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La Russia non lascerà andare l'Ucraina senza combattere: la crisi è ad un punto di svolta

Mosca minaccia guerra per invertire la deriva filo-occidentale di Kiev. Biden ed Erdogan hanno fornito armi all'Ucraina. La Nato ne è dentro fino al collo. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha commentato oggi i "piani di invasione" della Russia in Ucraina, esortando l'Europa a prepararsi per l'imminente attacco. La diplomazia è al lavoro, ma l'alternava militare è altamente probabile in questa fase geopolitica, alla luce della invasiva politica statunitense e della fornitura di armi della Nato a Kiev


di Nicola Iuvinale


Negli ultimi mesi, Mosca ha schierato silenziosamente le sue forze militari lungo il confine ucraino, il che potrebbe essere il preludio ad un'operazione militare che mira a risolvere a suo favore lo stallo politico in Ucraina.

Sebbene il presidente russo Vladimir Putin sia fortemente impegnato in una diplomazia coercitiva, questa volta Mosca potrebbe non bluffare.

Se non si raggiungesse a breve ad un accordo, il conflitto potrà rinnovarsi su scala molto, molto più ampia.

Sui social network hanno iniziato a comparire video con attrezzature militari, in particolare carri armati e missili, che vengono trasportati nelle regioni meridionali e occidentali della Russia.

Su questo, l'attenzione degli Stati Uniti e dell'Europa si è focalizzata dopo il completamento delle esercitazioni militari russo-bielorusse "West-2021"; non normali esercitazioni di routine ma una vera e propria esercitazione militare in grande stile.

Secondo Michael Kofman, direttore del programma di studi russi presso l'organizzazione analitica CNA, le immagini satellitari mostrano che le forze del 41° esercito di armi combinate della Russia, che ha sede a Novosibirsk, non sono tornate sul sito di stanza dopo le esercitazioni, ma si sono unite ad altre truppe russe vicino al confine con l'Ucraina.

Le immagini satellitari confermano anche che il personale e l'equipaggiamento della 1st Guards Tank Army, che ha sede vicino a Mosca, sono stati trasferiti verso l'Ucraina.

Perché sta avvenendo tutto questo ora?

Mosca è diventata più sicura di sé politicamente ed economicamente e lo spostamento dell'attenzione e delle risorse di Washington sulla concorrenza con la Cina potrebbe aver convinto Putin che l'Ucraina è ora un interesse periferico per gli Stati Uniti.

Inoltre, i leader russi più volte hanno detto che si sono stancati della diplomazia e trovano intollerabile la crescente integrazione dell'Ucraina con gli Stati Uniti e la NATO.

Oggi, il palcoscenico è pronto per Mosca per ripristinare l'equazione Russia-Ucraina con la forza, a meno che Mosca, Washington e Kiev non siano in grado di trovare una soluzione pacifica.

La Russia ha annesso la Crimea nel 2014 con uno dei più grandi accaparramenti di territorio in Europa dalla seconda guerra mondiale.

Le reazioni occidentali sono state sempre poco efficaci. Idem con l'abbattimento dell'aereo Malaysia Airlines il 17 luglio 2014 distrutto da un missile lanciato dal territorio controllato dalle forze separatiste filo-russe nella zona orientale dell'Ucraina, dove morirono tutti i 283 passeggeri e i 15 membri dell'equipaggio.

Oggi la Russia mantiene anche una salda presa sul mercato energetico europeo: il gasdotto Nord Stream 2 consoliderà la dipendenza tedesca dal gas naturale russo.

Il che farebbe pensare che la via principale per Putin dovrebbe essere quella diplomatica.

Perché Putin dovrebbe rischiare sconvolgimenti geopolitici ed economici riaccendendo lo scontro militare con l'Ucraina?

Ma i funzionari dell'intelligence statunitense hanno avvertito i partner europei che è rimasto poco tempo per contrastare le intenzioni della Russia di un'invasione su vasta scala dell'Ucraina.

