Come anticipato da Extrema Ratio ad agosto, arriva la conferma: l'accordo, che dovrebbe essere simile ai patti militari sottoscritti con Giappone e Corea del Sud, dovrebbe incentivare la normalizzazione delle relazioni saudite con Israele
G e N Iuvinale
Normalizzare le relazioni tra Arabia Saudita ed Israele, mantenendo al contempo a distanza la Cina. Per questo, come si era scritto il 12 agosto scorso, gli Stati Uniti avrebbero già concordato con l'Arabia Saudita un quadro generale di accordo di normalizzazione delle relazioni tra i due Stati. La conferma arriva oggi, 20 settembre, dal The New York Time.
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman
L'accordo dovrebbe essere simile ai patti militari sottoscritti con Giappone e Corea del Sud.
Se perfezionato, gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita accetterebbero di fornirsi assistenza militare nel caso in cui l’altro venisse attaccato nella regione.
Secondo funzionari statunitensi, se l'accordo dovesse essere raggiunto, l'Arabia Saudita riconoscerebbe Israele in cambio di concessioni israeliane alla Palestina, oltre a fornire garanzie di sicurezza/militari all'Arabia Saudita ed aiutarla a sviluppare un programma nucleare civile.
Attraverso questo accordo "trilaterale" gli Stati Uniti mirerebbero a minare la crescita delle relazioni sino-saudite. Il negoziato, infatti, sarà a "tutto tondo", coinvolgendo il settore militare ed economico. Ma gli USA hanno fatto una richiesta precisa all'Arabia: limitare il rapporto con la Cina.
Funzionari statunitensi affermano che l'attenzione dell'amministrazione Biden sul trattato riflette l'opinione del Presidente americano secondo cui gli Stati Uniti devono rimanere un attore centrale in Medio Oriente per scoraggiare l'Iran, isolare la Russia e impedire alla Cina di rimpiazzare gli Stati Uniti nella regione.
Il principe ereditario Mohammed bin Salman, sovrano de facto dell'Arabia Saudita, considera l'accordo di mutua difesa con gli Stati Uniti come l'elemento più importante nei suoi colloqui con l'amministrazione Biden su Israele, riferisce il The New York Time. Funzionari sauditi affermano che un forte accordo di difesa aiuterebbe a scoraggiare potenziali attacchi da parte dell’Iran o dei suoi partner armati anche se i due rivali regionali ristabilissero i legami diplomatici.
Il principe Mohammed chiede, inoltre, all’amministrazione Biden di aiutare il suo Paese a sviluppare un programma nucleare civile che, però, secondo alcuni funzionari statunitensi potrebbe trattarsi di una "copertura" per un programma militare nucleare volto a contrastare l’Iran.
Alcuni legislatori statunitensi di alto livello, compresi i più importanti democratici, vedono il governo saudita e il principe Mohammed come partner inaffidabili che si preoccupano poco degli interessi statunitensi o dei diritti umani. E un simile trattato, affermano i suoi detrattori, contraddirebbe anche l’obiettivo dichiarato dell’amministrazione Biden di riorientare le risorse militari e le capacità di combattimento americane nella regione Asia-Pacifico per contrastare Pechino.
L’esercito americano ha basi e truppe sia in Giappone che in Corea del Sud, ma i funzionari americani affermano che al momento non ci sono discussioni serie sull’opportunità di avere un grande contingente di truppe americane in Arabia Saudita nell’ambito di un nuovo accordo di difesa. Secondo una lettera inviata dalla Casa Bianca al Congresso a giugno, il Pentagono ha poco meno di 2.700 soldati americani presenti nel regno.
Avvicinare l’Arabia Saudita agli Stati Uniti potrebbe allontanare il regno dall’orbita della Cina, indebolendo gli sforzi di Pechino per espandere la sua influenza in Medio Oriente.
Negli ultimi mesi, scirve il The New York Time, i funzionari della Casa Bianca hanno informato sui negoziati i più influenti legislatori democratici, convincendoli ad approvare l'eventuale trattato che, per essere adottato, ha bisogno di 67 voti al Senato, ovvero i due terzi della camera.
