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Saudi Aramco, il più grande esportatore di petrolio al mondo, ha firmato accordi preliminari con tre entità cinesi per l'acquisto di una partecipazione del 10% nella Shandong Yulong Petrochemical, un'azienda cinese impegnata nella raffinazione di petrolio e gas naturale.
L'acquisizione, soggetta all’autorizzazione statale, promuoverà ulteriormente gli investimenti sauditi in Cina.
Le parti
La compagnia petrolifera statale saudita ha firmato contratti con la Nanshan Group, la Shandong Energy Group e la Shandong Yulong Petrochemical. In base agli accordi, Saudi Aramco fornirà petrolio greggio e altre materie prime alla Shandong Yulong Petrochemical.
"Essendo uno dei più grandi hub chimici e di raffinazione della Cina, Saudi Aramco apprezza la forza attuale e le prospettive future della Shandong", ha affermato Mohammed Al Qahtani, presidente downstream di Saudi Aramco. "Riteniamo che questo tipo di cooperazione abbia il potenziale per consentire a tutte le parti di contribuire alla sicurezza energetica e allo sviluppo della Cina e contribuire a promuovere la trasformazione energetica", ha ggiunto.
Shandong Yulong Petrochemical sta completando la costruzione di un complesso petrolchimico e di raffinazione che prevede di processare circa 400.000 barili di petrolio greggio al giorno e produrre grandi quantità di prodotti petrolchimici e derivati. Queste strutture si trovano nelle città di Longkou e Yantai nella provincia di Shandong, in Cina.
Ad agosto scorso, Saudi Aramco è risultata essere la terza azienda più grande al mondo per valore di mercato, con una capitalizzazione di 2,08 trilioni di dollari, seconda solo a Microsoft (2,44 trilioni di dollari) e Apple (2,86 trilioni di dollari). È anche la seconda azienda più grande per fatturato dopo Walmart, che occupa il primo posto dal 2014. L’azienda ha ampliato la propria presenza nei principali mercati globali e rafforzato le proprie operazioni downstream.
A settembre, l'azienda saudita ha inoltre avviato trattative preliminari con Jiangsu Dongfang Shenghong per acquisire una partecipazione del 10% nella filiale petrolchimica della società energetica cinese.
Ad agosto, il colosso energetico saudita ha accettato di acquistare il 100% del rivenditore cileno di carburanti e lubrificanti Esmax Distribuscion dalla società di private equity Southern Cross Group. A luglio, Saudi Aramco ha completato una transazione per acquisire il 10% delle azioni della società quotata Shenzhen Rongsheng Petrochemical per 3,4 miliardi di dollari.
Il settore militare
A settembre la Cina aveva annunciato lo svolgimento di un addestramento navale con l’Arabia Saudita.
"Sulla base del piano di cooperazione militare internazionale e del consenso raggiunto dalle due parti, Cina e Arabia Saudita terranno un addestramento congiunto per operazioni speciali navali 'Blue Sword-2023' a Zhanjiang, nella provincia del Guangdong nel sud della Cina, in ottobre", aveva detto il colonnello Wu Qian, portavoce del Ministero della Difesa Nazionale cinese, durante una conferenza stampa.
La cerimonia di addestramento "Blue Sword-2023" ha avuto inizio il 9 ottobre.
"L'addestramento congiunto si è concentrato sulle operazioni di antiterrorismo marittimo all'estero ed è stato suddiviso in tre fasi, tra cui l'addestramento di base, le esercitazioni e l'esercitazione completa", ha precisato il sito ufficiale della PLA.
"Le due parti stanno attualmente conducendo l'addestramento di base della prima fase. Si sta lavorando su una serie di argomenti come la simulazione della ricerca di una cabina, il tiro con più armi e la discesa in corda doppia negli edifici".
Foto ufficiale PLAN
L'esercitazione Blue Sword si è svolta l’ultima volta nel 2019 presso la base navale King Faisal a Jeddah, con un addestramento tra le forze speciali navali di Cina e Arabia Saudita.
Investimenti, intelligence e sicurezza regionale
Il crescente impegno della Cina nel Medio Oriente ha rafforzato la credibilità di Pechino come partner economico per molti Stati dell'area e come attore diplomatico e militare.
I legami tra Cina e Arabia Saudita si stanno espandono velocemente, coinvolgendo economia, diplomazia, intelligence e sicurezza regionale. Due eventi del luglio scorso, in particolare, ne delineano il quadro.
Il primo è stato la China-Arab Business Conference di Riyadh, durante il quale sono stati raggiunti più di 30 accordi per un valore di almeno 10 miliardi di dollari.