Lo scrive il New York Times riferendosi a dichiarazioni di funzionari americani ed europei.

In particolare, la settimana scorsa il direttore dell'intelligence nazionale statunitense Avril Haynes si è recato a Bruxelles per informare gli ambasciatori della NATO sui dati dei servizi speciali statunitensi sulla situazione attuale e sulla possibile invasione della Federazione Russa in Ucraina.

Anche il capo della CIA è volato a Mosca per parlare personalmente con Putin e tentare di ricucire lo strappo.

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono convinti che Putin speri di ottenere il controllo di gran parte dell'Ucraina o di destabilizzare il paese al fine di stabilirvi un governo filo-russo.

Alcuni analisti militari riferiscono, però, che la posizione delle forze russe suggerirebbe che l'invasione non sia imminente.

La diplomazia è ancora al lavoro, ma analisti americani ritengono che il presidente russo agirà comunque nei prossimi mesi.

CBS News, citando funzionari americani, ha riferito che l'intelligence statunitense ha avvertito gli alleati europei della possibilità di una "invasione russa" dell'Ucraina e l'ha collegata alle condizioni meteorologiche.

L'attacco potrebbe avvenire entro poche settimane se non ci fosse l'intervento occidentale.

Il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell'Ucraina Oleksiy Danilov ha affermato che la Russia sta portando le truppe al confine con l'Ucraina per massimizzare la posta in gioco nei prossimi negoziati.

"La crisi interna dell'Ucraina è tra le questioni più urgenti e delicate per noi, che finora è rimasta irrisolta", ha detto giovedì il presidente russo in un discorso pronunciato durante una riunione del consiglio del ministero degli Esteri.

Putin ha accusato Kiev di non aver attuato gli accordi di Minsk, per la reincorporazione delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk in Ucraina.

Il Protocollo di Minsk infatti era un accordo per porre fine alla guerra dell'Ucraina orientale, del settembre 2014 sottoscritto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR), e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR).

Succedutosi a diversi precedenti tentativi di cessare i combattimenti nella regione di Donbass (Ucraina orientale), prevedeva un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l'impegno, da parte dell'Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk.

Tuttavia, nonostante abbia portato ad un'iniziale diminuzione delle ostilità, l'accordo non è stato rispettato.

Si è rivelata una soluzione perdente: l'Ucraina non ha mai riconquistato la sua sovranità territoriale.

Nell'ottobre scorso, Putin ha osservato che sebbene l'Ucraina non possa formalmente ottenere l'adesione alla NATO, "lo sviluppo militare del territorio è già in corso. E questo rappresenta davvero una minaccia per la Russia".

L'Ucraina ha firmato un accordo di associazione con l'Unione europea nel 2014, che l'ha inserita nell'ambito della regolamentazione europea. Questo era proprio il risultato che la Russia aveva cercato di prevenire.

Kiev ha continuato a premere per l'adesione alla NATO e, anche se non ha prospettive immediate di entrare nell'alleanza, la sua cooperazione in materia di difesa con i membri dell'organizzazione si è molto approfondita.

“I nostri partner occidentali stanno esacerbando la situazione fornendo a Kiev moderne armi letali, conducendo esercitazioni militari provocatorie nel Mar Nero e in altre regioni vicine ai nostri confini", ha riferito Putin riaffermando il rispetto della linea rossa di influenza di Mosca.

“Non credo che i russi stiano bluffando quando suggeriscono di essere disposti ad andare in guerra per la situazione che vedono in Ucraina. L'hanno dimostrato prima e hanno messo in atto i mezzi militari per poterlo fare", ha aggiunto George Beebe, vicepresidente e direttore degli studi presso il Centro per l'interesse nazionale.