Gli Stati Uniti dovrebbero fidarsi dell'Arabia Saudita?
La maggioranza dei democratici in Senato ha votato in più occasioni per limitare la vendita di armi di Washington e altre forme di cooperazione in materia di sicurezza con Riad, opponendosi alla campagna di bombardamenti saudita nello Yemen e all’uccisione del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi in 2018, un omicidio che le agenzie di spionaggio americane hanno affermato essere stato ordinato dal principe saudita (che però ha sempre negato il coinvolgimento diretto).
La guerra guidata dall’Arabia Saudita nello Yemen, iniziata dal principe Mohammed nel 2015, ha provocato uccisioni di massa di civili che le Nazioni Unite hanno definito la peggiore crisi umanitaria provocata dall’uomo nel mondo.
Non c'è dubbio che la crescente presenza della Cina nel Medio Orientre rappresenta una sfida per gli Stati Uniti, ma anche per gli alleati che si affacciano sul Mediterraneo. "Con una presenza militare così ampia nella regione, gli USA devono assicurarsi che la Cina non metta le mani sulla tecnologia sensibile statunitense", ha detto il senatore Murphy durante un'udienza al Congresso americano. "Ero contrario al fatto che gli Stati Uniti vendessero agli Emirati Arabi Uniti velivoli F-35 e droni Reaper e non voglio che la Cina ottenga il monopolio del commercio energetico in Medio Oriente", ha aggiunto.
"I legislatori democratici stanno anche esercitando pressioni sull’amministrazione Biden riguardo alle notizie secondo cui le forze di frontiera saudite avrebbero recentemente ucciso centinaia o migliaia di migranti africani che stavano cercando di entrare nel regno dallo Yemen. Ad agosto Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto sulle atrocità. I funzionari statunitensi non possono affermare con certezza che alle forze che hanno compiuto gli omicidi non siano stati forniti addestramento o armi americane. L’Arabia Saudita ha affermato che i rapporti 'sono infondati'", scrive il giornale americano.
Israele non ha partecipato ai negoziati tra Stati Uniti e Arabia Saudita.
Negli ultimi mesi, funzionari della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato hanno effettuato numerosi viaggi in Arabia Saudita per spingere verso la "normalizzazione", tenendo informati Netanyahu e i suoi collaboratori sulle richieste del principe Mohammed. Oltre alle spinose questioni che circondano un potenziale trattato di sicurezza tra Stati Uniti e Arabia Saudita e una cooperazione nucleare civile, abbondano le domande su ciò che i sauditi chiederebbero a Israele in termini di concessioni ai palestinesi. Il principe Mohammed non ne ha parlato molto in pubblico, ma suo padre, il re Salman bin Abdulaziz, è un forte sostenitore dei diritti dei palestinesi.
Biden e Netanyahu ne discuteranno oggi?
Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu terranno oggi loro primi colloqui faccia a faccia da quando quest'ultimo ha preso il potere a dicembre, con argomenti che dovrebbero includere l'accordo di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita e Iran.
I due leader si incontreranno a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. In molti si aspettano che i due parlino anche degli sforzi per contrastare il programma nucleare iraniano e della normalizzazione delle relazioni medio-orientali.
In ogni caso, tutte le parti stanno affrontando una notevole resistenza su questioni come le garanzie di sicurezza e i progetti nucleari civili. Il successo delle azioni diplomatiche dell'amministrazione Biden coinvolgono cinque fattori di incertezza:
le relazioni USA-Arabia Saudita;
le relazioni USA-Israele;
la questione palestinese;
le ulterio questioni geopolitiche in Medio Oriente, come l'Iran;
la spaccatura politica interna americana e le prossime elezioni presidenziali del 2024.
La situazione medio-orientale, dunque, è molto complessa, con l'Iran pronto a stringere partnership sempre più solide con Cina e Russia per il dominio globale non solo negli affari, ma anche nel campo militare.
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