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Immagine del redattoreNicola Iuvinale

La politica USA sull'Ucraina è solo incentrata sul contenimento della Russia. L'UE lo ha capito?

Gli Stati Uniti dovrebbero smetterla di arrecare ulteriori danni all'Ucraina, coinvolgendo la Nato e l'UE. I responsabili politici dovrebbero considerare la natura multiculturale della società ucraina e riflettere anche sulla scarsa capacità dell'America nel tentare di gestire gli affari interni di altri paesi. La folle politica statunitense di riduzione della red line russa, unita alla pervicace spinta nazionalista del presidente Zelenskyy, ha portato, capo e collo, la Nato e l'inconcludente UE dentro un "conflitto" che potrebbe essere devastante


di Nicola Iuvinale

L'esistenza dell'Ucraina, come stato indipendente, è una parte ben consolidata dell'agenda per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Ciò non ha nulla a che fare con l'Ucraina in sé, ma piuttosto, come ha spiegato candidamente il Segretario di Stato Hillary Clinton nel 2012, é per impedire la ricostituzione dell'ex Unione Sovietica.

Dall'annessione della Crimea nel 2014, questo obiettivo è stato ulteriormente rafforzato trasformando l'Ucraina in un baluardo permanente contro "l'espansione russa".

Così Nicolai N. Petro, Professore di Scienze Politiche presso l'Università del Rhode Island (USA), specializzato in Ucraina e Russia, autore del libro "Ukraine in Crisis" del 2017, in un articolo su TheNationalInterest.

La principale preoccupazione della politica statunitense in Ucraina è solo quella di prevenire il riemergere dell'ex rivale americano della Guerra Fredda e molti aspetti sgraditi dell'attuale società ucraina, come l'ascesa del nazionalismo etnico, tendono ad essere trascurati dal governo e dai media statunitensi.

Prima del 2014, spiega Nicolai, "gli analisti occidentali ritenevano che l'ascesa del nazionalismo fosse solo una reazione di breve durata a decenni di "soppressione sovietica" dell'identità etnica ucraina. Man mano che l'Ucraina si fosse avvicinava all'Europa, avrebbe adottato politiche più liberali e inclusive nei confronti delle sue minoranze".

Ma ciò non è avvenuto, anzi.

Dal Maidan del 2014, gli eroi e l'ideologia del nazionalismo ucraino integralista sono diventati molto più rilevanti dal punto di vista politico; un "utile complemento" alla narrativa del governo ucraino nel conflitto nell'est, come "aggressione russa".

"Percependo un'opportunità per staccare l'Ucraina dall'influenza russa una volta per tutte, le élite americane sono state ampiamente indifferenti, e talvolta anche apertamente ostili, al pluralismo culturale e alla diversità regionale della società ucraina. Ciò ha portato gli Stati Uniti ad assumere posizioni che pochi americani capirebbero o sosterrebbero, se fossero più approfondite".

All'inizio di quest'anno, spiega Nicolai, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha imposto ai media dell'opposizione le restrizioni più draconiane che l'Europa abbia mai visto dalla caduta dell'Unione Sovietica.

Con un tratto di penna, ha chiuso tre popolari canali di notizie dell'opposizione.

Gli Stati Uniti hanno sostenuto questo atto eclatante di censura politica come volta alla "difesa della propria sovranità e integrità territoriale".

"Sebbene numerosi giuristi ucraini abbiano sottolineato che il presidente non ha l'autorità per chiudere alcun mezzo di comunicazione senza un ordine del tribunale, Zelenskyy ha aggirato questo problema annullando retroattivamente la nomina del capo della Corte Costituzionale, ignorando anche la decisione della Corte Suprema di reintegrarlo. L'intero sistema giudiziario è ora paralizzato e non può più fungere da controllo efficace sul governo".

Incoraggiato da questo successo, pochi mesi dopo, Zelenskyy ha chiuso anche il sito di notizie dell'opposizione più popolare del paese, Strana.ua, i cui giornalisti avevano portato alla luce alcuni degli scandali più famosi del paese.

Questi includevano: " Vagnergate ", il complotto organizzato dalle forze di sicurezza ucraine per convincere il presidente bielorusso Alexander Lukashenko che la Russia stava organizzando un colpo di stato contro di lui; lo scandalo Rotterdam plus, una gigantesca frode ai danni dei consumatori ucraini per oltre 1,5 miliardi di dollari in tre anni che conferma la profonda corruzione politica in ucraina; la diversione dei fondi per gli aiuti al Covid-19 ; l'apparente diversione di un aereo del governo ucraino destinato agli ucraini in fuga dall'Afghanistan per uso personale di ricchi afgani.

"Un'altra conseguenza sgradita della politica americana nella regione è stata la vera esplosione della corruzione, anche al di là dei già alti livelli del predecessore di Zelenskyy".

Secondo il Comitato apartitico degli elettori ucraini, un membro del parlamento su cinque del partito di Zelenskyj, il "Servo del popolo", è stato coinvolto in uno scandalo pubblico.

Secondo l'ex ministro delle finanze di Zelenskyy, Igor Umansky, la vastità della corruzione odierna ha portato "alla perdita di un'adeguata percezione della realtà da parte delle autorità". Anche le nuove agenzie governative ucraine che, su insistenza dell'Occidente, sono state istituite per combattere la corruzione, sono ora ampiamente viste come colluse.

Questi esempi, a cui se ne potrebbero aggiungere molti altri, ritiene Nicolai, evidenziano appieno il problema centrale della strategia americana nei confronti dell'Ucraina.

Non si tratta affatto dell'Ucraina e non lo è mai stato; si è sempre trattato di contenere la Russia.