Dmitry Suslov, vicedirettore del Center for Comprehensive European and International Studies e Senior Lecturer presso la National Research University Higher School of Economics in Russia, ha interpretato il discorso di Putin come un "messaggio" alla NATO, all'UE e agli Stati Uniti.

Il Cremlino, nella lettura di Suslov, è profondamente insoddisfatto di quella che vede come la volontà dell'Occidente di assecondare la ricerca del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di rivedere gli accordi di Minsk o per "sabotare" del tutto la loro attuazione.

Suslov ha aggiunto che Mosca vede la cooperazione militare tra occidente e Ucraina come un tentativo di portare "l'Ucraina nella NATO attraverso la porta sul retro".

Putin e gli alti funzionari di Mosca sono sempre più preoccupati che l'Ucraina possa scegliere unilateralmente di ospitare basi NATO/USA e altre infrastrutture militari, assumendo di fatto il ruolo di uno stato membro della NATO senza essere formalmente entrata nell'alleanza.

Il futuro dell'Ucraina e delle relazioni USA-Russia dipenderanno dal fatto se Putin e Biden saranno in grado o meno di arrivare diplomaticamente e in breve termine, ad un "modus vivendi reciprocamente accettabile" sull'Ucraina, che comporti, in non piccola parte, una significativa ricalibrazione della politica occidentale e degli impegni militari con Kiev, nell'ottica del suo continuo conflitto con Mosca.

Anche mentre lanciava l'allarme sulla prospettiva di un conflitto militare aperto, Putin ha invitato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov a "premere per serie garanzie a lungo termine per garantire la sicurezza della Russia" contro il fianco orientale della NATO.

“Non credo che i russi vogliano davvero invadere l'Ucraina. Preferirebbero di gran lunga trovare un modo per raggiungere un'intesa qui che non richieda la guerra", ha detto Beebe.

Perché Putin dovrebbe rischiare sconvolgimenti geopolitici ed economici riaccendendo lo scontro militare con l'Ucraina? E gli Stati Uniti saranno in grado di gestire la crisi con un po' di destrezza diplomatica per trovare una via d'uscita da una potenziale trappola in cui potrebbero cadere, portandosi dietro la Nato e l'UE?

Durante l'estate, un cacciatorpediniere della Marina britannica ha sfidato la Russia navigando attraverso le acque territoriali al largo della Crimea e l'Ucraina ha approvato una legge che negava ai russi etnici lo status di comunità indigena e si preparava ad adottare un'altra legge che, secondo Mosca, equivarrebbe formalmente ad abbandonare gli accordi di Minsk.

La NATO ha notevolmente aumentato la sua presenza e attività nel Mar Nero e i bombardieri strategici statunitensi hanno effettuato missioni a meno di 20 chilometri dal confine russo.

Nel Donbass, gli ucraini hanno usato un drone di fabbricazione turca per colpire le forze filo-russe.

Boris Jonson avrebbe detto la settimana scorsa, in una cena riservata, di voler inviare 600 militari scelti britannici in Ucraina; colpire uno di loro significherebbe coinvolgere l'intera Nato nel conflitto.


Di converso, la stretta sui prezzi del gas in Europa ha provocato accuse contro la Russia, ritenendola responsabile di averla deliberatamente provocata.

La Russia fornisce all'Europa circa il 35% di tutto il suo gas, il che la rende il più grande fornitore, capace di influenzare la situazione del mercato.

Ci sono dubbi, tuttavia, sul fatto che il gigante controllato dallo stato Gazprom e altri produttori di gas russi possano aumentare rapidamente e in modo significativo i volumi di approvvigionamento, tanto da portare ad un abbassamento "controllato" del prezzo.

Oggi la Russia mantiene una salda presa sul mercato energetico europeo: il gasdotto Nord Stream 2 consoliderà la dipendenza tedesca dal gas naturale russo.

Anche la crisi dei migranti al confine con la Polonia, parte di un piano del leader bielorusso Alexander Lukashenko per punire l'UE e costringere i suoi leader a dialogare con lui, è stata attribuita da alcuni direttamente al Cremlino.

