Putin sente puzza di debolezza a Washington, in Europa e in Ucraina. Non c'è mai stato un momento migliore per reclamare le sue "terre storiche". Glielo lasceranno fare?
di Nicola Iuvinale
"Washington pensa che il presidente russo Vladimir Putin stia bluffando sull'invasione dell'Ucraina. Non è così e potrebbe colpire prima del nuovo anno".
Con queste dure parole Melinda Haring (deputy director of the Atlantic Council’s Eurasia Center), apre il suo articolo dal titolo "Not a Drill: Putin’s Going into Ukraine This Time" su TheNational Interest.
La Haring spiega che ci sarebbero almeno quattro ragioni che guiderebbero Putin verso questa scelta, da porre a base della sua eredità politica.
L'Autrice ne aveva già scritto a novembre per Foreign Affairs.
"I grandi leader russi hanno tutti espanso il loro territorio. Secondo, Putin non vede nessuno che può fermarlo. Terzo, è convinto che l'Ucraina non sia un vero Paese. In quarto luogo, Putin non è stato in grado di ottenere un accordo dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e, quindi, vede solo crescere in Ucraina l'approvazione per l'adesione alla NATO".
L'amministrazione Biden ha cercato di calmare la situazione, ma non ha funzionato.
Il numero delle forze russe al confine continua quotidianamente ad aumentare.
La Haring racconta che "dopo aver allarmato Washington e l'Europa, Putin ha chiesto un'udienza al presidente Joe Biden. Ce l'ha fatta. I due capi di Stato hanno parlato per due ore il 7 dicembre in videoconferenza. Biden ha promesso di lanciare un pesante pacchetto di sanzioni contro la Russia, posizionare più armi in Ucraina e aumentare la presenza della NATO nell'Europa orientale, se Putin dovesse invaderla di nuovo".
Tutti hanno trattenuto il respiro e hanno implorato il cielo che le minacce di Biden avrebbero funzionato.
Pochi giorni dopo la videochiamata, la Russia ha lanciato il suo ultimatum: ha pubblicato due bozze di trattato, una tra Russia e Stati Uniti e una l'altra tra Russia e NATO.
La Casa Bianca ha rifiutato.
Mosca ha insistito.
"Il 20 dicembre, i diplomatici russi hanno minacciato che ci sarebbero state conseguenze reali se Mosca non avesse ottenuto la risposta desiderata".
Il Dipartimento di Stato statunitense, dice la Haring, fedele alla forma, "avrebbe cercato di prendere tempo, rispondendo che l'amministrazione si sarebbe probabilmente incontrata con Mosca per discutere la proposta a gennaio 2022".
Nel frattempo, Mosca continua sulla sua strada accusando gli Usa e la Nato di aver provocato la crisi.
In ogni caso, tanti russi stanno dalla parte di Putin: il 50% incolpa la NATO e gli Stati Uniti per l'escalation, secondo il sondaggio del Levada Center. Solo il 4% ritiene che la responsabilità sia della Russia.
"Washington deve prestare attenzione alle discussioni interne alla Russia".
La Russia, sostiene la Haring, ha intensificato la sua retorica dopo il saggio estivo di Putin che negava il concetto stesso di sovranità dell'Ucraina.
"Putin sostiene che russi e ucraini sono la stessa cosa, mette in dubbio la legittimità dei confini dell'Ucraina e postula che l'Ucraina moderna poggi sulle terre storiche della Russia. Da allora, ha affermato, che non importa chi guida l'Ucraina, dal momento che è al comando una minoranza nazionalista aggressiva. Dmitry Medvedev, l'ex presidente e primo ministro russo, ha preso carta e penna e ha detto che impegnarsi con i leader ucraini è "inutile" poiché l'identità ucraina è falsa e il paese è sotto controllo straniero".
"Vladislav Surkov, l'ex ideologo di Putin, ha affermato che le leggi della fisica impongono alla Russia di espandersi come fece una volta sotto Ivan il Grande e Josef Stalin".
Putin spera di infliggere un duro colpo all'ordine internazionale.
C'è qualcosa che potrebbe scoraggiarlo?
"Sì. Posizionare ora i battaglioni della NATO in Polonia e Romania mentre si rafforzano le difese dell'Ucraina" sarebbe la chiave per la Haring. "X Hammes sta esortando Kiev a concentrarsi sul rafforzamento del suo vulnerabile confine settentrionale con mine, IED e droni".
Date credito a Putin esorta la Haring:
"Sente odore di debolezza a Washington, in Europa e in Ucraina. Non c'è mai stato un momento migliore per reclamare le sue "terre storiche".
Glielo lasceranno fare?
Fonte TheNationalInterest
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