"Il risultato paradossale è che, per rafforzare l'indipendenza dell'Ucraina, i governi occidentali sostengono di dover inserire decine di propri consiglieri nelle principali agenzie governative ucraine, chiedendo persino che i rappresentanti occidentali possano votare su importanti nomine giudiziarie e governative. Dopo che il vice capo dello staff di Zelenskyy, Oleg Tatarov, si è lamentato pubblicamente che si trattava di amministrazione esterna, si è improvvisamente trovato sospeso dall'incarico e sotto accusa. Quasi i due terzi degli ucraini intervistati all'inizio del 2021, ritengono che il paese sia sotto "il controllo esterno".

Per Nicolai, oggi servirebbe un nuovo trattato di Westfalia.

L'attuale politica degli Stati Uniti in Ucraina segue un copione familiare che porta alla rinascita della nostalgia per il passato.

"I fautori del presente corso geopolitico sostengono che senza la tutela dell'occidente ci sarebbe una "retrocessione" sulle riforme e la possibilità che l'Ucraina si avvicini alla Russia, il temuto "non plus ultra" per gli interessi di sicurezza americani".

In realtà, è l'indifferenza dell'America per i diritti degli ucraini russofoni che, più di ogni altra cosa, aumenta la probabilità di un futuro contraccolpo politico e geostrategico.

I veri interessi dell'America e dell'UE dovrebbero essere indirizzati nel creare le condizioni per un'Ucraina autosufficiente, pacifica e prospera; uno stato che può prendere autonomamente le proprie decisioni in materia di sicurezza.

"Invece, l'attuale politica degli Stati Uniti favorisce una dipendenza malsana, che ha già ostacolato gli sforzi di pace, incoraggiando i funzionari ucraini a rifiutare il dialogo con i leader ribelli nel Donbass e ha causato enormi perdite economiche all'Ucraina spingendola a recidere i normali legami economici con la Russia (il più grande ex partner commerciale del paese)".

Invece di arrecare ulteriore danno all'Ucraina, i responsabili politici dovrebbero prendere a cuore la natura multiculturale della società ucraina e riflettere anche sulla scarsa esperienza dell'America nel tentare di gestire gli affari interni di altri paesi.

Per Nicolai "un buon punto di partenza sarebbe ripristinare una parvenza di equilibrio nella politica americana sui diritti umani nei confronti dell'Ucraina, applicandola a tutti gli ucraini, compresi quelli dell'est e del sud".

I politici statunitensi dovrebbero anche condividere con il pubblico americano i costi che sono disposti a sostenere per ottenere un'Ucraina anti-russa e, soprattutto, per sostenerla di fronte alla cultura e al dominio della Russia.

"Come si può ottenere un'Ucraina russofoba quando, come ha recentemente lamentato l'ex presidente ucraino Viktor Yushchenko, il 40% degli ucraini in realtà è d'accordo con il presidente russo Vladimir Putin sul fatto che gli ucraini e i russi sono un solo popolo (e i giovani sono d'accordo con questa opinione)".

Gli Stati Uniti dovrebbero, invece, pensare in modo migliore a come risolvere i problemi della regione e salvare ciò che resta del “Peace Dividend” promesso dalla fine della Guerra Fredda.

Un conflitto transnazionale e internazionale di questa complessità richiede un nuovo Trattato di Westfalia, propone Nicolai: "la Russia, gli Stati Uniti e la NATO dovrebbero ridurre l'escalation; Russia e Ucraina dovrebbero ridurre l'escalation; tutte le parti dovrebbero quindi concordare di avviare negoziati globali volti a raggiungere un accordo post-guerra fredda in cui entrambi, Ucraina e Russia, aderiscono ad un nuovo accordo di sicurezza paneuropeo. In caso contrario, tuttavia, entrambi dovrebbero rinunciare ai benefici dell'integrazione europea, degli investimenti esteri e alle garanzie di sicurezza".

Spetta ora all'Occidente rispondere con maggiore saggezza rispetto a quanto non abbia fatto nel 2008, quando la proposta del presidente russo Dmitry Medvedev di avviare discussioni su un nuovo accordo di sicurezza paneuropeo è stata stupidamente respinta. Ciò ha provocato un decennio di crisi sempre più profonda.

"È tempo di dare ai diplomatici l'opportunità di raccogliere la vera sfida di questa generazione: costruire un accordo post-guerra fredda, i cui benefici sarebbero letteralmente incalcolabili: l'economia dell'Europa e dell'Eurasia prospererebbero dall'avere una fornitura energetica sicura e stabile, nonché mercati nuovi e vicini in cui espandersi.

In assenza di una nuova visione audace, sicuramente si resusciterà la Guerra Fredda, se saremo fortunati; o sarà veramente combattuta, se non lo saremo".

All'analisi corretta del politologo americano si può aggiungere che questa "folle" politica statunitense, unita alla pervicace spinta nazionalista del presidente Zelenskyy, ha portato, capo e collo, la Nato e l'inconcludente UE dentro un "conflitto" che potrebbe essere devastante.

L'integrazione dell'Ucraina nell'UE e nella Nato a queste condizioni non è possibile.

Non solo.

Ridurre la "red line" russa, pensando di piazzare missili ipersonici nucleari in Ucraina, che in quattro minuti sarebbero in grado di radere al suolo Mosca, è una politica francamente "inaccettabile" da parte di Putin.

E' una politica che rifiuta la diplomazia e che ha spinto, irresponsabilmente, la Russia in bocca al dragone cinese, con il quale, oggi, costruiranno insieme il loro futuro.

Un doppio fallimento: ostilità con la Russia unita a quella nei confronti della Cina: il male supremo per gli Stati Uniti.

Una politica totalmente fallimentare e incomprensibile, se non in altri versi che non voglio neppure "ipotizzare"....


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