Non che la Russia non stesse facendo nulla per rispondere e persino anticipare i suoi avversari.

Putin sono anni che "regala" passaporti russi agli ucraini, ed ha permesso a mezzo milione dei suoi cittadini appena acquisiti nel Donbass di votare alle elezioni di settembre alla Duma di Stato.

Si potrebbe parlare di "Sudetistan Ucraino", per trovare una similitudine tra la politica di Putin e quella di Hitler che portò, poi, quest'ultimo all'invasione della Polonia per difendere le popolazioni sudete di etnia tedesca ivi stanziate.


Il Cremlino ha recentemente reso i prodotti delle imprese del Donbass idonei per gli acquisti del governo russo e ha interrotto le consegne di carbone in Ucraina, che, rimasta a secco, la settimana scorsa è stata rifornita direttamente dagli USA.

Sul piano politico dei rapporti Russia-Ucraina, sia il presidente Putin che l'ex presidente Dmitry Medvedev, ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, hanno pubblicato lunghi articoli ferocemente critici nei confronti delle politiche delle autorità ucraine e sostanzialmente hanno concluso che non era più utile parlare con Kiev.

Tra Russia e Ucraina ormai le relazioni diplomatiche sono quasi inesistenti.

Non solo.

L'enorme potenza militare della Russia ha anche implicazioni dirette per la sicurezza nel bacino del Mar Nero. Ma Mosca non si fermerà all'Ucraina; è determinata a invertire anche la presenza occidentale in Georgia.

L'ammiraglia della sesta flotta statunitense USS Mount Whitney è entrata nel Mar Nero il 4 novembre, dove ha collaborato con il cacciatorpediniere missilistico USS Porter insieme ai caccia F-15E dell'aeronautica statunitense e agli aerei spia antisommergibile P-8A della Marina degli Stati Uniti come parte di operazioni marittime di routine con alleati e partner della NATO.

Per Mosca questa regione è vitale; un'importante via d'acqua che le fornisce l'accesso alle rotte marittime internazionali per l'esportazione di grano e petrolio. Allo stesso tempo, è anche il bacino del litorale da cui ha proiettato potenza in Europa e nel Medio Oriente sin dal XVIII secolo.

Dalla rivolta ucraina del febbraio 2014, che ha portato al potere un regime filo-occidentale a Kiev, i russi hanno controllato gran parte dell'est del paese e della Crimea.


La Georgia è l'unico paese della regione in cui il Cremlino può intensificare la sua azione. Dei cinque stati costieri del bacino alleati con gli Stati Uniti, la Georgia è l'unico a est del Mar Nero e molto esposto alla Russia su tutto il suo fianco settentrionale. Dalla sua indipendenza del 1991, la Russia ha impedito alla Georgia di diventare un alleato occidentale stabile, anche continuando a occupare le enclavi separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud.

Il favorevole risultato all'occidente delle elezioni politiche tenutesi a novembre, potrà certamente aiutare l'organismo politico georgiano a guidare il paese verso un futuro euro-atlantico e a sostenere la domanda del 2024 per la piena adesione all'UE.

Ma Putin non mollerà la presa né in Ucraina, né in Georgia; anzi l'evidente attuale accresciuto sostegno occidentale aumenterà ancordipiù le tensioni, in prospettiva anche della sua rielezione a Presidente della federazione Russa nel 2024. Se ciò dovesse accadere Putin supererebbe Stalin, in durata, a capo dell'ex Unione sovietica.

E gli Stati Uniti come si porrebbero in un eventuale conflitto tra Russia e Ucraina o con la Georgia?

Scenderebbero in campo direttamente o no?

Negli ultimi anni la politica estera statunitense è stata a dir poco inconcludente.

