L'Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha deciso quali documenti saranno sottoposti all'esame della prossima sessione plenaria del 19° Comitato Centrale del Partito. Approvato un progetto di emendamento alla Costituzione del PCC "per sostenere e rafforzare sempre di più la leadership del Partito"
Geopolitics- China
G Iuvinale
La riunione del'Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC) tenutasi oggi (9 settembre) è stata di particolare importanza in quanto ha definito le materie che saranno discusse nel corso della settima sessione plenaria del XIX Comitato Centrale del PCC che si svolgerà a Pechino dal 9 ottobre prossimo.
Tale consesso precede di poco il più importante XX Congresso nazionale del Partito - dove si assisterà alla scontata riconferma di Xi Jinping a Segretario del PCC - che si terrà dal 16 ottobre in poi.
Nel corso dell'incontro sono state prese tre decisioni degne di nota:
è stato adottato un progetto di relazione per il XIX Comitato Centrale del PCC da portare al XX Congresso nazionale;
è stato condiviso un documento di lavoro per la Commissione Centrale per l'Ispezione;
e soprattutto, si è deciso di emendare la Costituzione del PCC.
Quest'ultimo aspetto merita un approfondimento in quanto conferma una preoccupante (ed inedita) tendenza - originata dall'avvento di Xi - di una maggiore concentrazione del potere in capo al PCC - a discapito di altri Organi statali - e, per esso, nella persona di Xi Jinping.
In particolare, in alcuni passaggi della nota pubblicata da Xhinua si legge:
"L'emendamento [...]dovrebbe adattarsi allo sviluppo innovativo del Partito nella teoria e nella pratica, nonché alla necessità di portare avanti il nuovo grande progetto di costruzione del Partito nella nuova era".
"Devono essere compiuti sforzi per elaborare i piani strategici e le disposizioni per la causa del Partito e del Paese in conformità con le nuove condizioni e aprire nuovi orizzonti al socialismo con caratteristiche cinesi sotto la guida del Comitato Centrale del PCC con il compagno Xi Jinping al suo nucleo".
"Appropriati emendamenti alla Costituzione del PCC in base alla nuova situazione e ai nuovi compiti aiuteranno l'intero Partito a studiare, osservare, attuare e salvaguardare meglio la Costituzione, nonché a promuovere meglio la causa del socialismo con caratteristiche cinesi e il nuovo progetto di costruzione del Partito, il riunione annotata".
"La Costituzione modificata [...] rifletterebbe anche pienamente le nuove idee, i pensieri e le strategie sulla governance nazionale avanzate dal Comitato Centrale del PCC dal 19° Congresso Nazionale del PCC. Chiarirebbe i nuovi requisiti per sostenere e rafforzare la leadership del Partito e promuovere il pieno e rigoroso autogoverno del Partito nella nuova situazione"
"E' imperativo sostenere fermamente l'autorità del Comitato Centrale del PCC e la sua leadership unificata e centralizzata. È anche vitale esercitare incrollabilmente il pieno e rigoroso autogoverno del Partito, portare avanti il nuovo grande progetto di costruzione del Partito nella nuova era, migliorare ulteriormente la condotta del Partito, sostenere l'integrità e combattere la corruzione".
Vero è che il PCC ha costantemente governato esercitando una supremazia assoluta all’interno del Paese ed il suo regime rappresenta - senza dubbio di smentita - una dittatura totalitaria a partito unico. Tuttavia, mentre i leader precedenti hanno spinto per una separazione dei poteri tra Partito ed organi statali, Xi ha cambiato le regole ed il Partito si è lentamente trasformato nello Stato.
L'approvazione dell'emendamento costituzionale da lui voluto nel 2018, di rimozione dei limiti di mandato per la carica di Presidente della Cina, rappresenta una parte del progetto molto più ampio di unire le funzioni del Partito con quelle dello Stato.
La revoca di questi limiti ha spianato la strada a Xi, Capo di stato e del PCC, per estendere il suo mandato di Presidente della Cina per altri 5 anni (2023-2028) e, in teoria, a più mandati dopo il 2028.
Negli ultimi decenni, Xi è sempre stato il Capo del Partito ed ha anche occupato la carica di Presidente della Repubblica Popolare di Cina. Per la priva volta nella storia del Partito, ha assunto anche la carica di Capo delle Forze Armate (PLA).
Xi - come ora con l'emendamento costituzionale proposto - ha sempre manifestato l'intenzione di restare saldamente nella sua attuale posizione di premier del partito, nonostante questa mossa rappresenti un cambiamento radicale nel rispetto delle regole sul passaggio della leadership del PCC.
Proprio la centralizzazione del potere è ampiamente riconosciuta come una delle caratteristiche più importanti del governo di Xi Jinping. Il suo status di "leader principale" lo pone, infatti, al centro di ogni processo processo decisionale: politica interna, economica, estera e militare. Nello “Stato-Partito-Stato unitario” della Cina, le Istituzioni centrali del Partito, guidate da Xi, prendono tutte le principali decisioni politiche, che vengono poi attuate lungo una gerarchia verticistica di Governi subnazionali guidati dal PCC a livello provinciale, prefetturale, di contea, municipale e di villaggio.
Questa centralizzazione politica è avvenuta attraverso una serie di meccanismi realizzati nel tempo che hanno trasferito il potere diretto al Partito e alla sua leadership ed hanno rimosso l'opposizione politica.
Tutto ciò facilita la governance centralizzata (dall'alto verso il basso) perché la struttura di governo è meno frammentata tra Partito e Stato e tra i livelli di Governo centrale e locale, e rimuovono gran parte della precedente discrezionalità politica presente nel sistema.
Ed in questa logica si incanala anche il nuovo emendamento costituzionale: rafforzare ulteriormente la leadership politica di Xi e quella del PCC.
Foto: Gettyimages.
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