Il secondo evento si è trattato del World Economic Forum, noto come "Summer Davos", svoltosi in Cina a Tianjin.
L'Arabia Saudita ha dato grande importanza ad entrambi i forum, inviando un numero senza precedenti di figure di alto livello. Il regno saudita, infatti, era presente con una delegazione di 24 funzionari, tra cui il Ministro dell'economia e della pianificazione e il Ministro delle comunicazioni e dell'informatica.
Per decenni, i legami economici tra i due Paesi si sono limitati alle esportazioni di greggio, ma negli ultimi anni il rapporto si è rapidamente diversificato, riflettendo il desiderio di Cina e Arabia Saudita di far progredire le relazioni economiche oltre la tradizionale attenzione alle sole risorse energetiche.
L'approccio cinese, difatti, è passato dall'essere puramente transazionale a stratturarsi in modo più sfaccettato ed intrecciato ai futuri sviluppi economici e politici dell'Arabia Saudita e di altri Paesi del Golfo Persico.
Xi Jinping ha compreso che gli USA, dopo che si sono assicurati l'autosufficienza petrolifera, hanno di fatto "abbandonato" il medio oriente al proprio destino e questa percepita mancanza di impegno ha spalancato a Pechino la porta per stringere accordi con i dittatori locali al fine di aumentare l'egemonia cinese non solo economica, ma anche diplomatica e militare.
Pechino sta tentando di surrogare gli Stati Uniti come attore regionale di influenza geoeconomica e strategica.
Come detto, i legami economici tra Pechino e Riyad erano già forti. L'Arabia Saudita è da anni il più grande esportatore di greggio verso la Cina. Il regno saudita è anche il più importante partner commerciale di Pechino in Medio Oriente da più due decenni. A sua volta, Pechino è il principale partner commerciale dell'Arabia Saudita dal 2013.
La sensazione che la relazione tra i due Paesi stesse evolvendosi in qualcosa di più importante, si è percepica nettamente lo scorso dicembre durante la visita del presidente Xi Jinping in Arabia Saudita. I due governi, infatti, hanno identificato un ampio spettro di cooperazione futura, anche in materia di energia, automobili, catene di approvvigionamento, comunicazioni, trasporti, estrazione mineraria e nel settore finanziario.
Pechino e Riyadh hanno trovato anche una sovrapposizione tra la Belt and Road Initiative cinese con il programma di riforma Vision 2030 dell'Arabia Saudita, generando una cooperazione su nuove risorse energetiche tra cui solare, l'eolica e l'idroelettrica e sull'economia digitale, come la quinta generazione (5G) delle reti di telecomunicazioni.
Queste aree di partnership sono state nuovamente esposte durante la China-Arab Business Conference di luglio. Un accordo da 5,6 miliardi di dollari, firmato tra il Ministero degli investimenti saudita e la casa automobilistica cinese Human Horizon, si concentrerà sullo sviluppo e la produzione di veicoli elettrici.
Inoltre, un accordo da 500 milioni di dollari tra Saudi ASK Group e China National Geological & Mining Corporation consentirà alla società cinese di sviluppare miniere di rame nel regno.
Un altro campo di cooperazione sarà il turismo, definito il "nuovo petrolio " dell'Arabia Saudita. Da quando sono state allentate le restrizioni per i visitatori, il regno considera nfatti il turismo un'area chiave per la crescita economica ed ha promesso di investire oltre 800 milioni di dollari nel suo sviluppo. Durante la China-Arab Business Conference, sono stati firmati 26 accordi tra l'Arabia Saudita e le agenzie di viaggio cinesi.
Il colosso tecnologico cinese Huawei, a sua volta, ha annunciato l'apertura di un data center cloud a Riyadh, la capitale saudita, come parte dei suoi sforzi per espandere la propria offerta di servizi online in Medio Oriente.
L'azienda di Pechino ha affermato che il nuovo centro diventerà un data center fondamentale per i servizi cloud Huawei in Medio Oriente, Asia centrale e Africa.
Il nuovo data center fornirà una gamma di servizi cloud, tra cui infrastrutture, database, big data e intelligenza artificiale, si legge nella nota.
Ma il rischio concreto è lo spionaggio sponsorizzato dallo Stato cinese.
I Paesi produttori di petrolio - che vedono avvicinarsi la fine dell’era dell’energia fossile - sono anche interessati alla cooperazione in nuove aree industriali legate alla transizione energetica.
Saudi Vision Industrial Company, ad esempio, collaborerà con la società cinese di nuove tecnologie energetiche TCL Zhonghuan per stabilire una base di produzione di wafer di cristallo fotovoltaico.
