G Iuvinale
Comprendere l'attuale fase della partnership
sino-russa, i motivi della sua evoluzione e i
rischi che essa comporta è un compito
straordinariamente importante per tutti noi.
Non c'è dubbio che ciò rappresenta una
sfida complessa. Peraltro, siamo sottoposti
ad una eccezionale campagna di propaganda
in cui i funzionari cinesi tendono a
minimizzare l'importanza di questa
partnership per il pubblico europeo,
sottolineandone invece il peso e la coerenza
per quello cinese e russo.
Tuttavia, ci sono dati oggettivi che, se ben
ricomposti, offrono un quadro abbastanza
chiaro della situazione e dei rischi connessi.
Come vedremo, la cooperazione sino-russa
è continuata e si è persino approfondita con
l'invasione dell'Ucraina, smentendo la
pretesa di imparzialità di Pechino nel
conflitto.
Da questo punto di vista, possiamo
affermare – senza il rischio di essere
smentiti - che a più di un anno dall'inizio
della guerra Russa, la partnership tra Mosca
e Pechino continua ad ampliarsi a tutto
tondo su base globale.
Questi i fatti.
1) il nuovo linguaggio diplomatico
segnala l'evidente cambiamento nei
rapporti
E' stato nell'ultimo vertice del 20-22 marzo scorso che Xi e Putin hanno utilizzato un
linguaggio nuovo per descrivere la loro
partnership. Annunciando la Russia come
“meglio di un alleato”, la dichiarazione
congiunta sull'approfondimento del
partenariato strategico globale firmata il 21
marzo dai due leader - che ha incluso il
sostegno della Russia alla posizione della
Cina su Taiwan - ha segnato un passaggio
esplicito dalla costruzione della fiducia
reciproca al contrasto congiunto del
sistema internazionale guidato dagli Stati
Uniti.
Ora non si parla più di amicizia "senza
limiti", ma di un'alleanza di livello
"superiore" addirittura a quelle della Guerra
Fredda.
2) il voltafaccia della Cina all'Ucraina
Quasi dieci anni fa, precisamente il 5 dicembre 2013, Cina e Ucraina firmavano
un accordo che istituiva un partenariato
strategico tra i due Paesi, sottolineando “il
fermo sostegno reciproco su questioni
riguardanti la sovranità nazionale, l'unità e
l'integrità territoriale". Tale dichiarazione
richiamava anche l'attenzione sulla
decisione dell'Ucraina di rinunciare alle sue
armi nucleari e sull'impegno della Cina a
fornire "garanzie di sicurezza all'Ucraina" in
caso di aggressione nucleare contro di essa.
Questo accordo, tuttavia, non è stato
rispettato dalla Cina.
Ma c'è di più. Mentre prima dell'invasione
dell'Ucraina la Cina costituiva il principale
partner commerciale dell'Ucraina e Pechino
vedeva Kiev come un punto di transito
chiave per il commercio BRI con l'Europa e
una fonte di importazioni agricole, oggi
l'Ucraina è stata sostituita con la Russia in
diverse aree economiche.
3) L'enfatizzazione dei punti messi in
discussione dalla Russia e le sue critiche
alla NATO
Per tutto il 2022, il governo cinese ha
sostenuto apertamente le posizioni russe
sull'Ucraina affermando di essere
"imparziale e obiettiva". Nelle dichiarazioni
ufficiali sulla guerra, i funzionari cinesi si
sono rifiutati di definire le azioni della
Russia contro l'Ucraina come una
"invasione" o una "guerra", ripetendo,
invece, il termine russo di "operazione
militare speciale".
Allo stesso modo, i media e i diplomatici
cinesi hanno reiterato a pappagallo le
critiche russe all'adesione degli stati post-
sovietici all'alleanza NATO come i "cinque
round consecutivi di espansione verso est"
di quest'ultima.
4) La maggiore cooperazione economica
La Cina continua a fornire alla Russia
un'ancora di salvezza economica. E'
diventata, infatti, il suo partner commerciale
predominante e il suo principale cliente per
merci scontate come prodotti agricoli ed
energia.
Lo scorso anno le importazioni cinesi dalla
Russia sono quasi raddoppiate, soprattutto
per gli acquisti di beni energetici. Anche le
esportazioni cinesi verso la Russia sono
aumentate, segnatamente del 17,8%. La
dipendenza russa dal mercato cinese è
destinata a crescere: nel 2022 la Cina
rappresentava già il 35% delle esportazioni
di petrolio russo.
Pechino, poi, ha ottenuto lauti sconti dalla
Russia. La Cina, infatti, ha pagato il petrolio russo ad un prezzo inferiore del 16-17%
circa. Ed anche prima dell'invasione
dell'Ucraina, la Russia forniva alla Cina gas
ad un prezzo di favore.
