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Immagine del redattoreGabriele Iuvinale

La "nuova era" della cooperazione globale sino-russa. Un rischio per l'Occidente

G Iuvinale


Comprendere l'attuale fase della partnership

sino-russa, i motivi della sua evoluzione e i

rischi che essa comporta è un compito

straordinariamente importante per tutti noi.

Non c'è dubbio che ciò rappresenta una

sfida complessa. Peraltro, siamo sottoposti

ad una eccezionale campagna di propaganda

in cui i funzionari cinesi tendono a

minimizzare l'importanza di questa

partnership per il pubblico europeo,

sottolineandone invece il peso e la coerenza

per quello cinese e russo.

Tuttavia, ci sono dati oggettivi che, se ben

ricomposti, offrono un quadro abbastanza

chiaro della situazione e dei rischi connessi.

Come vedremo, la cooperazione sino-russa

è continuata e si è persino approfondita con

l'invasione dell'Ucraina, smentendo la

pretesa di imparzialità di Pechino nel

conflitto.

Da questo punto di vista, possiamo

affermare – senza il rischio di essere

smentiti - che a più di un anno dall'inizio

della guerra Russa, la partnership tra Mosca

e Pechino continua ad ampliarsi a tutto

tondo su base globale.

Questi i fatti.


1) il nuovo linguaggio diplomatico

segnala l'evidente cambiamento nei

rapporti

E' stato nell'ultimo vertice del 20-22 marzo scorso che Xi e Putin hanno utilizzato un

linguaggio nuovo per descrivere la loro

partnership. Annunciando la Russia come

“meglio di un alleato”, la dichiarazione

congiunta sull'approfondimento del

partenariato strategico globale firmata il 21

marzo dai due leader - che ha incluso il

sostegno della Russia alla posizione della

Cina su Taiwan - ha segnato un passaggio

esplicito dalla costruzione della fiducia

reciproca al contrasto congiunto del

sistema internazionale guidato dagli Stati

Uniti.

Ora non si parla più di amicizia "senza

limiti", ma di un'alleanza di livello

"superiore" addirittura a quelle della Guerra

Fredda.


2) il voltafaccia della Cina all'Ucraina

Quasi dieci anni fa, precisamente il 5 dicembre 2013, Cina e Ucraina firmavano

un accordo che istituiva un partenariato

strategico tra i due Paesi, sottolineando “il

fermo sostegno reciproco su questioni

riguardanti la sovranità nazionale, l'unità e

l'integrità territoriale". Tale dichiarazione

richiamava anche l'attenzione sulla

decisione dell'Ucraina di rinunciare alle sue

armi nucleari e sull'impegno della Cina a

fornire "garanzie di sicurezza all'Ucraina" in

caso di aggressione nucleare contro di essa.

Questo accordo, tuttavia, non è stato

rispettato dalla Cina.

Ma c'è di più. Mentre prima dell'invasione

dell'Ucraina la Cina costituiva il principale

partner commerciale dell'Ucraina e Pechino

vedeva Kiev come un punto di transito

chiave per il commercio BRI con l'Europa e

una fonte di importazioni agricole, oggi

l'Ucraina è stata sostituita con la Russia in

diverse aree economiche.


3) L'enfatizzazione dei punti messi in

discussione dalla Russia e le sue critiche

alla NATO

Per tutto il 2022, il governo cinese ha

sostenuto apertamente le posizioni russe

sull'Ucraina affermando di essere

"imparziale e obiettiva". Nelle dichiarazioni

ufficiali sulla guerra, i funzionari cinesi si

sono rifiutati di definire le azioni della

Russia contro l'Ucraina come una

"invasione" o una "guerra", ripetendo,

invece, il termine russo di "operazione

militare speciale".

Allo stesso modo, i media e i diplomatici

cinesi hanno reiterato a pappagallo le

critiche russe all'adesione degli stati post-

sovietici all'alleanza NATO come i "cinque

round consecutivi di espansione verso est"

di quest'ultima.


4) La maggiore cooperazione economica

La Cina continua a fornire alla Russia

un'ancora di salvezza economica. E'

diventata, infatti, il suo partner commerciale

predominante e il suo principale cliente per

merci scontate come prodotti agricoli ed

energia.

Lo scorso anno le importazioni cinesi dalla

Russia sono quasi raddoppiate, soprattutto

per gli acquisti di beni energetici. Anche le

esportazioni cinesi verso la Russia sono

aumentate, segnatamente del 17,8%. La

dipendenza russa dal mercato cinese è

destinata a crescere: nel 2022 la Cina

rappresentava già il 35% delle esportazioni

di petrolio russo.

Pechino, poi, ha ottenuto lauti sconti dalla

Russia. La Cina, infatti, ha pagato il petrolio russo ad un prezzo inferiore del 16-17%

circa. Ed anche prima dell'invasione

dell'Ucraina, la Russia forniva alla Cina gas

ad un prezzo di favore.