Saudi Akwa Power ha intenzione produrre energia dall’idrogeno e sta collaborando con partner cinesi. Per quanto riguarda l’uso dell’idrogeno nella produzione dell’acciaio, China Baosteel e Saudi Aramco sono diventati partner. Baosteel Co., Ltd., una filiale di China Baowu Steel Group Co., Ltd., Saudi Arabian National Oil Company e Saudi Public Investment Fund hanno, infatti, firmato un contratto per costruire congiuntamente in Arabia Saudita il primo stabilimento al mondo per lamiere spesse a processo completo a basse emissioni di carbonio.
L'intervento americano e la "guerra" con Pechino e Iran
ll Middle East è tornato ad essere un importante obiettivo geopolitico anche per gli USA. Per questo, l'Amministrazione Biden stava portando avanti una "complessa" strategia volta a contenere l'ascesa militare ed economica della Cina, bloccandola nei suoi punti di forza.
Normalizzare le relazioni tra Arabia Saudita ed Israele, mantenendo al contempo a distanza la Cina. Questa era l'idea che l'amministrazione Biden stava perseguendo, dopo l'analogo tentativo posto in essere da Xi Jinping.
Gli Stati Uniti avevano già concordato con l'Arabia Saudita un quadro generale di accordo di normalizzazione delle relazioni israelo-arabe, con l'Arabia Saudita che avrebbe riconosciuto Israele in cambio di concessioni israeliane alla Palestina. Gli USA, invece, avrebbero fornito garanzie di sicurezza all'Arabia Saudita in caso di aggressione di terzi, aiutandola a sviluppare un programma nucleare civile.
Ma la recente aggressione di Hamas ad Israele farà probabilmente saltare tutto il banco.
In questo caotico contesto, la Cina ha accuratamente identificato il Medio Oriente come un anello debole tra l’Europa e l’Indo-Pacifico.
Pechino, infatti, si è concentrata sugli investimenti in Medio Oriente e sull’inclusione dei Paesi mediorientali nella sua orbita.
La via della seta digitale - il mega progetto di sviluppo tecnologico globale voluto da Xi Jinping in persona 10 anni fa - ha avuto molto successo nell'area. Gli investimenti della Cina nei paesi del Medio Oriente - che possono fornire pagamenti attraverso il petrolio, ecc. - sono cresciuti in modo esponenziale.
Pechino ha continuato a portare avanti la BRI, firmando nel 2021 un accordo da 400 mld di dollari con l'Iran per scambiare la costruzione di infrastrutture con il petrolio iraniano.
Tale scambio potrebbe contribuire a rendere quel paese il futuro hub ferroviario dell'Asia centrale, proiettando al contempo la potenza militare cinese nel Golfo Persico.
Da considerare, inoltre, che Pechino ha la propria base PLAN a Gibuti, nel Corno d'Africa, da dove partono flottiglie di navi per operazioni di varia natura anche nel Mediterraneo.
Quattro dei sei paesi inseriti quest'anno nei BRICS sono Paesi del Medio Oriente, tra cui Arabia Saudita e Iran.
A differenza di Arabia Saudita e Marocco - che stanno entrambi lavorando per un Islam più moderato - l’Iran sta cercando, invece, di stabilire una leadership islamista per portare la popolazione musulmana globale in una direzione più estremista. E Hamas è uno dei tanti veicoli utilizzati per questo scopo.
L'Iran è anche amico della Cina. E' stata infatti Pechino ad aver coadiuvato l'intelligence iraniana nella eliminazione, anche fisica, di quella statunitense presente sul territorio dell'"Aryana".
In Medio Oriente, dunque, la Cina sta combattendo una dura battaglia - tentando di mettere da parte gli Stati Uniti - per mantenere l’Arabia Saudita nella sua orbita geoeconomica, rafforzando l’asse dei Paesi sotto l’egida cinese dei paesi del “Sud globale” .
All'interno di questo complesso "campo da gioco", proprio Xi Jinping vorrebbe alcuni Paesi più forti, l’Arabia Saudita appunto. Avere il Regno - che notoriamente è filo-statunitense - "alleato" di Pechino è un obiettivo importante per Xi. Allontanarlo dagli Stati Uniti è un punto fermo per la posizione della Cina.
Nel tentativo di ritagliarsi un futuro non più esclusivamente dipendente dalla vendita di petrolio, l'Arabia Saudita sta quindi giocando su più tavoli, con gli Stati Uniti fortemente preoccupati anche per lo spionaggio cinese nell'area; preoccupazione, che finora ha fatto desistere l'Amministrazione Biden anche dal vendere ulteriori armi all'Arabia per paura che potessero passare in mano cinese. E la Cina, ovviamente, è pronta a sfruttare anche questa ulteriore indecisione americana.
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