5) La sussistenza di una cooperazione
militare
Documenti dell'intelligence statunitense
rivelerebbero che, secondo il servizio di
spionaggio estero russo, la Commissione
militare centrale cinese – il massimo organo
delle forze armate cinesi presieduto da Xi
Jinping - avrebbe accettato di vendere
segretamente armi alla Russia in modo
incrementale con riferimento
all'invasione dell'Ucraina. Inoltre, alcune
tecnologie cinesi a duplice uso sono state
trovate sui campi di battaglia ucraini e, per
questo, sono state imposte sanzioni ad
alcune di aziende cinesi.
Il nuovo Ministro della Difesa cinese, Li
Shangfu, inoltre, ha scelto la Russia come
destinazione per la sua prima visita
all'estero, salutando con favore il
contributo di Putin alla pace nel mondo.
Nell'occasione, l'alto politico cinese ha
identificato tre aree per la futura
cooperazione militare con la Russia,
inclusa la condivisione di esperienze di
combattimento e di intelligence e la
partecipazione ad esercitazioni e
pattugliamenti militari congiunti.
Dal canto suo Putin, che ha incontrato il
Ministro cinese Li, ha sottolineato come la
cooperazione militare sino-russa si stia
realizzando a livello globale, evidenziando
il teatro del Pacifico per sottolineare il
potenziale contributo militare della
Russia agli interessi di sicurezza della
Cina.
Per tutto il 2022 la Cina ha continuato ad
esercitarsi in Russia con le forze armate
russe. Nel 2023 per la prima volta la Cina
ha inviato contemporaneamente unità
dell'esercito, della marina e dell'aeronautica,
con la Marina della PLA e le navi da guerra
russe che hanno condotto esercitazioni
congiunte, tra cui un'esercitazione antiaerea
a fuoco vivo nel Mar del Giappone.
Il 9 giugno scorso i Capi di Stato Maggiore
di Russia e Cina, Valery Gerasimov e Liu
Zhenli, hanno confermato la routinizzazione
delle esercitazioni militari congiunte
nell'Indo-Pacifico, a dimostrazione di un
accordo di partnership a tutto tondo tra i due
Paesi.
Cosa potrebbe significare tutto ciò?
La Russia ha notevoli risorse energetiche e
militari e tecnologie che altri Stati vogliono
acquistare e, nonostante le sanzioni, Mosca ha mantenuto relazioni con paesi del Medio
Oriente, Africa, Asia centrale e sud-est
asiatico. Nell'Artico, dove la Russia si trova
sempre più isolata, i funzionari russi
continuano a impegnarsi con una serie di
partner, come le recenti aperture alla Cina in
materia di investimenti.
E' probabile dunque che la Russia non
diventerà un vassallo della Cina come
affermano alcuni. La relazione tra i due
Paesi, in effetti, si sta evolvendo in termini
di interdipendenza strategica asimmetrica.
L'interdipendenza, infatti, è la descrizione
più accurata dell'attuale partenariato sino-
russo poiché la Cina ha bisogno dell'energia
russa, dell'assistenza con il suo programma
nucleare civile, del sostegno delle Nazioni
Unite, della cooperazione militare e di
un'azione congiunta nell'Indo-pacifico.
Lo scenario migliore per la Cina, dunque, è
uno status quo diplomaticamente accettabile
che le consenta di perseguire i propri
interessi in Europa e in Russia, preservando
allo stesso tempo lo stato russo come una
grande potenza.
Putin e Xi hanno hanno quindi creato un
partenariato strategico nel cuore
dell'Eurasia.
Quali sono i rischi?
Alla fine degli anni '90, il consigliere per la
sicurezza nazionale del presidente
americano Jimmy Carter, Zbigniew
Brzezinski, lanciò un duro avvertimento sui
tre pilastri del potere necessari per
preservare il controllo globale di
Washington.
La prima, l'Europa: gli Stati Uniti avrebbero
dovuto evitare la perdita del loro "posatoio alla periferia occidentale" dell'Eurasia. La
seconda, l'Asia centrale: lì avrebbero dovuto
bloccare l'ascesa di "un'unica entità
assertiva", nell'immenso "spazio di mezzo".
E infine il terzo pilastro, la costa del
Pacifico: avrebbe dovuto impedire
"l'espulsione dell'America dalle sue basi
offshore" su quell'oceano.
Questi pilastri sono ora caduti in Europa.
In effetti, la Cina ha ottenuto il suo successo
più sorprendente finora proprio lì, a lungo
un baluardo chiave del potere globale
americano. Come parte di una catena di 40
porti commerciali che sta costruendo o
ricostruendo intorno all'Eurasia e all'Africa,
Pechino ha acquistato importanti strutture
portuali in Europa, utilizzabili
eventualmente anche per fini militari.
Non si è capito, dunque, che la demolizione dei pilastri geopolitici di Brzezinski è già
avvenuta e chi domina l'Eurasia domina il
mondo. L'amicizia "illimitata" tra Xi e
Putin, dichiarata ufficialmente al mondo il
24 febbraio 2022, segna l'inizio di una
nuova era: il declino occidentale.
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