Come riportato da Foreign Affairs il conflitto siriano ha mostrato una mancanza di determinazione americana riguardo al suo obiettivo dichiarato: "Assad deve andarsene". Washington non ha respinto una presenza militare russa, permettendo a Mosca di espandere la sua influenza in tutto il Medio Oriente.

Il disordinato ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan e la confusione sull'accordo sottomarino AUKUS (Australia-Regno Unito-Stati Uniti) con l'Australia, che ha escluso e fatto arrabbiare la Francia, hanno rivelato seri problemi di coordinamento all'interno dell'alleanza transatlantica.

Washington sembra stanca della guerra e la Russia probabilmente si chiede se le sue dichiarazioni di sostegno politico all'Ucraina siano sostenute da una risoluzione credibile. Gli Stati Uniti, stanchi della guerra, sono comunque impantanati in una loro monoculare visione dei rapporti di forza geopolitici, che non fa che alimentare conflitti.

Joe Biden sta seguendo una strategia sconsiderata che sta portando a quotidiani "avvertimenti" da parte del Cremlino.

E l'UE nell'apparire assente, diviene consenziente della politica americana in Ucraina.

L'amministrazione Biden aveva annunciato una nuova vendita di armi da 125 milioni di dollari a Kiev.

Sebbene la vendita a giugno sia stata temporaneamente sospesa, 60 milioni di dollari di quel pacchetto di armi sono stati consegnati durante la visita del segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin all'Ucraina alla fine di ottobre.

Gli Stati Uniti non sono l'unico membro della NATO che ha venduto armi destabilizzanti a Kiev.

La Turchia sta dotando l'esercito ucraino di droni e, alla fine di ottobre, le forze di Kiev ne hanno lanciato un attacco che ha distrutto le batterie di artiglieria dei ribelli nel Donbas. Mosca ha espresso forti proteste sull'escalation sia in Ucraina che in Turchia.

Ne è seguito il dispiegamento di forze russe vicino al confine ucraino; gli USA, però, sanno bene che la Russia può "ripetere" l'offensiva militare del 2014 quando il governo di Vladimir Putin s'impadronì della Crimea e poi fornì supporto militare ai secessionisti nell'est Ucraina.

Tuttavia, la fiducia nel sostegno militare degli Stati Uniti o della NATO può indurre i leader ucraini ad abbandonare la prudenza e a provocare un pericoloso scontro con la Russia. Già una volta, gli Stati Uniti hanno spinto un paese, che presumeva di avere il sostegno di Washington, in guerra ed il risultato è stato disastroso.

L'amministrazione Bush stupidamente incoraggiò il Presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili a credere che il suo paese fosse un importante alleato degli Stati Uniti e che gli USA e la NATO sarebbero venuti in soccorso della Georgia se fosse stata coinvolta in un conflitto con la Russia.

Washington fornì milioni di dollari in armi a Tbilisi addestrandone persino le truppe.

Bush spinse gli alleati della NATO a dare alla Georgia (e all'Ucraina) l'adesione all'alleanza atlantica, senza successo.

Ma ben presto la Georgia scoprì che gli Stati Uniti non erano disposti a combattere una guerra per loro conto e fu costretta a firmare un accordo di pace alle condizioni della Russia.

Anche oggi Kiev chiede costantemente l'ingresso nell'UE e nella NATO, sul sostegno degli Stati Uniti.

Il parallelo tra Bush e l'attuale politica di Biden nei confronti dell'Ucraina è allarmante. Washington e i suoi partner della NATO devono fare marcia indietro dalle loro politiche sempre più pericolose o saremo, presto, tutti coinvolti in una guerra con la Russia, senza gli Stati Uniti.



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2 commenti


henrijmschmit
25 nov 2021

Intervista molto interessante della BBC a Lukashenko - https://www.youtube.com/watch?v=ZdxBOOnVgnY

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henrijmschmit
25 nov 2021

Analisi interessante. Tema importante. Conclusione strategica difficile.

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