5) La sussistenza di una cooperazione

militare

Documenti dell'intelligence statunitense

rivelerebbero che, secondo il servizio di

spionaggio estero russo, la Commissione

militare centrale cinese – il massimo organo

delle forze armate cinesi presieduto da Xi

Jinping - avrebbe accettato di vendere

segretamente armi alla Russia in modo

incrementale con riferimento

all'invasione dell'Ucraina. Inoltre, alcune

tecnologie cinesi a duplice uso sono state

trovate sui campi di battaglia ucraini e, per

questo, sono state imposte sanzioni ad

alcune di aziende cinesi.

Il nuovo Ministro della Difesa cinese, Li

Shangfu, inoltre, ha scelto la Russia come

destinazione per la sua prima visita

all'estero, salutando con favore il

contributo di Putin alla pace nel mondo.

Nell'occasione, l'alto politico cinese ha

identificato tre aree per la futura

cooperazione militare con la Russia,

inclusa la condivisione di esperienze di

combattimento e di intelligence e la

partecipazione ad esercitazioni e

pattugliamenti militari congiunti.

Dal canto suo Putin, che ha incontrato il

Ministro cinese Li, ha sottolineato come la

cooperazione militare sino-russa si stia

realizzando a livello globale, evidenziando

il teatro del Pacifico per sottolineare il

potenziale contributo militare della

Russia agli interessi di sicurezza della

Cina.

Per tutto il 2022 la Cina ha continuato ad

esercitarsi in Russia con le forze armate

russe. Nel 2023 per la prima volta la Cina

ha inviato contemporaneamente unità

dell'esercito, della marina e dell'aeronautica,

con la Marina della PLA e le navi da guerra

russe che hanno condotto esercitazioni

congiunte, tra cui un'esercitazione antiaerea

a fuoco vivo nel Mar del Giappone.

Il 9 giugno scorso i Capi di Stato Maggiore

di Russia e Cina, Valery Gerasimov e Liu

Zhenli, hanno confermato la routinizzazione

delle esercitazioni militari congiunte

nell'Indo-Pacifico, a dimostrazione di un

accordo di partnership a tutto tondo tra i due

Paesi.


Cosa potrebbe significare tutto ciò?

La Russia ha notevoli risorse energetiche e

militari e tecnologie che altri Stati vogliono

acquistare e, nonostante le sanzioni, Mosca ha mantenuto relazioni con paesi del Medio

Oriente, Africa, Asia centrale e sud-est

asiatico. Nell'Artico, dove la Russia si trova

sempre più isolata, i funzionari russi

continuano a impegnarsi con una serie di

partner, come le recenti aperture alla Cina in

materia di investimenti.

E' probabile dunque che la Russia non

diventerà un vassallo della Cina come

affermano alcuni. La relazione tra i due

Paesi, in effetti, si sta evolvendo in termini

di interdipendenza strategica asimmetrica.

L'interdipendenza, infatti, è la descrizione

più accurata dell'attuale partenariato sino-

russo poiché la Cina ha bisogno dell'energia

russa, dell'assistenza con il suo programma

nucleare civile, del sostegno delle Nazioni

Unite, della cooperazione militare e di

un'azione congiunta nell'Indo-pacifico.

Lo scenario migliore per la Cina, dunque, è

uno status quo diplomaticamente accettabile

che le consenta di perseguire i propri

interessi in Europa e in Russia, preservando

allo stesso tempo lo stato russo come una

grande potenza.

Putin e Xi hanno hanno quindi creato un

partenariato strategico nel cuore

dell'Eurasia.


Quali sono i rischi?

Alla fine degli anni '90, il consigliere per la

sicurezza nazionale del presidente

americano Jimmy Carter, Zbigniew

Brzezinski, lanciò un duro avvertimento sui

tre pilastri del potere necessari per

preservare il controllo globale di

Washington.

La prima, l'Europa: gli Stati Uniti avrebbero

dovuto evitare la perdita del loro "posatoio alla periferia occidentale" dell'Eurasia. La

seconda, l'Asia centrale: lì avrebbero dovuto

bloccare l'ascesa di "un'unica entità

assertiva", nell'immenso "spazio di mezzo".

E infine il terzo pilastro, la costa del

Pacifico: avrebbe dovuto impedire

"l'espulsione dell'America dalle sue basi

offshore" su quell'oceano.

Questi pilastri sono ora caduti in Europa.

In effetti, la Cina ha ottenuto il suo successo

più sorprendente finora proprio lì, a lungo

un baluardo chiave del potere globale

americano. Come parte di una catena di 40

porti commerciali che sta costruendo o

ricostruendo intorno all'Eurasia e all'Africa,

Pechino ha acquistato importanti strutture

portuali in Europa, utilizzabili

eventualmente anche per fini militari.

Non si è capito, dunque, che la demolizione dei pilastri geopolitici di Brzezinski è già

avvenuta e chi domina l'Eurasia domina il

mondo. L'amicizia "illimitata" tra Xi e

Putin, dichiarata ufficialmente al mondo il

24 febbraio 2022, segna l'inizio di una

nuova era: il declino occidentale.



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