere in grado di scoraggiare e difenderci da tutte le minacce nel settore marittimo, preservare la libertà di navigazione, proteggere le rotte commerciali marittime e proteggere le nostre principali linee di comunicazione".


"24. Accelereremo il processo di trasformazione digitale in cui siamo impegnati, adatteremo la struttura di comando della NATO all'era dell'informazione e rafforzeremo le nostre difese informatiche, le nostre reti e le nostre infrastrutture. Incoraggeremo l'innovazione e aumenteremo i nostri investimenti in tecnologie emergenti e dirompenti al fine di preservare l'interoperabilità delle nostre forze e il nostro vantaggio militare. Insieme, ci impegneremo ad adottare nuove tecnologie, implementarle, cooperare con il settore privato, proteggere i nostri ecosistemi di innovazione e lavorare allo sviluppo di standard, e ci atterremo ai principi di un uso responsabile che rifletta i nostri valori democratici e umani diritti".


"26. Lavoreremo in modo più risoluto, integrato e coerente per aumentare la resilienza dei nostri paesi e quella dell'Alleanza di fronte alle minacce e alle sfide militari e non militari alla nostra sicurezza; si tratta di una responsabilità nazionale e di un impegno collettivo derivante dall'articolo 3 del Trattato Nord Atlantico. Ci concentreremo sull'identificazione e la mitigazione delle vulnerabilità e delle dipendenze strategiche, comprese quelle che interessano la nostra infrastruttura critica, le catene di approvvigionamento e i sistemi sanitari. Rafforzeremo la nostra sicurezza energetica investendo nella stabilità e nell'affidabilità delle forniture, dei fornitori e delle fonti energetiche. Faremo in modo che il settore civile sia adeguatamente preparato per garantire la continuità dell'azione delle autorità pubbliche, la fornitura di servizi essenziali ai nostri concittadini e il supporto del settore civile agli eserciti. Miglioreremo la nostra capacità di prepararci, resistere e rispondere a sconvolgimenti e shock strategici, e di riprenderci rapidamente da essi, e garantiremo la continuità delle attività dell'Alleanza".


"27. Ci doteremo dei mezzi per garantire la deterrenza, per proteggerci e per difenderci da qualsiasi processo di natura politica, economica, energetica o informativa o qualsiasi altro processo ibrido che verrebbe utilizzato a fini coercitivi da parte di attori statali o non -stato. Le operazioni ibride condotte contro gli alleati potrebbero raggiungere la soglia corrispondente a un attacco armato e portare il Consiglio Nord Atlantico a invocare l'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico. Continueremo a sostenere i nostri partner nel contrastare le minacce ibride e cercheremo di massimizzare le sinergie con altri attori, compresa l'Unione europea".


Come si è più volte scritto anche in questo blog, Pechino utilizza schemi di cooptazione e coercizione economica per indebolire gli Stati e renderli dipendenti.

Mutuando un'espressione più volte utilizzata dal Segretario del PCC, Xi Jinping, la coercizione e la cooptazione economica sono una vera e propria "arma magica". Esse includono:

1) un “massiccio furto della proprietà intellettuale”;

2) il controllo delle catene di approvvigionamento internazionali vitali e dei beni essenziali;

3) la ricerca del dominio industriale mondiale, soprattutto nei settori critici dell’alta tecnologia;

4) la realizzazione dell’infrastruttura fisica e digitale globale per le telecomunicazioni wireless di quinta generazione (5G) per accedere ad enormi quantità di dati personali, commerciali e governativi;

5) l’attuazione della Belt and Road Initiative (BRI) che attira nazioni nell’orbita geopolitica della Cina;

6) l’accesso illimitato ai mercati dei capitali dei Paesi occidentali, attraverso i quali Pechino arricchisce le proprie aziende che hanno stretti legami con il PCC e con l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA);

7) lo sfruttamento della libertà e dell’apertura delle democrazie liberali per minarne la coesione e la prosperità.


A differenza dell’ex Unione Sovietica, la Cina del 21° secolo estende la sua influenza internazionale principalmente attraverso la potenza economica e, grazie alla sua ricchezza, ha sviluppato una forza formidabile anche in altre sfere geopolitiche

La Cina, inoltre, usa in modo integrato “guerra elettronica, computer network operations, operazioni psicologiche, inganno militare e operazioni di sicurezza [...] allo scopo di influenzare, distruggere, corrompere od usurpare il potere decisionale tanto di avversari umani che artificiali”.

Si tratta di strategie tipiche della guerra ibrida, cioè una “strategia militare, caratterizzata da grande flessibilità, che unisce la guerra convenzionale, la guerra irregolare e la guerra fatta di azioni di attacco e sabotaggio cibernetico” con la disinformazione utilizzata per fini politici, strategici e per ragioni economiche.

La Cina, inoltre, partecipa attivamente nelle Organizzazioni internazionali per riscrivere le regole globali. Xi, come detto, fa spesso riferimento alla necessità che Pechino guidi la riforma del sistema di governance internazionale. Negli ultimi anni, la Cina ha assunto un ruolo di leadership all’interno di molte istituzioni delle Nazioni Unite. Attualmente è a capo di quattro delle quindici agenzie specializzate dell’ONU.


Il PCC utilizza le Forze Armate per varie attività coercitive. Attualmente esse sono di livello mondiale, con importanti forze convenzionali e sofisticate capacità nucleari, informatiche e spaziali. Forgiate dal Partito, costituiscono il suo braccio armato.

La Cina possiede illegittimamente parte dei suoi territori. Nel Mar Cinese Meridionale si è impossessata di alcune isole contese con le Filippine, successivamente militarizzate. Ha privato Hong Kong dell’autonomia territoriale e poi organizzato elezioni farsa. Sostiene che Taiwan, una democrazia libera, sia sempre stata cinese e debba restarne parte e, per questo, minaccia in modo sistematico una sua riunificazione militare.


Allargare la NATO verso l'Indo-Pacifico?

La Cina possiede tutti i mezzi per diventare un “Regno di Mezzo” nel nuovo ordine mondiale, con gli Stati Uniti che probabilmente non saranno forti come Pechino.

Per compensare questa disparità, gli USA dovrebbero creare un sistema di alleanze, più forte di quello cinese, fatto di Stati affluenti. Occorre una “lega delle democrazie” che per l’establishment della politica estera americana può essere l’unica arma capace di contrastare la Cina.

Se sommiamo tutte le attuali democrazie liberali, principalmente in Europa, Nord America, Pacifico occidentale e Sud Pacifico, otteniamo un’alleanza di popolazioni, economie ed eserciti che è più o meno uguale a quella della stessa Cina.

La NATO per il commercio è già realtà. Sviluppiamola ulteriormente, quindi.





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